Intervistato da Ubaldo Saini sulla “Tribuna di Treviso”, JP Macura ha raccontato delle sue origini americane a Lakeville, Minnesota: “Sono cresciuto in una casa grande dove vivevo con mio fratello di due anni più grande, i miei genitori e mio nonno. Stavamo molto bene tutti assieme, e il passatempo principale era praticare sport, di ogni genere. Col basket ho cominciato quando ero davvero piccolo, avrò avuto tre o quattro anni. Ma ho fatto davvero di tutto, soprattutto baseball e football americano. Ed ero anche uno sciatore provetto, me la cavavo piuttosto bene. Il basket? Era lo sport che mi riusciva meglio e mi dava più gioia. Ed era anche quello dove potevo scatenare meglio il mio estro e la mia fantasia. Ad esempio, il baseball mi piaceva tanto, ma era piuttosto noioso: l'allenatore mi spingeva soprattutto a lanciare o colpire la palla sempre più forte, sempre più veloce. Invece il basket mi permetteva di esprimere al meglio le mie potenzialità. In fondo sono anche un po' pazzerello, mi piace fare cose anche inconsuete in campo”.
Macura è famoso per le sue giocate “inaspettate”: “Non ho paura di sbagliare. E continuo a provarci sempre, anche se commetto un errore. Mi piace cercare la giocata ad effetto, quella spettacolare che fa alzare il pubblico dalla sedia. E ripeto, Terrore ci sta, fa parte del gioco. Chiaro che non bisogna esagerare”.
L’americano è a Treviso dopo una stagione di stop: “Ho avuto problemi alla schiena che mi hanno tenuto fermo a lungo e mi hanno dato l'opportunità di riflettere tanto. Ho anche pensato al ritiro, solo che non mi è mai venuto in mente di fare un mestiere normale, un lavoro di ufficio per capirci. Ho continuato a credere nel basket e ad allenarmi, finché è arrivata la chiamata di Treviso Basket. Sono davvero molto grato alla società per l'opportunità ricevuta”.