MADRID _ E' finita con il pubblico di Madrid in piedi ad applaudire la Virtus e a fischiare senza pietà il Real, una squadra ferita, stanca che alle spalle ha una società costretta a vendere il terreno della sua cittadella per guadagnarsi un po' di futuro. «Scariolo dimettiti», è stato il coro che ha accompagnato l'incolpevole Sergio e che ha indotto Messina a prendere le difese del collega: «Non conosco questa realtà, ma conosco abbastanza questo sport per poter dire che se i giocatori non stanno bene, per l'allenatore c'è poco da fare».
Per la sua Kinder c'era l'esame di maturità da sostenere: «E' andata bene, abbiamo giocato con calma e con saggezza, aspettando che la partita ci mettesse nelle condizioni migliori per affondare i colpi. Quando la difesa del Real si è aperta, i miei sono stati bravi a colpirla».
Non solo. Sono stati bravi in difesa.
E ci voleva, dopo i (quasi) cento incassati a Pesaro e a Fabriano: «Ma in Eurolega quei cali di tensione non c'erano mai stati».
Segno questo che più o meno inconsciamente la squadra ha scelto: se arriva il momento di tirare i remi in barca, meglio farlo in campionato.
Il Real ha chiuso con 58 punti, il suo minimo storico in casa, il massimo della gioia per un cultore della difesa qual è Messina: «La partita si è spaccata nel terzo quarto, quando è vero che abbiamo fatto bene i tiri che dovevamo fare; ma sempre in quei minuti abbiamo raggiunto un'intensità difensiva eccellente. Una vittoria tutto sommato importante, perché la squadra se la è costruita con calma e attraverso le scelte giuste. Vincere a Madrid, poi, è sempre un grande onore».
Non è arrivato Madrigali, il presidente e ha lasciato che a godersi questo successo, insolito nelle proporzioni, fosse il coach che ha voglia di chiudere con il recente passato: «No, basta commenti su quella storia. Ormai è acqua passata. Il futuro è il derby con la Fortitudo. Una sfida che conta per mille e un motivo. E tornando alla Kinder va detto che la squadra non stava attravversando un momento eccezionale, soprattutto dal punto di vista fisico. E neppure stava difendendo troppo bene.
Qui abbiamo reagito a tutti e due i problemi: perché abbiamo difeso bene e se non stai bene, non ci riesci».
s. b.
Per la sua Kinder c'era l'esame di maturità da sostenere: «E' andata bene, abbiamo giocato con calma e con saggezza, aspettando che la partita ci mettesse nelle condizioni migliori per affondare i colpi. Quando la difesa del Real si è aperta, i miei sono stati bravi a colpirla».
Non solo. Sono stati bravi in difesa.
E ci voleva, dopo i (quasi) cento incassati a Pesaro e a Fabriano: «Ma in Eurolega quei cali di tensione non c'erano mai stati».
Segno questo che più o meno inconsciamente la squadra ha scelto: se arriva il momento di tirare i remi in barca, meglio farlo in campionato.
Il Real ha chiuso con 58 punti, il suo minimo storico in casa, il massimo della gioia per un cultore della difesa qual è Messina: «La partita si è spaccata nel terzo quarto, quando è vero che abbiamo fatto bene i tiri che dovevamo fare; ma sempre in quei minuti abbiamo raggiunto un'intensità difensiva eccellente. Una vittoria tutto sommato importante, perché la squadra se la è costruita con calma e attraverso le scelte giuste. Vincere a Madrid, poi, è sempre un grande onore».
Non è arrivato Madrigali, il presidente e ha lasciato che a godersi questo successo, insolito nelle proporzioni, fosse il coach che ha voglia di chiudere con il recente passato: «No, basta commenti su quella storia. Ormai è acqua passata. Il futuro è il derby con la Fortitudo. Una sfida che conta per mille e un motivo. E tornando alla Kinder va detto che la squadra non stava attravversando un momento eccezionale, soprattutto dal punto di vista fisico. E neppure stava difendendo troppo bene.
Qui abbiamo reagito a tutti e due i problemi: perché abbiamo difeso bene e se non stai bene, non ci riesci».
s. b.
Fonte: Il Resto del Carlino