MILANO — Costretta a vincere. In realtà l'Olimpia potrebbe anche perdere la partita di domani contro Imola con meno di 7 punti di distacco per restare in serie A. Ma partire pensando di «amministrare» il vantaggio sarebbe il peggior errore per Rusconi e compagni. In una delle partite più drammatiche della storia della società si deve pensare a giocare e, se si dovesse arrivare punto a punto nel finale, a capire come fare a vincere le partite sulla sirena. Bogdan Tanjevic sosteneva: «L'ultima azione è come la prima della partita. Fare canestro quando mancano pochi secondi è come segnare dopo la palla due». Grande allenatore Boscia, ma di partite alla sirena ne ha vinte davvero poche. Forse perché i finali vanno provati, riprovati, allenati tatticamente e psicologicamente per evitare di perderli quasi tutti.
Anche Pippo Faina deve essere della scuola Tanjevic. In questa stagione maledetta l'Adecco ha perso tre supplementari (Roma, Biella e Siena) sui quattro giocati. E se poi si aggiungono le sconfitte di misura contro Varese e Roseto, tanto per citare solo le più recenti, il «male di finale» è facile da diagnosticare. Una malattia che ha portato l'Olimpia a giocarsi la faccia e la salvezza nello scontro diretto di domani contro Imola. La partita, anticipata alle 17.10, sarà trasmessa in TV perché tutta l'Italia sportiva vuole vedere come andrà a finire la telenovela di questa nobildonna decaduta della pallacanestro, passata nel giro di cinque stagioni dalla gioia per lo scudetto con Bepi Stefanel alla vergona della possibile retrocessione con Sergio Tacchini. Anche nell'ultima uscita a Siena l'armata di Faina avrebbe meritato più di quanto raccolto. Ma se una sconfitta beffarda può essere un caso, questa cronica repulsione alle vittorie in extremis deve per forza avere dei responsabili e delle spiegazioni. L'allenatore milanese ha evitato accuratamente di darne nel dopo partita al PalaScalvo, disertando la conferenza stampa dove il suo avversario Ataman ha invece affermato: «Milano ha fatto di tutto per perdere la partita». Speriamo davvero che non sia così anche se resta inspiegabile il minutaggio di »Lazzaro» Rimac, alzatosi da una panchina che aveva lustrato per tutto il derby con Varese, per diventare il primo terminale dell'Olimpia. Delle due l'una: o Rimac è stato miracolato o qualcuno, tre giorni prima, ha preso un abbaglio lasciandolo ad ammuffire al fianco di Sankes. Ma in questa stagione, costellata di errori e nefandezze, non saranno gli episodi a decidere le sorti dell'Olimpia. In quella che sarà l'ultima partita targata Adecco ci vorrà solo concetrazione per superare un avversario alla portata e iniziare a pensare alla rifondazione.
Maurizio Trezzi
Anche Pippo Faina deve essere della scuola Tanjevic. In questa stagione maledetta l'Adecco ha perso tre supplementari (Roma, Biella e Siena) sui quattro giocati. E se poi si aggiungono le sconfitte di misura contro Varese e Roseto, tanto per citare solo le più recenti, il «male di finale» è facile da diagnosticare. Una malattia che ha portato l'Olimpia a giocarsi la faccia e la salvezza nello scontro diretto di domani contro Imola. La partita, anticipata alle 17.10, sarà trasmessa in TV perché tutta l'Italia sportiva vuole vedere come andrà a finire la telenovela di questa nobildonna decaduta della pallacanestro, passata nel giro di cinque stagioni dalla gioia per lo scudetto con Bepi Stefanel alla vergona della possibile retrocessione con Sergio Tacchini. Anche nell'ultima uscita a Siena l'armata di Faina avrebbe meritato più di quanto raccolto. Ma se una sconfitta beffarda può essere un caso, questa cronica repulsione alle vittorie in extremis deve per forza avere dei responsabili e delle spiegazioni. L'allenatore milanese ha evitato accuratamente di darne nel dopo partita al PalaScalvo, disertando la conferenza stampa dove il suo avversario Ataman ha invece affermato: «Milano ha fatto di tutto per perdere la partita». Speriamo davvero che non sia così anche se resta inspiegabile il minutaggio di »Lazzaro» Rimac, alzatosi da una panchina che aveva lustrato per tutto il derby con Varese, per diventare il primo terminale dell'Olimpia. Delle due l'una: o Rimac è stato miracolato o qualcuno, tre giorni prima, ha preso un abbaglio lasciandolo ad ammuffire al fianco di Sankes. Ma in questa stagione, costellata di errori e nefandezze, non saranno gli episodi a decidere le sorti dell'Olimpia. In quella che sarà l'ultima partita targata Adecco ci vorrà solo concetrazione per superare un avversario alla portata e iniziare a pensare alla rifondazione.
Maurizio Trezzi