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La Scheda – Cameron Hunt, un cacciatore tra le fila della Bertram Yachts Tortona

Il prodotto di Southwestern College (KS) farà il suo debutto in Italia ai playoff

Cameron Hunt

To hunt è il verbo inglese che ha come significato “cacciare una preda” o “cercare qualcosa/qualcuno”. La Bertram Yachts la sua ricerca l'ha fatta e ha trovato proprio il classe 1997, un giocatore ancora sconosciuto al nostro campionato ma pronto a definirsi come uno dei prossimi tasselli fondamentali della squadra piemontese. La caccia allo Scudetto è un obiettivo ambizioso che mette d'accordo però tutta Tortona, il cui coach è fresco vincitore del premio di miglior allenatore; l'innesto di Cameron Hunt servirà a rendere più profonda la rosa e a garantire ulteriori soluzioni in uscita dalla panchina in un momento della stagione in cui anche il più piccolo degli errori può costare caro. Il nativo di Duncanville non ha mai dato nulla per scontato sul parquet fin dai tempi del liceo, istituto in cui prima di lui si erano diplomati una leggenda della NBA come Greg Ostertag e una della WNBA come Tamika Catchings. La sua formazione cestistica inizia così nella città texana che conta poco più di 40.000 abitanti e si trova a sud-ovest della contea di Dallas; la Duncanville High School è tra le migliori scuole della nazione – la seconda per larghezza negli interi Stati Uniti – e con le “pantere” Hunt impara l'importanza di sapersi muovere su entrambi i lati del campo, senza dare mai per scontato l'aiuto che ogni compagno può portare alla squadra. È proprio da questi valori che potrà partire coach Marco Ramondino quando chiamerà in causa l'ex giocatore di Würzburg, un playmaker partito dal basso capace di guadagnarsi una chiamata importante come quella di Tortona per giocare la fase più importante della stagione.

Calato il sipario sull'esperienza alle scuole superiori Hunt approda in Kansas al Southwestern College, un ateneo facente parte della NAIA Division II (National Association of Intercollegiate Athletics) che gli garantisce spazio per esprimersi e diventare potenzialmente una gemma nascosta in vista del Draft NBA o della G-League. Durante il suo primo anno segna quasi 7 punti di media a partita prendendo le misure ad una pallacanestro totalmente differente da quella che aveva sperimentato al liceo. La sua stagione da sophomore però è qualcosa di davvero incredibile per crescita e comprensione del gioco, mostrando la passione e l'etica del lavoro di Cameron Hunt: segna 24.4 punti, 6.5 rimbalzi, 3.4 assist a partita; i suoi numeri fanno presagire un trasferimento in un college più prestigioso che gli possa consentire di mettersi in mostra davanti ad un numero superiore di spettatori. Tuttavia l'unico obiettivo del classe 1997 è rimanere fedele alla scuola che gli sta dando una possibilità e prosegue la sua avventura con i Moundbuilders fino al termine della sua carriera universitaria. Nell'ultimo anno con Southwestern College (KS) ottiene il riconoscimento di NAIA Division II Player of the Season dopo aver realizzato 31.5 punti di media aggiungendoci 6.8 assists, 4.8 rimbalzi e 1.0 recupero. Chiude sei delle sue partite con almeno 40 punti a referto – registra il suo massimo in carriera segnandone 46 – e finisce la stagione tirando con il 41.8% da tre punti (71 conclusioni a segno su 170 tentativi).

La chiamata della NBA non arriva come prevedibile e la sua carriera post-collegiale inizia oltreoceano dove a dargli una chance è Würzburg che inizialmente lo sposta agli affiliati del TG Würzburg in terza divisione tedesca per permettergli di prendere confidenza con il basket europeo. Al nativo di Duncanville non ci vuole molto per distinguersi e far capire fin dal principio il tipo di talento di cui dispone. Disputa 19 partite con i teutonici registrando 21.6 punti – tirando 54% dal campo, 41% da tre e 88% dalla lunetta – 5.0 rimbalzi, 4.5 rimbalzi, 1.9 recuperi e 1.2 stoppate di media; la sua dedizione sulle due metà campo stupisce non solo per l'efficacia ma anche per l'intensità che non cala lungo tutto il corso della partita (e della stagione). Queste prestazioni convincono subito la formazione bavarese a fargli firmare un contratto di tre anni e aggregarlo alla prima squadra, ormai convinti del fatto che Hunt sia un giocatore pronto per dare un serio contributo anche ad un livello più alto. Il playmaker americano sembra non aver mai dovuto compiere quel salto, poiché la sua pallacanestro va di pari passo con l'occasione che gli si presenta di fronte: il primo anno in Bundesliga lo termina con 34 partite giocate – di cui 17 partendo in quintetto – e 11.9 punti a partita, cui seguono 3.4 assist e 2.5 rimbalzi con percentuali elevate dal campo e a cronometro fermo nonostante la mole di conclusioni tentate; la stagione successiva migliora dal punto di vista della prolificità (12.6 punti di media) e sebbene calino le percentuali, il numero dei tiri presi aumenta con le responsabilità che gli vengono affidate. Proprio quest'anno, prima dell'arrivo alla corte della società piemontese, Cameron Hunt ha giocato la sua miglior pallacanestro da quando è diventato professionista: 33.8 minuti di media e 34 partite disputate da titolare; 17.1 punti tirando con il 46% dal campo, il 41.1% da tre e l'87.7% ai liberi; ha aggiunto 2.9 assist, 2.1 rimbalzi e il suo massimo in carriera in Bundesliga per recuperi con 1.3 a partita.

La versatilità è sicuramente il pregio più importante del classe 1997, il quale estende il suo aiuto lungo tutti e 28 i metri del campo. Nonostante un telaio apparentemente esile, Hunt riesce ad imporsi nel traffico grazie al suo primo passo e alla dinamicità che gli permettono di arrivare in prossimità del ferro prima del difensore; in fase di copertura, le lunghe braccia servono per strappare la sfera o deviare un passaggio chuave, mentre il movimento rapido di piedi imbriglia l'attaccante nell'uno contro uno costringendolo ad una chiamata rapida che spesso porta ad una palla persa. Il prodotto di Southwestern College ha l'abilità di creare per se stesso con un efficace tiro dal palleggio, possedendo un range piuttosto ampio che gli permette di concludere anche da distanze proibitive; tuttavia la sua volontà nel commettere meno errori possibili gli consente di avere una shot selection di qualità che possa giovare non solo alle sue percentuali, ma anche all'intera squadra. Pur non essere un creatore primario, Cameron Hunt può gestire una fase di playmaking intelligente che mette in ritmo i compagni soprattutto sui pick and roll in cui il bloccante può sia attaccare il canestro ed essere servito sia aiutare il texano a prendersi una conclusione da dietro l'arco. I suoi movimenti off the ball e i cambi di direzione potranno essere un'arma in più anche negli schemi di coach Marco Ramondino, il quale si troverebbe un tiratore aggiunto o, meglio, un giocatore che toglierebbe un difensore dall'area. La propensione di Hunt nel giocare sulle due metà campo tornerà decisamente utile in una serie play-off in cui il dispendio di energie sarà superiore visti gli impegni ravvicinati.

 

Redazione: Overtime - Storie a Spicchi

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