MILANO — A 6'27 dalla sirena, sul +7 (66-59), dopo un'incredibile rimonta ispirata dall'ex milanese Fabrizio Ambrassa, l'impresa di tornare in Romagna con la salvezza in tasca era concreta, reale, si poteva quasi assaporare. L'Adecco sembrava alle corde, mentre la Fillattice aveva riacquistato la sicurezza del primo quarto. Sul più bello, però, si è svegliato lui: Lou Bullock. Il piccolo grande play dell'Olimpia prima ha ricucito lo strappo e, a 50'' dalla sirena, ha piazzato la tripla del pareggio, in faccia a tutta la difesa imolese (incolpevole). L'Andrea Costa, a quel punto, ha tentato di rifugiarsi nei supplementari, ma Mordente è riuscito a «spareggiare» segnando il libero più importante di tutta la stagione. Sulla sirena i tifosi lombardi hanno festeggiato, per la prima volta, una salvezza, mentre Imola è rientrata mestamente negli spogliatoi, con tristezza, ma a testa alta. Questo sì.
Le ragioni di questa retrocessione, infatti, vanno ricercate a monte, mentre il gruppo che ha concluso la regular season, a cominciare da Andrea Mazzon, può tenere alta la testa per aver messo tutto in campo. Basti pensare ad uno come Ambrassa, confinato ai limiti della panchina per alcune settimane e considerato il capro espiatorio (nella sciagurata gestione Finelli), e poi importante al punto di trascinare i suoi nel momento più difficile, quando la mano tremava più delle gambe e quando in palio c'era la permenenza in serie A. Bravo Fabrizio, ma bravi anche tutti gli altri, ed una menzione la merita anche Shane Heal, grande uomo e grande giocatore, ma arrivato dall'Australia un po' troppo tardi. Il play ha cambiato il volto della squadra, e ieri ha segnato anche da metà campo... Di sicuro se tutti gli stranieri giocassero con quella mentalità e professionalità tutto sarebbe più semplice.
La lista dei rimpianti, purtroppo, è lunghissima e i prossimi giorni serviranno per un'analisi più profonda, accurata. Anche perché l'Andrea Costa non finisce qui, ora si dovrà davvero girare pagina, anche a livello societario, per ripartire con rinnovato entusiasmo in Legadue.
Federico Boschi
Le ragioni di questa retrocessione, infatti, vanno ricercate a monte, mentre il gruppo che ha concluso la regular season, a cominciare da Andrea Mazzon, può tenere alta la testa per aver messo tutto in campo. Basti pensare ad uno come Ambrassa, confinato ai limiti della panchina per alcune settimane e considerato il capro espiatorio (nella sciagurata gestione Finelli), e poi importante al punto di trascinare i suoi nel momento più difficile, quando la mano tremava più delle gambe e quando in palio c'era la permenenza in serie A. Bravo Fabrizio, ma bravi anche tutti gli altri, ed una menzione la merita anche Shane Heal, grande uomo e grande giocatore, ma arrivato dall'Australia un po' troppo tardi. Il play ha cambiato il volto della squadra, e ieri ha segnato anche da metà campo... Di sicuro se tutti gli stranieri giocassero con quella mentalità e professionalità tutto sarebbe più semplice.
La lista dei rimpianti, purtroppo, è lunghissima e i prossimi giorni serviranno per un'analisi più profonda, accurata. Anche perché l'Andrea Costa non finisce qui, ora si dovrà davvero girare pagina, anche a livello societario, per ripartire con rinnovato entusiasmo in Legadue.
Federico Boschi
Fonte: Il Resto del Carlino