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Mens Sana, ovvero le radici del basket

LIONE — Quattrocento milioni di praticanti, 208 Federazioni nazionali: è proprio un universo innumerevole quello della pallacanestro nel mondo, con una storia che parte dal 1891, naturalmente in Usa, a Springfield, con Naismith che detta le regole fondamentali. In Europa lo sbarco è qui in Francia, a Montmartre, nel 1893, in Italia nel 1907, al concorso ginnico di Venezia.
La Federazione italiana di pallacanestro ha appena festeggiato gli 80 anni di vita e attività, ma il seme di questa disciplina diventata universale nella nostra penisola è stato proprio gettato da una mensanina, Ida Nomi Pesciolini, originaria di San Gimignano, che tradusse dall'inglese all'italiano le regole e portò appunto in Laguna, allo stadio militare di Sant'Elena, le sue allieve per una prima dimostrazione.
Il vanto delle radici
La Mens Sana e Siena dunque hanno scritto la prima pagina nella storia della pallacanestro italiana, ed ora la stessa società e la stessa città si apprestano a scriverne un'altra, sicuramente pietra miliare di grande prestigio.
Questa che sta per disputarsi è l'ultima edizione della Coppa Saporta, dato che sarà poi sostituita dalla Coppa Fiba, comprendente anche la Korac, e la Montepaschi Mens Sana, in nome e per conto del basket italiano, intende allungare le mani su questo trofeo prestigioso, il primo nella sua pur lunga storia di 25 campionati nella massima serie.
Il 30 aprile 2002 è una data segnata in modo inequivocabile nella storia non solo della Mens Sana e dello sport senese, ma di tutta la città. Mai era successo infatti - pur essendo anche stata Siena nel Rinascimento una potenza militare e finanziaria di spessore internazionale - che ben duemila suoi concittadini fossero protagonisti di un esodo così massiccio e convinto, fino a valicare i confini dell'Italia.
Un esodo in massa
Così tanti, infatti, sono i tifosi che in pullman, in auto, in camper, in treno, sono in viaggio con destinazione Lione, pronti a sostenere la squadra biancoverde di Ataman - l'allenatore turco che ha creato un sogno - nella finalissima contro il Pamesa Valencia.
Un esodo di popolo che solo una grande fede può avere convinto e persuaso ad affrontare ottocento chilometri di speranza, un popolo ammaliato non solo dalle parole ma anche dalle opere di Ataman, che ha avuto nei vari Stefanov, Topic, Gorenc, Chiacig, Naumoski, ecc., gli interpreti ed i discepoli di una novella che si è diffusa sempre più in una città che aveva bisogno di far tornare a temperature elevate la passione per il basket.
Eccola adesso accontentata, con la chiamata ad un appuntamento con la storia.
Patrizio Forci
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