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Boniciolli, primi per cuore e coraggio

«Primi in Italia, per cuore e coraggio». Lo rivendica con orgoglio Matteo Boniciolli mentre, dall'altra parte dello spogliatoio, si distinguono, le voci concitate di Mike D'Antoni e di Andrea Cirelli, segretario della Benetton. «Inutile fare le riunioni con gli arbitri», l'espressione più carina e meno colorita che esce, dagli spogliatoi, dalla voce di D'Antoni. Che ha un diavolo per capello. E forse la voglia di un faccia a faccia (poco romantico) con l'arbitro Facchini.
«Era uno scontro al vertice – dice Boniciolli che ancora una volta schiva domande e quesiti – in un campionato che ha mandato due squadre alla final four di Eurolega». In questa occasione, però, il comunicato stampa di Matteo è meno stringato della volta precedente.. «Credo – insiste il coach della Skipper – che questo confronto abbia espresso sostanzialmente due cose. La prima: ci sono squadre, dal punto di vista del puro talento, soprattutto offensivo, che sono superiori a noi. Lo si capisce dal fatto che l'ottavo-nono uomo delle loro rotazioni, Charlie Bell, esca dalla panchina e sia capace di girare la partita.
Però bisogna anche aggiungere – secondo aspetto – che la squadra prima per cuore e per coraggio è la Fortitudo. Non so se questo basterà durante il playoff, ma questa gara è il condensato di una stagione. Di una squadra che non si arrende mai. Vado a casa con questa soddisfazione. Con un primo posto meritato».
Prende fiato, Boniciolli, poi prosegue il suo discorso a ruota libera.
«Questo risultato è la dimostrazione del lavoro e della coesione della squadra. Non solo dei giocatori, ma di tutti quelli che hanno collaborato con noi, dai medici ai massaggiatori. Fondamentale la serenità della società, che ha saputo affrontare, con il sorriso sulle labbra, e senza isterie, alcuni momenti poco felici. Si pensava che fossimo imbolsiti, parassiti, mercenari. Non lo siamo. Adesso puntiamo con decisione alla semifinale, che è il nostro primo obiettivo. Poi, lì, potremo anche affrontare altri discorsi».
Altri discorsi, e di tutt'altro tenore, per Mike D'Antoni. «Loro hanno giocato bene e hanno meritato il primo posto per quello che hanno fatto durante la stagione. Mi dispiace per come è finita. E' possibile che la squadra avrebbe potuto perdere al supplementare. Ma al supplementare dovevamo arrivarci. Perdere il primo posto in questo modo, invece, non mi va bene (ma anche vincendo, è meglio ricordarlo alla Benetton, Treviso non avrebbe avuto la certezza del primo posto, ndr). Abbiamo lavorato per nove mesi, adesso farò fatica a prendere sonno. Stupiti perché siamo arrabbiati? Merito loro per la rimonta bellissima, ma non si può chiudere una gara in questo modo. Avrei accettato di perdere all'overtime, ma così non ci sto. Per un fallo che forse c'era, e forse no». E qui, forse, sta l'errore di D'Antoni. Perché se il fallo che ha portato Basile in lunetta ha mille motivi per arrabbiarsi con Facchini.
Ma se il fallo c'era, anche se a 6 decimi dalla sirena, allora Mike deve cambiare obiettivo. E arrabbiarsi con una squadra presuntuosa: vero Nicola?
Alessandro Gallo
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