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I quattro moschettieri biancorossi

PESARO – Come finiva il più celebre romanzo dell’Ottocento? Con la celebrazione del famoso matrimonio che “non s’aveva da fare"! Ma dopo che ne è stato degli ex “promessi sposi"? Sarà andato bene il menage coniugale? Manzoni prudentemente non ce lo dice. E vi ricordate com’era finito invece il più celebre romanzo di inizio Duemila, ovvero “L’enigma del quarto lungo" (Scavolini editore)? Altrettanto bene, col clamoroso colpo di scena dell’ultima pagina: il ritorno del figliol prodigo DeMarco Johnson! Ma poi, com’è proseguita la storia? In questo caso lo sappiamo: con un altro rovesciamento di fronte che giustificherebbe una seconda edizione, diciamo un “Quarto lungo 2: la vendetta". La vendetta, sia detto bonariamente, di Joseph Blair rispetto al “salvatore della patria" DMJ. Se il settore lunghi della Scavolini ha acquistato consistenza lo si deve non solo al reinserimento di Johnson, ma anche alla crescita esponenziale di Blair, diventato il giocatore più produttivo della squadra insieme a Melvin Booker (con 12 punti e 9 rimbalzi di media e il 61% al tiro), il secondo miglior rimbalzista del campionato alle spalle di Chiacig e tra i primissimi dell’Eurolega. Il Blair degli ultimi mesi, grazie alle continue “doppie doppie" (punti e rimbalzi a due cifre), si è riconquistato il posto in Europa e ha assicurato alla Scavolini una supremazia ai rimbalzi pressoché costante. In campionato, la coppia con DeMarco ha funzionato. Semmai chi ha avuto qualche problema, negli ultimi mesi, è stato proprio DMJ, che non sempre è riuscito a ripetere le gesta dello scorso anno, chiudendo tuttavia la regular season con una media di 15 punti e 6 rimbalzi (e il 50% al tiro). In questo bailamme di cambiamenti è stupefacente che il buon Marko Tusek abbia giocato gli stessi identici (fino alla virgola!) minuti a partita dell’anno scorso: 23,9. L’arrivo di Blair e poi il ritorno di DMJ non gli hanno tolto il minimo spazio, se non... 1 punto e 1 rimbalzo di media: da 11 e 6 a 10 e 5. E Michele Maggioli? E’ passato da 18 a 15 minuti (nonché da 6 punti e 4 rimbalzi a... 5 e 4, migliorando però le sue percentuali dal 49 al 54%) in campionato, dove più ha pesato la doppia concorrenza americana; se poi si tiene conto del guaio al ginocchio che da tempo lo inchioda alla panchina, non pare (statistiche alla mano) un sacrificio così drastico. Quattro moschettieri sotto canestro sono insomma un numero perfetto per le guerre del Re Sole biancorosso.
Giancarlo Iacchini
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