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Il 2 aprile la "Dan Peterson Night" in cui l'Olimpia ritirerà la "sua" maglia numero 36

Il 2 aprile la "Dan Peterson Night" in cui l'Olimpia ritirerà la "sua" maglia numero 36

Per la Pallacanestro Olimpia Milano domenica 2 aprile sarà la “DAN PETERSON NIGHT”. Nel corso dell’intervallo della partita di Serie A tra Olimpia Milano e Reyer Venezia, verrà celebrata la carriera milanese di Dan Peterson, che nell’arco di nove stagioni e mezzo, oltre ad aver vinto a tutti i livelli, ha ridefinito la figura dell’allenatore in Italia e in Europa.

“Dan Peterson ha contrassegnato un’epoca della storia dell’Olimpia lastricata di successi anche internazionali, credibilità e grandi campioni che ha saputo gestire e motivare grazie al suo carisma, alla sua personalità ed entusiasmo. Ancora più di questo, Peterson è stato capace di andare oltre il basket e diventare un personaggio di riferimento per molti anni, e ancora adesso, in virtù della sua apertura mentale e intelligenza. Oltre che figura storica dell’Olimpia, è sempre stato, anche quando ha lasciato il club, un amico sincero e appassionato di tutti noi. Per la società e il Signor Armani poterlo celebrare rappresenta un’enorme soddisfazione”, ha dichiarato Pantaleo Dell’Orco, Presidente dell’Olimpia Milano.

“Per me è stato un fulmine a ciel sereno – dice Coach Peterson -, totalmente inaspettato.  Quindi, non solo bello e apprezzato, ma anche emozionante. Come dirò il 2 aprile, voglio ringraziare tutti. Prima, i miei campioni: senza di loro non avrei mai ricevuto questo grande onore. Secondo, il club: a partire da Adolfo Bogoncelli, che mi ha voluto all’Olimpia; al general manager Toni Cappellari, che ha gestito perfettamente la società; alla Famiglia Gabetti, che ha pensato e agito sempre in grande; a Cesare Rubini, sempre nel mio angolo, ogni giorno e ogni partita. Poi, il nostro pubblico: è stato un onore essere l’allenatore dei miei campioni ed è stato un piacere essere il ‘Coach’ dei tifosi dell’Olimpia.  Infine, il Sig. Giorgio Armani – che mi ha rivoluto nel 2010/11, il miglior regalo che potessi ricevere – anche per tutto ciò che fa, per lo sport italiano, per il basket italiano e per quello che sta facendo per la nostra Olimpia, che ha riportato ai vertici del basket italiano ed europeo. Ringrazio anche l’Olimpia di adesso, Il Presidente Dell’Orco e Coach Messina. Ancora una volta, mi sento l’uomo più fortunato del mondo”.

Nato a Evanston sul Lago Michigan, praticamente a Chicago, nel 1936, Dan Peterson nel 1978 arrivò a Milano da Bologna dove aveva vinto uno scudetto e si era affermato come allenatore. Prima di trasferirsi in Italia era stato assistente a Michigan State, capoallenatore con buoni risultati a Delaware e poi aveva ottenuto i migliori risultati della storia della Nazionale cilena. Dopo aver vinto uno scudetto a Bologna, a Milano ha firmato un’epoca d’oro del club: raggiunta (ma persa) la finale nel 1979 con la cosiddetta “Banda Bassotti”, riportò l’Olimpia al titolo nel 1982. In tutto, l’Olimpia giocò sei finali scudetto consecutive con Dan Peterson in panchina, vincendo nel 1985, nel 1986 e nel 1987 (perse nel 1983 cedendo a Roma e nel 1984 contro Bologna). Nel 1986 e nel 1987 l’Olimpia con lui vinse anche due Coppe Italia. Peterson è stato grande in panchina ma anche fuori, affermandosi come personaggio televisivo, testimonial pubblicitario, giornalista di successo. All’Olimpia, rese famose la zona 1-3-1 e il gioco a elle D’Antoni-Meneghin o slogan come “sputare sangue”. E ricostruì la mentalità internazionale del club: portò l’Olimpia a due finali di Coppa dei Campioni, perse di uno con Cantù a Grenoble nel 1983 ma vinse contro il Maccabi nel 1987, realizzò il “Grande Slam” dell’87 e vinse anche la Coppa Korac nel 1986. Si ritirò a 51 anni nel 1987, tornando in panchina brevemente nel 2011.

 Nel corso della serata, la maglia numero 36, che ricorda l’anno di nascita di Coach Peterson e anche quello della fondazione ufficiale del club, sarà ritirato. Le altre maglie ritirate dall’Olimpia sono la 8 di Mike D’Antoni e Sandro Gamba, la 11 di Dino Meneghin e la 18 di Arthur Kenney.

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