OTTOMILA anime per quattro fedi nello stesso palasport, la macchia bianconera e quella gialla del Maccabi, pare, più ampie del cromatismo dei due verdi all´opposizione, trevigiano ed ateniese, la Final Four comincia finalmente stasera, nel ventre di Casalecchio, per finirvi domenica.
Il quartetto, s´è già detto molte volte, è fatto delle squadre migliori: sennò non sarebbero qui, ovvio, dopo una selezione di venti partite ciascuna. Maccabi-Panathinaikos fu finale a Salonicco due anni fa, e replicata pure l´anno scorso a Parigi, atto decisivo della mezza Coppa Campioni rimasta in ambito Fiba. Kinder-Benetton ha altri profumi forti, e magari anche aspri, per nasi nostrani, essendo stata tre volte, quest´anno, maledetta per Messina. Rispetto all´ultima edizione, avrà perfino due pezzi in più: Granger di qua, Bell di là. Eppure, Messina indica in Nicola e Pittis, i più navigati della Benetton, i giocatori avversari che teme di più. Càpita di pensare che partite secche si diano più facilmente a chi più ne ha maneggiate.
Ma il vero quiz tecnico del coach bianconero è il disinnescamento di Edney, per il quale sono rimaste in Virtus solo marcature alte, una volta dismessa l´opzione Abbio. Edney toccherà molto a Jaric e a Rigaudeau, che dovranno tenerne le penetrazioni senza giovarsi di troppi aiuti. O il piccolo Tyus va nell´imbuto interno, dove la banda bolognese conta di avere, per la prima volta vera, il dissuasore Griffith; o la cosa da evitare è lasciar soli i tiratori: i 30 punti di Chikalkin nell´ultima sfida sono un ricordo bruciante, e un monito scolpito. Poi, si sa, nella Benetton sono tutti tiratori e stendere la coperta su tutti i lati del campo diventa difficile.
Ma che sia solo una partita di controgioco e di colpi parati è l´assunto che Messina è chiamato a smentire, con la forza di braccia e gambe dei suoi. Pure la Kinder deve puntare sull´attacco e su una capacità di dilatarlo a tutto campo, rafforzata negli ultimi match dalle virtù distributive di Griffith: in un gioco bilanciato, che non obblighi Ginobili a colpire troppo spesso, la squadra ha dato il meglio di sé, Ginobili compreso.
Kinder-Benetton chiuderanno il cartellone serale di un kolossal che ha attirato qui ben 45 osservatori Nba accreditati. Prima, intanto, si saranno viste Panathinaikos e Maccabi, dalle 18. Il pubblico dovrà arrivare entro le 17.45 e farà bene a valutare che la complessità delle operazioni di ingresso non consentirà di piombare lì all´ultimo secondo. Il Maccabi ha allungato ieri le mani sul pronostico, dicendo che sarebbe bello assegnare la coppa della riunificazione Fiba-Uleb tra chi, lo scorso anno, s´impose nelle due mezze. Maccabi evoca pure nel tifo bianconero il ricordo lontano e beffardo di Strasburgo ´81, quando la Virtus perse all´ultimo fischio. Se ne riparlerà, magari, se questa sarà la finale. Intanto, se stasera vincerà davvero Tel Aviv, sarà dura festeggiare per i suoi tifosi, perché appena finita la partita comincerà il sabato ebraico che vieta qualsiasi attività. E gli osservanti, raccontano, torneranno perfino in albergo a piedi. Ovviamente scortati.
Walter Fuochi
Il quartetto, s´è già detto molte volte, è fatto delle squadre migliori: sennò non sarebbero qui, ovvio, dopo una selezione di venti partite ciascuna. Maccabi-Panathinaikos fu finale a Salonicco due anni fa, e replicata pure l´anno scorso a Parigi, atto decisivo della mezza Coppa Campioni rimasta in ambito Fiba. Kinder-Benetton ha altri profumi forti, e magari anche aspri, per nasi nostrani, essendo stata tre volte, quest´anno, maledetta per Messina. Rispetto all´ultima edizione, avrà perfino due pezzi in più: Granger di qua, Bell di là. Eppure, Messina indica in Nicola e Pittis, i più navigati della Benetton, i giocatori avversari che teme di più. Càpita di pensare che partite secche si diano più facilmente a chi più ne ha maneggiate.
Ma il vero quiz tecnico del coach bianconero è il disinnescamento di Edney, per il quale sono rimaste in Virtus solo marcature alte, una volta dismessa l´opzione Abbio. Edney toccherà molto a Jaric e a Rigaudeau, che dovranno tenerne le penetrazioni senza giovarsi di troppi aiuti. O il piccolo Tyus va nell´imbuto interno, dove la banda bolognese conta di avere, per la prima volta vera, il dissuasore Griffith; o la cosa da evitare è lasciar soli i tiratori: i 30 punti di Chikalkin nell´ultima sfida sono un ricordo bruciante, e un monito scolpito. Poi, si sa, nella Benetton sono tutti tiratori e stendere la coperta su tutti i lati del campo diventa difficile.
Ma che sia solo una partita di controgioco e di colpi parati è l´assunto che Messina è chiamato a smentire, con la forza di braccia e gambe dei suoi. Pure la Kinder deve puntare sull´attacco e su una capacità di dilatarlo a tutto campo, rafforzata negli ultimi match dalle virtù distributive di Griffith: in un gioco bilanciato, che non obblighi Ginobili a colpire troppo spesso, la squadra ha dato il meglio di sé, Ginobili compreso.
Kinder-Benetton chiuderanno il cartellone serale di un kolossal che ha attirato qui ben 45 osservatori Nba accreditati. Prima, intanto, si saranno viste Panathinaikos e Maccabi, dalle 18. Il pubblico dovrà arrivare entro le 17.45 e farà bene a valutare che la complessità delle operazioni di ingresso non consentirà di piombare lì all´ultimo secondo. Il Maccabi ha allungato ieri le mani sul pronostico, dicendo che sarebbe bello assegnare la coppa della riunificazione Fiba-Uleb tra chi, lo scorso anno, s´impose nelle due mezze. Maccabi evoca pure nel tifo bianconero il ricordo lontano e beffardo di Strasburgo ´81, quando la Virtus perse all´ultimo fischio. Se ne riparlerà, magari, se questa sarà la finale. Intanto, se stasera vincerà davvero Tel Aviv, sarà dura festeggiare per i suoi tifosi, perché appena finita la partita comincerà il sabato ebraico che vieta qualsiasi attività. E gli osservanti, raccontano, torneranno perfino in albergo a piedi. Ovviamente scortati.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica