Il suo debutto con la casacca della Openjobmetis Varese è stato clutch e nello stesso identico modo ha deciso di chiudere l'ultima partita di gennaio, mese in cui viene insignito del premio di miglior giocatore. Le prime quattro settimane del nuovo anno hanno portato in dote due vittorie e due sconfitte, un record complessivo di 7-11 che consente alla compagine lombarda di vedere il bicchiere mezzo pieno con la zona play-off distante solo un paio di gare. Tutte le partite di Varese negli ultimi trenta giorni hanno avuto il marchio di Niccolò Mannion, una furia incessante che si è abbattuta contro ognuna delle avversarie anche nelle sconfitte casalinghe subite contro Umana Reyer Venezia (21 punti, 9 assist e 26 di valutazione) e Virtus Segafredo Bologna (16 punti, 5 assist e 11 di valutazione); tuttavia gli exploit veri e propri sono arrivati nei successi contro NutriBullet Treviso, in cui il classe 2001 ha registrato il suo massimo in carriera (30 punti con 8/15 dal campo e 13/15 dalla lunetta) e nell'ultimo turno con la Vanoli Cremona dove ha pareggiato il suo career high nel dato della valutazione (33 come aveva fatto registrare in divisa bolognese contro Venezia). Ciò che ha impressionato maggiormente è stata la facilità con cui il prodotto di Arizona University si è adattato agli schemi di coach Tom Bialaszewski e la chimica creata con Olivier Hanlan, compagno di squadra con cui divide possessi e responsabilità; il contributo di Mannion verso la squadra è direttamente proporzionale all'aiuto che il gruppo sta dando a lui, un matrimonio cucito su misura per entrambi e che può portare ad ambire a qualcosa di importante nello sprint finale della stagione. I numeri di questo mese non spiegano al cento per cento quanto fatto dal numero 4, ma danno un quadro generale dell'impatto avuto sul campionato: 22.0 punti tirando con il 51.6% da due, il 38.4% da tre e il 92.8% dalla lunetta a cui ha unito 6.3 assist, 3.5 rimbalzi e ha fatto registrare 23.5 nel dato della valutazione in 31.5 minuti, a dimostrazione di quanto l'allenatore si fidi ciecamente della sua leadership.