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Banchi spera che Ken ci ripensi

«Per Livorno è stato un giocatore simbolo, insostituibile»

PESARO. Il ballo finale è un concentrato di tristezza. Ma non per la sconfitta, che era preventivata e che non inficia un bel niente sul campionato della Mabo. E' l'annuncio che arriva al termine dell'incontro, nei sotterranei ultramoderni del Palas, che ti infonde quel sottile senso di dispiacere. Ken Barlow appende le scarpe al chiodo. Quella contro la Scavolini è stata la sua ultima partita da giocatore. Luca Banchi lo dice con tono malinconico ai giornalisti che affollano il salone. "Devo darvi una notizia: quella che avete appena visto è stata l'ultima partita di Barlow. Ken ce lo ha comunicato stasera, al termine della gara. Dopo che io avevo parlato alla squadra, lui ha alzato la mano, con quella sincera timidezza che ancora a 38 anni lo contraddistingue e ha chiesto la parola. Si è alzato in piedi e ha annunciato ai ragazzi che per lui la carriera è terminata qua. Sarà vero? Non lo so, Jordan lo ha detto mille volte e poi è tornato sul parquet, vedremo".
Un concentrato di tristezza, ma pure di orgoglio. Perchè il vecchio zio, l'eroe dello scudetto Tracer, o della Coppa Campioni col Maccabi, ha deciso di terminare la carriera proprio in maglia amaranto. "Questo è un giocatore simbolo per Livorno - continua Banchi - E' quello che ha segnato il canestro della promozione l'anno scorso, è quello che quest'anno ha dato un contributo decisivo alla nostra salvezza. A livello umano, mi ha aiutato tantissimo, parlando con la squadra, con i giovani americani, portandoci a trovare quel feeling giusto che alla fine è stato fondamentale. E sul campo ha fatto molto di più di quello che mi aspettavo da lui, diventando addirittura insostituibile in quintetto. La sua ambizione era di lasciare la società e la città in serie A1 e ci è riuscito. Mi auguro che Livorno sia stata una delle migliori parentesi della sua carriera gloriosa. Il fatto che abbia deciso di lasciare adesso, qui, è emblematico di come sia attaccato a questa società".
Sulla partita chiaramente c'è poco da dire. Era la passerella finale e se il risultato è pesante come un mattone caduto dal trentesimo piano, poco conta. "Beh, mi sarebbe piaciuto fare un'altra figura, ma è andata così", sospira il coach. "D'altra parte dopo le energie mentali spese durante tutto il campionato, dopo 37 giornate vissute con drammaticità, dopo quelle sei sconfitte consecutive a cavallo dei mesi di marzo ed aprile, e le ultime due vittorie, sofferte, determinanti contro Biella e Trieste, era difficile pretendere concentrazione, attenzione per questo match che in classifica non aveva importanza. Forse sotto certi profili la nostra serenità mentale poteva farci fare bella figura, sul meno sei ho pensato che avremmo potuto riagganciare la Scavolini e giocarcela fino in fondo, e invece siamo affondati, fornendo una prestazione di livello troppo pi basso rispetto a loro". Lo sguardo è già orientato al futuro e l'idea è quella di ripartire dal nucleo che ha conquistato la salvezza.
Giulio Corsi
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