Intervistato da Andrea Sereni sul “Corriere della Sera”, Simone Fontecchio ha parlato della sua prima annata negli Stati Uniti in NBA con gli Utah Jazz: “Tosta, soprattutto all’inizio. Nuova cultura, abitudini diverse. Ma è anche bello offrire questa opportunità a mia figlia, che a nemmeno quattro anni ha già vissuto in tre Paesi diversi, capisce e parla tre lingue”.
Fontecchio è comunque soddisfatto della sua stagione: “Sì, il bilancio è positivo. Mi sento più consapevole, sono carico per l'anno prossimo. Sapevo ci sarebbero stati degli ostacoli, ma ero preparato a livello mentale. Ho capito quello che il coach voleva da me: in Nba quando hai un ruolo da specialista devi limitarti a fare quello di cui la squadra ha bisogno".
Qual è il giocatore NBA che lo ha impressionato maggiormente? “Embiid. Una macchina da punti: a noi ne ha fatti 60 in una sola partita. Ha meritato il titolo di Mvp".
E adesso ci sono i Mondiali con la Nazionale: “Dopo i quarti dell'ultimo Europeo le aspettative sono alte. Siamo consapevoli di avere armi, come l'assetto composto da piccoli, che può mettere in difficoltà gli avversari. Il primo step è arrivare ai quarti, ma abbiamo voglia di prenderci qualcosa di importante. Poi in queste competizioni bisogna essere in forma al momento giusto e serve un po' di fortuna".
Un ulteriore sogno da realizzare? “Vincere con la Nazionale. Un obiettivo più che un sogno. Già partecipare di nuovo alle Olimpiadi sarebbe incredibile, anche perché così potrei battere mio padre che ne ha disputata solo una. E spero di avere una carriera lunga in Nba”.