Era una partita senza ritorno, per la gloriosa Olimpia Milano. Il procuratore generale Toni Cappellari, plenipotenziario prima e dopo il disimpegno di Tacchini, era stato fin troppo esplicito in settimana: «Se retrocediamo, saremo costretti a mettere in liquidazione la società». L'eventualità più drammatica non si è realizzata: la vittoria contro Imola ha concesso all'Adecco di rimanere in A1 e al movimento cestistico italiano di non perdere la sua società più titolata. La stagione era nata sotto i migliori auspici, con Sergio Tacchini che dopo una stagione di transizione dichiarava di voler puntare ai playoff. Ma solo nel mese di agosto l'Olimpia è stata una squadra da primi posti. Poi c'è stato il duro impatto con il campionato, l'esonero di Saibene e la serie di equivoci che la società, incurante della disastrosa situazione di classifica e delle proteste dei tifosi, continuava a portare avanti. Nonostante tutto l'Olimpia c'è, l'Olimpia si è salvata, l'Olimpia, come cantano gli ultrà, non ha mollato. Ma tutto questo da oggi non basta più: ora bisogna ricominciare. Ed è obbligatorio cambiare mentalità: a Milano non interessa una squadra mediocre, i milanesi vogliono vincere. Bisogna partire con un progetto serio, un programma che porti l'Olimpia anche nelle scuole, ma che soprattutto sia condiviso dalla intera città per riportare la Milano del basket nel cuore dei milanesi.