Rassegna Stampa

Coach Pancotto e la salvezza della GeVi Napoli: “Credo sia stata la stagione più stimolante della mia carriera, specie in una città come questa che ti conquista”

L’allenatore del club partenopeo è stato intervistato sul “Corriere dello Sport”

Cesare Pancotto

Intervistato da Andrea Barocci sul “Corriere dello Sport”, coach Cesare Pancotto ha definito la stagione con la sua GeVi Napoli come “La più stimolante della mia carriera. Sono partito da vice di Buscaglia, e avrei voluto continuare ad esserlo. Quando per senso di responsabilità sono diventato capo allenatore, ho preso in mano la situazione conoscendola dal di dentro. Ho cominciato a cercato delle soluzioni invece che delle giustificazioni. In questo percorso ci sono state anche delle buche non preventivate: gli infortuni, il cambio di sei giocatori... Eppure, ogni volta che accadeva qualcosa di negativo, ho fatto in modo che diventasse uno stimolo per costruire qualcosa. Ad una squadra bisogna dare fiducia e certezze, darle il giusto equilibrio. E soprattutto le giuste gerarchie. Aver messo in quintetto base Howard ed Uglietti, due che nella costruzione del roster avrebbero dovuto entrare dalla panchina, è stato fondamentale. Una volta che questo quintetto è diventato una motivazione sia per quei cinque che per gli altri, tutti hanno capito che vigeva la meritocrazia. E' stata una ricerca: c'erano dei capisaldi nel gruppo, ma non erano sufficienti per cambiare rotta. Nel girone di ritorno abbiamo fatto il 48% di vittorie, in pratica una media da playoff”.

Fondamentale anche il gruppo degli italiani per dare solidità a questo gruppo: “Americani importanti, italiani fondamentali sia nell'allenamento che nella cultura del lavoro necessaria per giocare in A. Sono stati loro, in palestra e anche nello spogliatoio o al ristorante, a trasmettere ai compagni la cultura del nostro basket. E, ancora di più per quanto riguarda Uglietti e Zerini, l'identità napoletana”.

Pancotto è rimasto innamorato della città partenopea: “Questa è una città che ti prende: quando sono arrivato ero già felice perché l'ho sempre amata. Poterci lavorare e vivere mi ha dato la gioia della continuità. Per questo ho affrontato tutto con il sorriso; la gioia di vivere non è superficialità, è voler affrontare le vicissitudini come abbiamo fatto noi. Mi dicevo: "Ci diranno bravi quando avremo superate tutte le difficoltà". Non mi preoccupavo del film che stavamo vivendo in quel momento, pensavo a come completarlo per ricevere gli applausi”.

Infine, il coach ha esaltato la società con i tre soci Grassi, Tavassi e Amoroso: “Loro vogliono portare Napoli al vertice del nostro basket. Risorse e passione sono già elementi importanti che permettono di guardare al futuro. Inoltre ci vuole l'esperienza, che si fa anche gli errori che uno può commettere. C'è una solida struttura organizzativa che deve essere sempre più qualificata. Perché lo esige la pallacanestro moderna”.

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