PESARO. Luca Banchi forse aveva già capito tutto. Quella canottiera numero 16 pretesa in regalo da Ken Barlow mercoledì sera al PalaMacchia dopo la vittoria salvezza con Trieste era un segno del destino. Il coach della Mabo ci aveva anche fatto il giro d'onore in mezzo ai tifosi, da oggi quel souvenir diventerà una reliquia, una lingua del santo in versione cestistica. Sì, perché Ken Barlow nello spogliatoio dopo la partita ha chiamato intorno a sé i compagni e ha detto: «Ragazzi, la mia carriera professionistica si è chiusa qui. Grazie di tutto, con voi mi sono divertito».
Grande uomo, persona speciale, giocatore unico. Per l'ultima recita lo zio Ken aveva voluto anche la moglie Shawn, ma un ritardo dell'aereo dagli States le ha fatto perdere la coincidenza del volo Londra-Pisa, così l'autista mandato da via Pera è rimasto senza la preziosa passeggera. Pazienza, i coniugi Barlow si sono incontrati nella notte a Livorno e poi, nei prossimi giorni, torneranno a casa. A trentotto anni l'uomo della promozione in A1 (ricordate il jump di Reggio Emilia?) stacca la spina, ma fino all'ultimo giorno è sempre stato il primo ad andare in palestra, a fare gruppo, un pezzo fondamentale nella chimica di questa Mabo.
Il futuro dovrà necessariamente fare a meno di lui, anche se non mancherà l'occasione per ringraziarlo personalmente, un "Ken Barlow day" con lacrima sul viso al PalaMacchia se lo merita alla grande. I riflettori si spengono e il basket amaranto comincia già a dare qualche pennellata in chiave 2002-2003. Con Parente, Giachetti, Sambugaro e un tassello straniero dietro. Anche Santarossa e Garri sono sotto contratto, mentre nel capitolo americani la certezza dovrebbe essere Rodney Elliott. Conley aveva un ingaggio basso, ha fatto bene e forse vorrà tentare la chance della NBA. La filosofia di via Pera, comunque, non cambierà. «I principi non sono trattabili» è il motto di Fidel Castro che campeggia nell'ufficio del gm Faraoni. E il principio sarà ancora quello di puntare sulla crescita del gruppo italiano. Con i rinforzi stranieri giusti e finalmente un pivot vero al posto dei figuranti spazzati via da Slater. Per non dover soffrire più.
re.mar
Grande uomo, persona speciale, giocatore unico. Per l'ultima recita lo zio Ken aveva voluto anche la moglie Shawn, ma un ritardo dell'aereo dagli States le ha fatto perdere la coincidenza del volo Londra-Pisa, così l'autista mandato da via Pera è rimasto senza la preziosa passeggera. Pazienza, i coniugi Barlow si sono incontrati nella notte a Livorno e poi, nei prossimi giorni, torneranno a casa. A trentotto anni l'uomo della promozione in A1 (ricordate il jump di Reggio Emilia?) stacca la spina, ma fino all'ultimo giorno è sempre stato il primo ad andare in palestra, a fare gruppo, un pezzo fondamentale nella chimica di questa Mabo.
Il futuro dovrà necessariamente fare a meno di lui, anche se non mancherà l'occasione per ringraziarlo personalmente, un "Ken Barlow day" con lacrima sul viso al PalaMacchia se lo merita alla grande. I riflettori si spengono e il basket amaranto comincia già a dare qualche pennellata in chiave 2002-2003. Con Parente, Giachetti, Sambugaro e un tassello straniero dietro. Anche Santarossa e Garri sono sotto contratto, mentre nel capitolo americani la certezza dovrebbe essere Rodney Elliott. Conley aveva un ingaggio basso, ha fatto bene e forse vorrà tentare la chance della NBA. La filosofia di via Pera, comunque, non cambierà. «I principi non sono trattabili» è il motto di Fidel Castro che campeggia nell'ufficio del gm Faraoni. E il principio sarà ancora quello di puntare sulla crescita del gruppo italiano. Con i rinforzi stranieri giusti e finalmente un pivot vero al posto dei figuranti spazzati via da Slater. Per non dover soffrire più.
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