FABRIANO – «Piacere, Kareem Abdul Jabbar: felice di lavorare con lei». Facile che nelle notti «tormentate» di molti cestofili del Belpaese sia apparsa in sogno una scena del genere con tanto di stretta di mano iniziale al Mito dei canestri e conseguente pacca sulla spalla al termine di un dialogo amichevole. Molto, ma molto più difficile che un italiano collabori con la leggenda vivente del basket Nba, fin lì ammirata a più riprese nei poster staccati dalle riviste specializzate e conservati in camera.
Chissà, allora, cosa deve aver provato l'allenatore fabrianese Roberto Carmenati quando, nei giorni scorsi, ha incontrato l'ex stella dei Los Angeles Lakers, non per un breve colloquio, bensì per il primo giorno di un lavoro comune di oltre due mesi. Giusto nella notte italiana è scattato il campionato Usbl – una delle tante serie minori americane, ma spesso anticamera del pianeta dorato dell'Nba per parecchi talenti statunitensi – e Kareem Abdul Jabbar ha bagnato il suo esordio assoluto da coach al fianco di Carmenati, assistente (assieme a Tod Chambers) sulla panchina degli Oklahoma Storm. Mai, insomma, ruolo di vice allenatore fu così esaltante, vuoi per la «vicinanza» con una stella di primissima grandezza come Kareem vuoi perché – l'oriundo D'Antoni a parte – l'ex coach di Fabriano e Napoli, da sempre in contatto con gli ambienti del basket Usa, è il primo coach italiano in assoluto a sedersi su una panca americana.
«Dire che mi sento gratificato è il minimo», spiega il 38enne tecnico marchigiano che, per il nuovo ruolo negli States, dice di aver rifiutato almeno quattro o cinque offerte in Italia. «Questa per me è una grande occasione di completamento del percorso professionale e ho tutta l'intenzione di sfruttarla al meglio. Ringrazio il proprietario James Bryant per l'opportunità concessami e, ovviamente, lo stesso Kareem. Per come ho avuto modo di conoscerlo in questo breve periodo, Jabbar mi sembra proprio una persona speciale, con il carisma del fuoriclasse, ma anche con l'umiltà di chi vuole lavorare sodo per poter poi conquistarsi una panchina in Nba».
E sul futuro è già proiettato anche l'unico allenatore europeo presente nel prestigioso torneo a dodici partecipanti, le cui final four si terranno proprio nel mega-impianto di Oklahoma il 28 e 29 giugno. «Ho dedicato tutta questa stagione all'approfondimento tecnico. Già in inverno ho trascorso quaranta giorni a Los Angeles per carpire qualche segreto ai Lakers e alle migliori franchigie universitarie. Dopo questa nuova esperienza credo proprio di essere pronto per rientrare in Italia e, lo dico in tutta sincerità, poter ambire anche a guidare, per la prima volta, una formazione di A1». Il biglietto da visita è già pronto con su scritto: mi manda Jabbar…
Alessandro Di Marco
Chissà, allora, cosa deve aver provato l'allenatore fabrianese Roberto Carmenati quando, nei giorni scorsi, ha incontrato l'ex stella dei Los Angeles Lakers, non per un breve colloquio, bensì per il primo giorno di un lavoro comune di oltre due mesi. Giusto nella notte italiana è scattato il campionato Usbl – una delle tante serie minori americane, ma spesso anticamera del pianeta dorato dell'Nba per parecchi talenti statunitensi – e Kareem Abdul Jabbar ha bagnato il suo esordio assoluto da coach al fianco di Carmenati, assistente (assieme a Tod Chambers) sulla panchina degli Oklahoma Storm. Mai, insomma, ruolo di vice allenatore fu così esaltante, vuoi per la «vicinanza» con una stella di primissima grandezza come Kareem vuoi perché – l'oriundo D'Antoni a parte – l'ex coach di Fabriano e Napoli, da sempre in contatto con gli ambienti del basket Usa, è il primo coach italiano in assoluto a sedersi su una panca americana.
«Dire che mi sento gratificato è il minimo», spiega il 38enne tecnico marchigiano che, per il nuovo ruolo negli States, dice di aver rifiutato almeno quattro o cinque offerte in Italia. «Questa per me è una grande occasione di completamento del percorso professionale e ho tutta l'intenzione di sfruttarla al meglio. Ringrazio il proprietario James Bryant per l'opportunità concessami e, ovviamente, lo stesso Kareem. Per come ho avuto modo di conoscerlo in questo breve periodo, Jabbar mi sembra proprio una persona speciale, con il carisma del fuoriclasse, ma anche con l'umiltà di chi vuole lavorare sodo per poter poi conquistarsi una panchina in Nba».
E sul futuro è già proiettato anche l'unico allenatore europeo presente nel prestigioso torneo a dodici partecipanti, le cui final four si terranno proprio nel mega-impianto di Oklahoma il 28 e 29 giugno. «Ho dedicato tutta questa stagione all'approfondimento tecnico. Già in inverno ho trascorso quaranta giorni a Los Angeles per carpire qualche segreto ai Lakers e alle migliori franchigie universitarie. Dopo questa nuova esperienza credo proprio di essere pronto per rientrare in Italia e, lo dico in tutta sincerità, poter ambire anche a guidare, per la prima volta, una formazione di A1». Il biglietto da visita è già pronto con su scritto: mi manda Jabbar…
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino