Intervistato da Piero Guerrini su “Tuttosport”, Rayjon Tucker ha raccontato le sue impressioni sui primi mesi trascorsi nel nostro Paese: “Io amo già l'Italia: la gente è stupenda, i tifosi grandi, il cibo è meraviglioso. E la società, specialmente, mi fa sentire come a casa, attenta a ogni necessità. Il basket, è molto competitivo, il QI è elevato, c'è qualità, fisicità. Perciò questo basket produce così tanti talenti”.
Dopo tre anni in NBA, Tucker ha ancora il sogno di tornare nel massimo campionato a stelle e strisce? “Sono uno che cerca di comprendere il presente, concentrato su ciò che si può prospettare. Quindi ora ho in testa di giocare bene qui e provare a vincere un campionato. Sono ancora abbastanza giovane, ho 26 anni. Dunque non penso che la porta sia definitivamente chiusa, ma non è nei miei pensieri. Certo sarebbe bello tornare a casa, per la famiglia e altro. Ma amo l'Italia, questo club e il mio principale obiettivo è Venezia. Il contratto? Ho un anno, ma onestamente penso che potrei restare per almeno un altro o due".
Tucker ha anche raccontato il motivo per cui giocare con il particolare numero 59: “Quando ero con i Philadelphia 76ers avevo il 9. Quell'anno il mio amico Terrence Clarke, come un fratello minore, giocava nella Ncaa con il numero 5. Aveva appena deciso di entrare nella Nba, sarebbe stato scelto dopo la stagione a Kentucky. Ma è morto in un incidente stradale a Los Angeles dopo un provino. Per onorarne la memoria ho deciso di combinare i due numeri. Non sapevo se mettere il 95 o il 59. Ne ho parlato con mamma che mi ha ricordato come mio nonno Arthur, a cui ero molto legato, era morto a 59 anni. Lì ho trovato il motivo della scelta”.
Quali sono gli interessi di Rayjon fuori dal campo? “Innanzitutto, ballare. Mia madre ha una scuola di danza, io ho ballato da quando avevo due anni. Poi ovviamente la musica, la ascolto, la faccio. Rap, il mio preferito è J.Cole. Mi piace la moda, creo vestiti, ho un mio brand che lancerò a breve. E poi leggo la Bibbia e amo dormire".