Parlando a Maurizio Neri su “Il Piccolo – Alessandria”, coach Marco Ramondino ha tirato le somme sulla stagione della Bertram Yachts Tortona: “Questa è stata una stagione in cui abbiamo accolto e ci siamo confrontati con giocatori con maggiore esperienza e lignaggio. Giocatori come Christon, Harper e Radosevic che hanno fatto per tanti anni coppe ed Eurolega. Come allenatore, ma anche come club, approcciarsi a questi atleti è stato stimolante. Abbiamo iniziato con una squadra sulla carta più forte di quella dell'anno prima che aveva fatto qualcosa di straordinario. Ci siamo auto imposti di migliorare, perché nessuno ci punta la pistola alla tempia, e questo ci ha aiutato a crescere. Vedere la disponibilità a scarificarsi per la squadra dei grandi giocatori che sono arrivati, la loro capacità di calarsi in un ambiente ambizioso ma familiare mi ha insegnato tanto”.
Che differenze ci sono state tra l’annata del debutto e quella attuale in Serie A? “Il campionato italiano è quello con maggiore incertezza e pressione sulla singola partita rispetto agli altri tornei europei. Nel primo anno avevamo le incertezze della matricola ma potevamo anche contare sul fatto che i nostri avversari non ci conoscevano. Al secondo la considerazione e l'attenzione nei nostri confronti è cresciuta e abbiamo dovuto alzare il nostro livello di preparazione per confermarci”.
Resta il divario e il problema delle due pesanti sconfitte rimediate a Bologna in semifinale? “Non ho recriminazioni di nessun genere. Non credo di poter imputare a nessuno dei miei giocatori mancanza di impegno o di volontà. Nel finale di regular season gli infortuni di Daum e Harper hanno rimesso in discussione gerarchie, rotazioni e ruoli. C'erano tutte le condizioni per non passare il quarto di finale; invece, contro una Trento dura e preparata siamo andati in crescendo e potevamo anche chiudere 3-0”.