FABRIANO BANCA MARCHE: L. Thompson 6, Monroe 28, C. Thompson 7, Meeks 21, Washington 2; Martinez, Gattoni, Vetra 3, Semprini ne, Ferroni 10. All. Lasi
WURTH ROMA: Allen 10, Myers 20, Righetti 27, Tonolli 7, Handlogten 4; Callahan 2, Marcaccini 13, Masper, Zanelli, Santolamazza. All. Caja.
Arbitri: Lamonica di Pescara e Di Modica di Ragusa.
Note: Parziali 25-20, 45-41, 67-61. Spettatori 2818, incasso 30 mila euro. A metà partita sono stati premiati i ragazzi disabili della Polisportiva Mirasole.
FABRIANO — Se sarà un arrivederci o un addio lo stabilirà soltanto la radiolina. Quella che domenica comunicherà i risultati dell'ultimo turno e farà sapere al Fabriano Banca Marche, impegnato ad osservare la sua giornata di riposo se entrerà o meno nei play-off. I numeri, insomma, concedono un'ultima possibilità ai biancazzurri che domenica pregheranno che la Kinder batta Biella. Fabriano, uscendo tra i fischi della platea, fallisce il sesto match point consecutivo, cedendo pure alla Wurth Roma e dando l'idea di una formazione in calo anche nelle «sicurezze» mentali di poco tempo addietro. Si comincia, come mai in questa stagione era capitato di vedere.
Ovvero con l'enorme striscione esposto dai sostenitori del club «Alta tensione» («Voi in vacanza da un mese, noi in silenzio per due quarti»), ad anticipare lo sciopero del tifo per le ultime deludenti esibizioni della squadra. «Una volta raggiunta la salvezza — recitava un volantino distribuito all'ingresso del palas — si poteva anche smettere di vincere, ma mai si sarebbe dovuto smettere di lottare. Colpa di un gruppo appagato, un tecnico poco carismatico o una società latitante?». Accuse (o almeno dubbi) pesanti, ai quali evidentemente non si accomuna l'altro gruppo organizzato dei «Commandos» che urla e canta sin dall'inizio. E la squadra? Nel giorno della «riconvocazione» di «Lasallino» (che parte in quintetto, con Mclinton, come anticipato, escluso dai dieci), Fabriano mette il primo piede nell'acqua (4-11 al 3'), ma riesce a uscire sùbito dalla palude. C'è — poco, ma sicuro — più voglia di lottare anche sotto canestro rispetto alle ultime prestazioni e quando sale un po' il ritmo, la transizione genera i canestri (25-18 all'8', 38-30 al 16') dell'allungo. Non funzionano più di tanto le continue staffette difensive su Monroe (11 punti al riposo, con il titolo dei cannonieri sempre più vicino) e Myers (11), ma nella ripresa Roma perde pezzi e la gara pare potersi indirizzare definitivamente dalla parte dei padroni di casa. Fuori per infortunio Allen e per cinque falli Zanelli, Myers deve «reinventarsi» play come non gli capitava (più o meno…) dai tempi delle giovanili a Rimini. Per un po' Caja si protegge con l'eccellente zona «3-2» (57-58 al 25'), ma quando Fabriano la legge meglio con i tagli laterali degli esterni e la grande ispirazione balistica di Monroe, riesce a riprendersi il volante (67-61 al 30').
Sembra la svolta, invece i capitolini non mollano di un centimetro e con Righetti che dal perimetro fa il Myers rimette la freccia (73-79 al 38') per il sorpasso decisivo, sfruttando un fallo da tre liberi di Chandler Thompson sullo stesso Righetti.
Alessandro Di Marco
WURTH ROMA: Allen 10, Myers 20, Righetti 27, Tonolli 7, Handlogten 4; Callahan 2, Marcaccini 13, Masper, Zanelli, Santolamazza. All. Caja.
Arbitri: Lamonica di Pescara e Di Modica di Ragusa.
Note: Parziali 25-20, 45-41, 67-61. Spettatori 2818, incasso 30 mila euro. A metà partita sono stati premiati i ragazzi disabili della Polisportiva Mirasole.
FABRIANO — Se sarà un arrivederci o un addio lo stabilirà soltanto la radiolina. Quella che domenica comunicherà i risultati dell'ultimo turno e farà sapere al Fabriano Banca Marche, impegnato ad osservare la sua giornata di riposo se entrerà o meno nei play-off. I numeri, insomma, concedono un'ultima possibilità ai biancazzurri che domenica pregheranno che la Kinder batta Biella. Fabriano, uscendo tra i fischi della platea, fallisce il sesto match point consecutivo, cedendo pure alla Wurth Roma e dando l'idea di una formazione in calo anche nelle «sicurezze» mentali di poco tempo addietro. Si comincia, come mai in questa stagione era capitato di vedere.
Ovvero con l'enorme striscione esposto dai sostenitori del club «Alta tensione» («Voi in vacanza da un mese, noi in silenzio per due quarti»), ad anticipare lo sciopero del tifo per le ultime deludenti esibizioni della squadra. «Una volta raggiunta la salvezza — recitava un volantino distribuito all'ingresso del palas — si poteva anche smettere di vincere, ma mai si sarebbe dovuto smettere di lottare. Colpa di un gruppo appagato, un tecnico poco carismatico o una società latitante?». Accuse (o almeno dubbi) pesanti, ai quali evidentemente non si accomuna l'altro gruppo organizzato dei «Commandos» che urla e canta sin dall'inizio. E la squadra? Nel giorno della «riconvocazione» di «Lasallino» (che parte in quintetto, con Mclinton, come anticipato, escluso dai dieci), Fabriano mette il primo piede nell'acqua (4-11 al 3'), ma riesce a uscire sùbito dalla palude. C'è — poco, ma sicuro — più voglia di lottare anche sotto canestro rispetto alle ultime prestazioni e quando sale un po' il ritmo, la transizione genera i canestri (25-18 all'8', 38-30 al 16') dell'allungo. Non funzionano più di tanto le continue staffette difensive su Monroe (11 punti al riposo, con il titolo dei cannonieri sempre più vicino) e Myers (11), ma nella ripresa Roma perde pezzi e la gara pare potersi indirizzare definitivamente dalla parte dei padroni di casa. Fuori per infortunio Allen e per cinque falli Zanelli, Myers deve «reinventarsi» play come non gli capitava (più o meno…) dai tempi delle giovanili a Rimini. Per un po' Caja si protegge con l'eccellente zona «3-2» (57-58 al 25'), ma quando Fabriano la legge meglio con i tagli laterali degli esterni e la grande ispirazione balistica di Monroe, riesce a riprendersi il volante (67-61 al 30').
Sembra la svolta, invece i capitolini non mollano di un centimetro e con Righetti che dal perimetro fa il Myers rimette la freccia (73-79 al 38') per il sorpasso decisivo, sfruttando un fallo da tre liberi di Chandler Thompson sullo stesso Righetti.
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino