Intervistato da Giuseppe Sciascia su “La Prealpina”, coach Bialaszewski si racconta partendo dal suo aplomb in panchina: “È l'espressione del mio carattere: alzo la voce solo con i miei figli quando è assolutamente necessario, di sicuro non con i giocatori, lo staff o gli arbitri. Restare composto e mantenere la calma anche sotto pressione aiuta a prendere decisioni lucide e non istintive. Il mio modo di stare in panchina mostra come sono; non è perché non faccio vedere le mie emozioni non sto cercando di pensare al modo migliore per aiutare la squadra a vincere le partite”.
L’allenatore americano apprezza molto il calore della sua curva: “Apprezzo molto il calore e l'entusiasmo dei tifosi di Varese. Condividiamo l'amore per questo gioco: per me e i giocatori è un lavoro, ma siamo animati dalla stessa passione che porta la gente a seguire la squadra. Capisco quando sono frustrati per i risultati negativi, ma il loro supporto è speciale. E quando giro per Varese trovo sempre persone gentili e rispettose che mi accolgono con tanto affetto. Noncredo esistano nel basket europeo tante altre città in grado di generare un'atmosfera speciale come a Masnago; a prescindere dai risultati la gente ti apprezza se in campo dai tutto. E questo è un grande valore aggiunto".
Bialaszewski ha anche tracciato un bilancio dei primi sette mesi in biancorosso: “Sapevo che non sarebbe stato facile o scontato vincere partite sin dall'inizio; la squadra era quasi totalmente nuova ed ero consapevole che ci sarebbe stato da lavorare. In parte su di me, in parte con i giocatori e in parte con lo staff. È servito tempo e sono stati necessari anche piccoli aggiustamenti tattici, ma parte degli obiettivi della società sono legati al miglioramento delle risorse interne; credo sia migliorata la squadra, ma anche io. E se continueremo a farlo, ci divertiremo ancora”.