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La delusione di Ambrassa

MILANO — Escono alla spicciolata i giocatori della Fillattice. Il pullman li aspetta fuori dall'ex PalaVobis, ad un passo dagli spogliatoi. Facce scure, occhi lucidi: la retrocessione fa male e ognuno preferisce rifugiarsi in se stesso.
Si ferma Fabrizio Ambrassa, il migliore in campo, l'unico in grado di girare la gara nel momento in cui l'Adecco sembrava capace di poterla portare a casa. Proprio Ambrassa, uno a che Milano ci ha giocato quando l'Olimpia faceva ancora paura, ma il basket è proprio questo.
Alla fine il suo score dice 6/11 dal campo (4/8 da tre), tre rimbalzi, due assist ed una difesa tutto cuore su Bullock, che però è stato capace di segnargli in faccia il triplone decisivo.
«La tristezza per la retrocessione è grande — dice Fabrizio — sapevamo di avere il cinquanta per cento di possibilità e non era facile, però la retrocessione non va ricercata nella partita di oggi, ma in tutta la stagione».
L'ala della Fillattice non si ferma: «E' tutto l'anno che fatichiamo in certe situazioni — continua — non riusciamo mai a chiudere le partite e in alcuni frangenti cambiano il nostro modo di giocare: c'è sempre mancato qualcosa».
E non ha tutti i torti. Questa volta è mancato il classico colpo del ko, quando dopo essere stati sotto 44 a 35 al 23°, Imola è riuscita, grazie allo stesso Ambrassa e all'ottimo Gray, autore di un finale eroico in mezzo ai lunghi milanesi, a tornare davanti fino al 66-59 del 34°. Lì bisognava mettere al tappeto l'Adecco, prima che Bullock si ricordasse di essere un talento assoluto.
Federico Boschi
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