ROSETO. Orgoglio e dignità! In casa dell' Euro Roseto, all'indomani della conclusione della stagione regolare, che ha consegnato un prestigioso nono posto alla formazione di coach Impaloni, si guarda al futuro con rinnovato entusiasmo, anche se le vicende legate alla cessione delle quote di maggioranza continuano a tenere banco. Alla preoccupazione per la perdita di quel titolo di serie A1 tenacemente conquistato e confermato sul campo, infatti, si alterna l'entusiasmo per un primo turno di play off che mette l'Euro di fronte a quella Wurth Roma battuta due volte, nelle ultime due stagioni, sul proprio campo. Per la gara uno, in programma martedì prossimo, 7 maggio, infatti, si preannuncia un esodo di almeno mille tifosi rosetani.
Dall'altro lato i tifosi attendono la sospirata fumata bianca da Palazzo di città, soprattutto dopo che il sindaco Di Bonaventura ha garantito l'interessamento dell'amministrazione da lui presieduta per dare continuità al basket rosetano a livello di A1. Chi guarda al futuro con grande lucidità è coach Bruno Impaloni, al quale va il merito di avere traghettato la nave rosetana attraverso la tempesta, fino ai play off scudetto, traguardo prestigioso per un debuttante: «Sono contento per me, ma in modo particolare per la squadra. Questo è un gruppo nel quale ho sempre creduto. Se ho scelto di mediare certe situazioni è perché sapevo fin dal primo momento di avere a che fare con professionisti seri e, soprattutto, con uomini veri. Prendete, ad esempio, Boni: su di lui è stato detto di tutto, ma il modo in cui ha saputo gestirsi e arrivare in fondo alla stagione, è stato encomiabile. Lui non salta un allenamento ed è sempre un esempio per tutti e vi sfido a trovare un giocatore di 39 anni capace di arrivare in questo stato di forma al termine di una stagione così massacrante. Credo che mai come nel caso di Boni sia giustificato l'appellativo di "Super" ».
Non c'entra nulla la famosa "sudditanza" di cui ha parlato Martinelli, dunque: «Non intendo nella maniera più assoluta entrare in polemica con Martinelli. Questa è una squadra particolare e io stesso sono subentrato in un periodo particolare. Credevo e credo tutt'ora che bisognava cercare il dialogo piuttosto che improntare il rapporto in un "muro contro muro", anche se i risultati, in tal senso, hanno dato ragione sia alla mia ricerca del dialogo, sia alla "filosofia del bastone" adottata dalla società. Ho cercato di gestire la situazione e non sono pentito delle scelte adottate, ma resto del parere che anche il mio predecessore, Demis Cavina, avrebbe avuto bisogno di un supporto maggiore da parte di tutti».
Ora Roseto è atteso da Roma, vale a dire da quell'avversaria definita dallo stesso Impaloni dura da affrontare, ma con il vantaggio della cabala: «In una ipotetica scala di valori Roma è sullo stesso piano di Pesaro e un gradino sopra a Trieste, ma è fuori di dubbio che siamo stati capaci di vincere entrambe le partite della stagione regolare con la Wurth e questo, sia pure esclusivamente a livello psicologico, rappresenta pure qualcosa. Inoltre, non sottovaluterei il fatto che, considerata la distanza chilometrica non proibitiva con la capitale, saremo seguiti da un nutrito drappello di tifosi. Quindi direi che loro sono senza dubbio favoriti, ma noi non partiamo certo battuti».
Giorgio Pomponi
Dall'altro lato i tifosi attendono la sospirata fumata bianca da Palazzo di città, soprattutto dopo che il sindaco Di Bonaventura ha garantito l'interessamento dell'amministrazione da lui presieduta per dare continuità al basket rosetano a livello di A1. Chi guarda al futuro con grande lucidità è coach Bruno Impaloni, al quale va il merito di avere traghettato la nave rosetana attraverso la tempesta, fino ai play off scudetto, traguardo prestigioso per un debuttante: «Sono contento per me, ma in modo particolare per la squadra. Questo è un gruppo nel quale ho sempre creduto. Se ho scelto di mediare certe situazioni è perché sapevo fin dal primo momento di avere a che fare con professionisti seri e, soprattutto, con uomini veri. Prendete, ad esempio, Boni: su di lui è stato detto di tutto, ma il modo in cui ha saputo gestirsi e arrivare in fondo alla stagione, è stato encomiabile. Lui non salta un allenamento ed è sempre un esempio per tutti e vi sfido a trovare un giocatore di 39 anni capace di arrivare in questo stato di forma al termine di una stagione così massacrante. Credo che mai come nel caso di Boni sia giustificato l'appellativo di "Super" ».
Non c'entra nulla la famosa "sudditanza" di cui ha parlato Martinelli, dunque: «Non intendo nella maniera più assoluta entrare in polemica con Martinelli. Questa è una squadra particolare e io stesso sono subentrato in un periodo particolare. Credevo e credo tutt'ora che bisognava cercare il dialogo piuttosto che improntare il rapporto in un "muro contro muro", anche se i risultati, in tal senso, hanno dato ragione sia alla mia ricerca del dialogo, sia alla "filosofia del bastone" adottata dalla società. Ho cercato di gestire la situazione e non sono pentito delle scelte adottate, ma resto del parere che anche il mio predecessore, Demis Cavina, avrebbe avuto bisogno di un supporto maggiore da parte di tutti».
Ora Roseto è atteso da Roma, vale a dire da quell'avversaria definita dallo stesso Impaloni dura da affrontare, ma con il vantaggio della cabala: «In una ipotetica scala di valori Roma è sullo stesso piano di Pesaro e un gradino sopra a Trieste, ma è fuori di dubbio che siamo stati capaci di vincere entrambe le partite della stagione regolare con la Wurth e questo, sia pure esclusivamente a livello psicologico, rappresenta pure qualcosa. Inoltre, non sottovaluterei il fatto che, considerata la distanza chilometrica non proibitiva con la capitale, saremo seguiti da un nutrito drappello di tifosi. Quindi direi che loro sono senza dubbio favoriti, ma noi non partiamo certo battuti».
Giorgio Pomponi