Quando mancano 2'12” alla sirena, e Pillastrini chiama una sospensione, Giorgio Seragnoli imbocca l'uscita. La Skipper di ieri sera non gli è piaciuta. E non è piaciuta nemmeno a Matteo Boniciolli, che sottolinea come la sua squadra, in questo momento, sia priva del play e del pivot titolari (di più: né Basile né tantomeno Kovacic giocheranno il derby in programma domenica a Casalecchio). E prende le difese di un gruppo che ieri è stato fischiato sonoramente (su tutti Goldwire e Meneghin, nessun canestro in due, in 50' complessivi di gioco). «Abbiamo perso una partita importante – dice Boniciolli – così come, in passato, ne abbiamo vinte di egual valore. Ma non credo sia giusto criticare questa squadra. Perché in questo momento non può dare di più». Non è una dichiarazione di resa, quella di Boniciolli, ma la semplice constatazione della realtà. Di un gruppo che negli ultimi giorni non ha potuto allenarsi come avrebbe voluto per i problemi fisici di Basile (che non era nemmeno negli 11), Kovacic, Savic e dello stesso Meneghin. «E' chiaro – insiste – che l'assenza di Baso ci porta via, già alla palla due, 15 punti. Poi c'è il resto, perché gli altri esterni sono chiamati a fare cose che, di solito, non chiediamo loro. Attenzione, però: non voglio leggere, sui giornali, che Boniciolli attacca Goldwire e Meneghin. La mia è solo una considerazione di tipo statistico. Come il fatto che i loro esterni abbiano prodotto 64 punti. E i nostri 27». Si morde le labbra, Boniciolli, la sua amarezza va di pari passo con la sconfitta. Ma non alza bandiera bianca, perché, comunque, ci sono altre tre gare da giocare. «Non mi sono arreso nella prima fase non lo farò ora. E fino a quando la matematica non ci condannerà io continuerò a crederci». Dipenderà molto da quello che accadrà questa sera a Barcellona. Se Treviso sbancasse la Catalogna allora il primo posto del girone comincerebbe a tingersi di verde, ma proprio la Benetton dovrà venire al PalaDozza.
Soddisfatto, dalla parte opposta, Stefano Pillastrini, che a Bologna, nella sua Bologna, non aveva mai vinto in passato. Torna sul time out finale, Pilla, quello che ha sollevato le proteste di parte del pubblico. «Se sono qui – dice -, se sono un allenatore di serie A lo devo alla Fortitudo. Pensavo solo allo scarto, perché abbiamo bisogno di vittorie di questo genere. Ma non c'era nessun altro fine in quella sospensione».
Alessandro Gallo
Soddisfatto, dalla parte opposta, Stefano Pillastrini, che a Bologna, nella sua Bologna, non aveva mai vinto in passato. Torna sul time out finale, Pilla, quello che ha sollevato le proteste di parte del pubblico. «Se sono qui – dice -, se sono un allenatore di serie A lo devo alla Fortitudo. Pensavo solo allo scarto, perché abbiamo bisogno di vittorie di questo genere. Ma non c'era nessun altro fine in quella sospensione».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino