ROMA - Un fiore che sboccia e lascia tutti incantati pronti a vedere in lui, Nikola Gajdadziev, o meglio Nikolino per i suoi 9 anni, il Michael Jordan del futuro. Il ragazzino ha debuttato nella serie A del basket della Macedonia, adesso Fyrom, giocando con il BC Nikol Fert di Gostivar contro il Centar gli ultimi 2’ della partita realizzando anche un canestro. Il campionato macedone è tutt’altro che un torneo scarso: ricordiamo che da laggiù sono arrivati sui nostri parquet campioni quali Naumoski e Stefanov.
Nikolino, che sta per compiere 10 anni ed è alto 1 metro e settanta, ha stabilito un autentico primato mondiale. Nello sport di alto livello un campione con O’Neal ha debuttato nella Nba a 17 anni; nel nostro calcio il primato di precocità è di Gianni Rivera che ha esordito in A a 15 così come, nel basket, Nando Gentile. Il piccolo Gajdadziev è stato aiutato nella sua impresa dal papà, Leonid, che è sia il presidente della Federazione macedone che il proprietario del Nikol Fert. Il genitore per il figlio ha chiuso davvero un occhio perché lui ha proibito ai minori di 16 anni di giocare in serie A. Per il suo Nikolino, invece, ha concesso una bella deroga.
Il piccolo prodigio si è allenato negli ultimi tre mesi con la prima squadra allenata da coach Jordanco Davitkov e, secondo il papà, lo ha fatto con intensità. «Può diventare una stella», ha affermato il signor Leonid. Nella partita del debutto contro il Centar, che in classifica è ultimo, Nikolino è stato aiutato da compagni più grandi, giocatori che possono essere davvero il papà del nuovo prodigio: la guardia Milan Sotirovski ha 42 anni e l’ala Budimir Jolovic 43.
Questa di Nikolino sembra essere una bella fiaba nata in un campo di pallacanestro, una fiaba che può portare il ragazzino lontano visto che questo sport sembra assorbirlo completamente, al di là di una vera passione. Però il passaggio dal gioco a quello che è il preludio del professionismo può creare al giovane Gajdadziev qualche trauma e un eccessivo carico di responsabilità. Non dimentichiamo che, pur giocando in serie A, essere dotato fisicamente e sapersi districare con un pallone in mano, Nikola è un bambino sia anche di belle speranze. Tanti altri ragazzi si sono smarriti, fenomeni che non hanno mai mantenuto le promesse. L’importante sarà non far diventare il giovane Gajdadziev un fenomeno da baraccone ma da quelle parti, in Macedonia come in tutti i Balcani, la determinazione per essere i migliori in uno sport come il basket è grande. Il desiderio di prevalere e dimostrare la propria classe fa superare tante difficoltà. Laggiù non ci si accontenta di vivacchiare ed essere mediocri giocatori: si passano ore e ore in palestra per migliorare il tiro, perfezionare i fondamentali, diventare campione.
Carlo Santi
Nikolino, che sta per compiere 10 anni ed è alto 1 metro e settanta, ha stabilito un autentico primato mondiale. Nello sport di alto livello un campione con O’Neal ha debuttato nella Nba a 17 anni; nel nostro calcio il primato di precocità è di Gianni Rivera che ha esordito in A a 15 così come, nel basket, Nando Gentile. Il piccolo Gajdadziev è stato aiutato nella sua impresa dal papà, Leonid, che è sia il presidente della Federazione macedone che il proprietario del Nikol Fert. Il genitore per il figlio ha chiuso davvero un occhio perché lui ha proibito ai minori di 16 anni di giocare in serie A. Per il suo Nikolino, invece, ha concesso una bella deroga.
Il piccolo prodigio si è allenato negli ultimi tre mesi con la prima squadra allenata da coach Jordanco Davitkov e, secondo il papà, lo ha fatto con intensità. «Può diventare una stella», ha affermato il signor Leonid. Nella partita del debutto contro il Centar, che in classifica è ultimo, Nikolino è stato aiutato da compagni più grandi, giocatori che possono essere davvero il papà del nuovo prodigio: la guardia Milan Sotirovski ha 42 anni e l’ala Budimir Jolovic 43.
Questa di Nikolino sembra essere una bella fiaba nata in un campo di pallacanestro, una fiaba che può portare il ragazzino lontano visto che questo sport sembra assorbirlo completamente, al di là di una vera passione. Però il passaggio dal gioco a quello che è il preludio del professionismo può creare al giovane Gajdadziev qualche trauma e un eccessivo carico di responsabilità. Non dimentichiamo che, pur giocando in serie A, essere dotato fisicamente e sapersi districare con un pallone in mano, Nikola è un bambino sia anche di belle speranze. Tanti altri ragazzi si sono smarriti, fenomeni che non hanno mai mantenuto le promesse. L’importante sarà non far diventare il giovane Gajdadziev un fenomeno da baraccone ma da quelle parti, in Macedonia come in tutti i Balcani, la determinazione per essere i migliori in uno sport come il basket è grande. Il desiderio di prevalere e dimostrare la propria classe fa superare tante difficoltà. Laggiù non ci si accontenta di vivacchiare ed essere mediocri giocatori: si passano ore e ore in palestra per migliorare il tiro, perfezionare i fondamentali, diventare campione.
Carlo Santi