LIONE - Petar Naumoski, l’uomo dai tre passaporti (macedone, anzi della Fyrom, prima che i greci s’arrabbino; turco e ora anche italiano) doma il toro valenciano e finalmente issa Siena su un trono continentale del basket. È quello della Saporta Cup ed è una sedia speciale. Innanzitutto per la storia della città del Palio e della sua passione verso i canestri: là dove ci fu la culla italiana dello sport dei giganti, grazie alla Mens Sana e agli esperimenti della professoressa Pesciolini con le sue ginnaste, l’Europa non era mai sbarcata. Ora la pecca è colmata, con una primizia pure vagamente nostalgica: quella che era la Coppa delle Coppe, dall’anno prossimo sarà unificata alla Coppa Korac. Il Montepaschi chiude dunque l’albo d’oro che, sempre nel segno dell’Italia, fu inaugurato 35 anni fa da Varese e dalla Ignis.
Naumoski è un cecchino freddo e un leader carismatico, al suo fianco sboccia un altro ragazzo della Fyrom, Stefanov, il metronomo della regia: cuce sia con saggezza sia con velocità e attiva pure la sua velenosa mano. Però Siena, una delle più riuscite multinazionali del canestro nell’era del basket che ha aperto i confini, non è solo straniera: ci piace leggere nel tabellino gli undici rimbalzi di Chiacig, la «presenza» sotto i tabelloni, la prova che il filone azzurro non è esaurito.
Vincendo le inevitabili frenesie della debuttante, superando la tentazione di chiudere alla svelta, il Montepaschi si è adattato, alla fine, alla disciplina tattica di Ergin Ataman. Il turco «pacioccone», l’amico di Terim che porterà questa coppa al collega del calcio respinto dall’Italia, non ha mai trasmesso ansia ai suoi giocatori. Nemmeno quando il Pamesa, con una tripla di Luengo (58-61, 33’), aveva riaperto la sfida. Il condottiero della panchina, un tipo sempre sicuro di sé, al punto da sembrare smargiasso, ha ordinato. Il metronomo e l’uomo dai tre passaporti hanno eseguito (decisive due bombe di Naumoski all’inizio della volata conclusiva), solleticando altri protagonisti: il redditizio Tolbert e l’utile Topic, capaci di cancellare la serata-no di Zukauskas e Gorenc.
Siena ride e la pallacanestro italiana, che venerdì vedrà Kinder e Treviso duellare nelle semifinali dell’Eurolega, si consola: i danni che i suoi dirigenti, della Federazione e della Lega, hanno fatto e stanno facendo, non frenano le squadre. Almeno in questo il "povero" basket è davanti al "ricco" calcio, cacciato dall’Europa.
Flavio Vanetti
Naumoski è un cecchino freddo e un leader carismatico, al suo fianco sboccia un altro ragazzo della Fyrom, Stefanov, il metronomo della regia: cuce sia con saggezza sia con velocità e attiva pure la sua velenosa mano. Però Siena, una delle più riuscite multinazionali del canestro nell’era del basket che ha aperto i confini, non è solo straniera: ci piace leggere nel tabellino gli undici rimbalzi di Chiacig, la «presenza» sotto i tabelloni, la prova che il filone azzurro non è esaurito.
Vincendo le inevitabili frenesie della debuttante, superando la tentazione di chiudere alla svelta, il Montepaschi si è adattato, alla fine, alla disciplina tattica di Ergin Ataman. Il turco «pacioccone», l’amico di Terim che porterà questa coppa al collega del calcio respinto dall’Italia, non ha mai trasmesso ansia ai suoi giocatori. Nemmeno quando il Pamesa, con una tripla di Luengo (58-61, 33’), aveva riaperto la sfida. Il condottiero della panchina, un tipo sempre sicuro di sé, al punto da sembrare smargiasso, ha ordinato. Il metronomo e l’uomo dai tre passaporti hanno eseguito (decisive due bombe di Naumoski all’inizio della volata conclusiva), solleticando altri protagonisti: il redditizio Tolbert e l’utile Topic, capaci di cancellare la serata-no di Zukauskas e Gorenc.
Siena ride e la pallacanestro italiana, che venerdì vedrà Kinder e Treviso duellare nelle semifinali dell’Eurolega, si consola: i danni che i suoi dirigenti, della Federazione e della Lega, hanno fatto e stanno facendo, non frenano le squadre. Almeno in questo il "povero" basket è davanti al "ricco" calcio, cacciato dall’Europa.
Flavio Vanetti