La scorsa edizione della IBSA Next Gen Cup si è conclusa con una corale vittoria che rimarrà impressa nelle pagine della storia giovanile pesarese. La Carpegna Prosciutto Papalini Pesaro sul campo del PalaBarbuto, infatti, ha conquistato la finalissima vinta 56-54 contro la NutriBullet Treviso e si è portata a casa la nuova IBSA Next Gen Cup.
Protagonisti della nuova puntata della rubrica IBSA NEXT GEN – MEET THE YOUNGEST, Umberto Stazzonelli e Octavio Maretto - in forza alla Carpegna Prosciutto Papalini Pesaro - si sono guadagnati la vittoria sotto gli occhi attenti di coach Luminati dimostrando quanto il loro sia un binomio perfetto e il frutto di un’amicizia solida dentro e fuori dal campo.
Umberto, gladiatore dall’animo gentile (complice le sue origini romane) è un vero combattente sul campo. Classe 2004, la scorsa edizione è stato protagonista dell’IBSA Next Gen Cup facendo incetta di premi: eletto MVP sia del girone A siglando 16 punti e 4 rimbalzi di media che al termine del torneo dopo la finalissima contro la NutriBullet Treviso chiusa con 23 punti e 7 rimbalzi.
“Giocare nuovamente una competizione dopo averla vinta non è semplicissimo, quest’anno allenandoci anche con la Serie A non sapremo quanto contributo potremo dare alla squadra, ma l’obiettivo è sempre quello di arrivare a giocarsela fino in fondo”.
Octavio, classe 2004 è un frizzante ed elegante argentino, due occhi azzurri che sicuramente non passeranno inosservati, ma che sanno bene dove guardare in campo. “Oki” come i veri campioni punge come un’ape e vola come una farfalla quando si parla di conquistare un rimbalzo sotto canestro.
“L’anno scorso è stato un bellissimo campionato terminato con la vittoria della coppa. Siamo molto contenti di essere qui un'altra volta, cercheremo di dare il massimo provando a spuntarla vincendo ancora”.
La compagine di coach Luminati deve ancora guadagnare terreno nella IBSA Next Gen Cup attualmente in corso, dato che ha una sola vittoria all’attivo su tre partite disputate, ma tornerà in campo dal 26 al 29 dicembre 2023 a Biella per la seconda tappa.
Umberto e Octavio sono compagni anche in Serie A, un solido duo di ragazzi che si spalleggia tra i grandi del campionato italiano. Regola numero uno allenarsi con il giusto spirito e sfoderare la garra di chi sogna un giorno di arrivare sempre più in alto. Per il momento bisogna rimanere concentrati, mangiare con gli occhi tutto ciò che insegnano i compagni più esperti, ma soprattutto rispondere sempre presente alle chiamate di coach Buscaglia quando si presenta l’occasione.
“Essere ancora più coinvolti – afferma Umberto – con la prima squadra è davvero importante. Può capitare di venire chiamati anche solo per pochi minuti e bisogna farsi trovare pronti seguendo le indicazioni del coach. Sono giovane quindi gli aneddoti me li conservo per il futuro, ma fresco fresco ho quello che penso mi porterò dentro per sempre: si, io ho marcato per un minuto e mezzo Nikola Mirotic! Avevo davanti gli occhi di 7000 persone ed erano i miei primi minuti quindi ancora non ci credo. Cosa ricordo di quel giorno? Il coach che si è girato chiamando il mio nome invitandomi ad entrare in campo ed io mi sono fatto trovare pronto per dare una mano alla squadra. Oltre dai grandi campioni prendo esempio dal mio compagno Octavio con il quale faccio tanto lavoro anche extra campo. Ci alleniamo insieme da due anni e di lui mi piace molto la costanza in palestra con quella voglia di arrivare mettendoci tutta l’energia possibile”.
“Personalmente (parlo per entrambi) – chiosa Octavio - essere in prima squadra rappresenta una felicità immensa. Tutti puntano ad arrivare in alto quindi sono felicissimo. Confermo ciò che ha detto Umberto bisogna sempre essere pronti e aiutare i compagni più esperti da cui c’è solo che da imparare. Anche “Stazzo” mi insegna tutti i giorni qualcosa, lo considero un giocatore molto forte ed una bellissima persona e si, anche un buon coinquilino. Insieme dividiamo casa e tutti i giorni c’è sempre qualcosa di cui ridere”.
Ma la spettacolarità del gioco di Octavio va oltre il nostro campionato. Infatti, la scorsa estate sotto la guida di coach Magro e il suo staff, Maretto ha contribuito alla vittoria degli azzurri contro Israele negli Europei Under20 ad Heraklion (Grecia). 10 punti a referto che rappresentano i primi mattoncini di una carriera tutta da scrivere con gli occhi volti al suo idolo sportivo: l’argentino e pluripremiato Manu Ginobili.
“Sensazioni con la maglia azzurra? Ringrazio tutta l’Italia per averci sostenuto e sono molto contento di aver partecipato al torneo Under20! Con il gruppo ci siamo divertiti molto dando il 100% sempre, certo abbiamo chiuso noni, potevamo fare di più ma abbiamo pensato a tutto il percorso che ci ha portati fino a lì e siamo contenti. Il mio giocatore preferito è Manu Ginobili (sorrisone ndr) è stato un atleta fortissimo che ha vinto veramente tanto. Essendo argentino come me l’ho sempre sentivo vicino, mi ispiro molto a lui”.
Conoscendo meglio Umberto e Octavio diventa sempre più interessante sentirli parlare perché rappresentano la ricetta perfetta del “squadra che vince non si cambia”. I due sono un fiume in piena di aneddoti e racconti extra campo.
“Mi piace ascoltare musica – afferma Umberto – guardo molti film ma non ne ho uno preferito anche se, trovo interessante seguire gli attori nel corso della loro carriera. A tal proposito, sogno sin da bambino di diventare un giocatore di basket e sto lavorando per coronare il mio sogno. Sicuramente il me bambino di 8 anni sarebbe orgoglioso di ciò che sto facendo”.
Citando il buon Thierry Henry (ex calciatore ed ora allenatore della Nazionale francese under21), Stazzonelli è convinto che il basket sarebbe stato sempre nella sua vita, anche se non avesse raggiunto la prima squadra della Carpegna Prosciutto: “Se non fossi diventato professionista avrei fatto il giocatore a livello amatoriale. Amo proprio lo sport della pallacanestro. Il numero con cui gioco è il 12: è il giorno in cui sono nato, mio papà giocava con il 12 ed anche mia zia giocava sempre con il 12. Insomma, si può dire che sia il mio portafortuna”.
L’agonismo familiare plana anche nel racconto di Octavio che dall’Argentina fino a qui ne ha macinata di strada per coronare il suo sogno: “Vengo da una famiglia di sportivi: mio padre giocava a basket a livelli professionisti rimanendo in alto per tanto tempo mentre mia mamma giocava a pallavolo. Io ho iniziato a 4 anni in Argentina, a 17 ho avuto la possibilità di venire in Italia a giocare e così è iniziato il percorso che mi ha portato dove sono ora.
Gioco con il numero 13 perché era il numero di papà e l’ha usato anche mio fratello quando giocava. Se non avessi fatto il giocatore di basket avrei fatto quello di pallavolo, altrimenti avrei fatto il fisioterapista. Insomma, spero quando avrò 80 anni di essere fiero delle scelte prese e di tutto ciò che ho fatto. Sono proprio curioso di scoprirlo! (ride ndr)”.
Finita l’intervista rimane nitida l’immagine del duo giallorosso che si allontana verso lo spogliatoio schiacciandosi il cinque. Piace immaginarli come il gatto e la volpe, con l’andamento tipo di chi gioca a basket: camminando sulle punte un po’ ciondolanti, ma pronti a combinarne una delle loro sotto canestro.