Intervistato da Piero Guerrini su “Tuttosport”, Leando Bolmaro ha spiegato la sua scelta di firmare in estate per l’EA7 Emporio Armani Milano: “Perché era una grande opportunità di crescita in un team vincente, con un progetto pluriennale. E ho trovato un'organizzazione di prim'ordine, bella gente, compagni di squadra disponibili, un ambiente perfetto. Una grande città”.
Bolmaro ha poi raccontato che da piccolo era una promessa dell’atletica: “Ma mia sorella era davvero forte, quattrocentista che gareggia in competizioni importanti. Ho iniziato a 4 anni, poi seguivo papà in palestra e ho cominciato con il basket, per scegliere definitivamente a 15-16. Devo molto però del mio basket all'atletica: la coordinazione, l'atletismo, la capacità di saltare. Ero bravo nelle specialità miste, indirizzato verso il decathlon, ma le competizioni in cui riuscivo meglio erano salto in alto e salto in lungo. Anche gli ostacoli mi piacevano”.
Poi però ha virato verso il basket, in cui l’idolo è il connazionale Manu Ginobili: “Restavamo svegli la notte per guardare Manu e tifavamo San Antonio. Tutti noi ragazzini. E si, l'ho incontrato quando ero nella Nba, a San Antonio. E l'ho incontrato insieme con Pablo Prigioni e Fabricio Oberto che è mio concittadino, due campioni della generacion dorada. È stato emozionante e mi ha dato anche tanti consigli, Ginobili”.
Quali sono i suoi obiettivi per la stagione con Milano? “Io penso che possiamo fare molto bene, abbiamo una squadra completa a bilanciata, che ha margine e con il lavoro quotidiano può crescere tantissimo. L’Eurolega è lunga e dipende da tanti fattori, ma l'obiettivo è lottare ogni partita per agganciare i playoff. E una volta nei playoff giocarcela per raggiungere la Final Four. Insomma, nessun programma, ma lottare ogni partita. Un passo alla volta. In Italia invece Milano parte sempre per vincere. Personalmente devo cercare di essere continuo, giocare con fiducia, essere consistente. Continuo intendo nell'arco della stagione e anche della partita”.
A Milano Bolmaro ha ritrovato Nikola Mirotic: “Gli devo molto, è vero. È stato lui ad accogliermi a Barcellona e presentarmi a compagni della prima squadra, mi ha aiutato. Avevo 18 anni. Io faccio sempre quello che lui mi dice, perché so che è la cosa giusta da fare. Mi ha sempre sostenuto, mi ha dato fiducia e continua a farlo. E poi è un giocatore straordinario”.