La presidente della UNAHOTELS Reggio Emilia, Veronica Bartoli, ha fatto il punto con Paolo Bartezzaghi su “La Gazzetta dello Sport” riguardo la difficoltà di questa stagione: “Il terzo anno alla presidenza è il più difficile. La stagione è nata con entusiasmo per il ritorno a Reggio, dopo il Covid e i due anni a Bologna per i lavori al PalaBigi che non ci hanno permesso di investire ma solo rimanere a galla. Doveva essere l'anno boom, con obiettivi più pretenziosi. La vittoria di domenica con Scafati è stata importantissima per restare in corsa”.
La cosa che più mi spiace di questa situazione – dice la presidente – è non avere certezze, non poter pianificare. Questo è il momento dell'anno in cui impostare la stagione successiva. Questo stand by tarpa le ali. Ovviamente abbiamo un piano B. Rimboccarsi le maniche per tornare nella massima serie. Non siamo spaventati e in società nessuno si tirerà indietro. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno nelle situazioni, quindi potremo trovare delle opportunità anche nel caso la stagione finisse male”.
La Bartoli è tornata poi sul progetto di Casa Biancorossa: “Non avere uno spazio del genere è limitativo, non permette di crescere come vorresti. Puntiamo ad avere una nostra palestra, campi polifunzionali, studi medici e strutture per il nostro settore giovanile in cui crediamo fortemente. Ci stiamo lavorando a livello legale, siamo ottimisti. La realizzazione sarebbe un sogno per tutta la città, non solo per la Pallacanestro Reggiana”.
Il club ha poi un forte legame con il territorio e la città: “E anche i tanti sponsor. Questo aumenta l'amore nei confronti del club e il senso di appartenenza accresce quello di responsabilità. La Reggiana non è nostra, ma della città. La risposta che abbiamo dai tifosi è straordinaria. In un'annata disastrosa come questa, hanno riempito cinque pullman per la trasferta a Verona. E anche gli stranieri sentono questo attaccamento: con alcuni che sono stati da noi ancora ci scriviamo, mi mandano le foto dei figli”.
Essere donna in un contesto prettamente maschile? “Non è un problema, se devo dire o fare una cosa, non mi fermo. Casomai devo ripeterla due volte. Ma è così anche in ambito aziendale. È un problema per gli altri. Io ho pazienza, sono gli uomini che spesso ne hanno meno”.