SIENA — Coach Ataman la sa lunga. Visto che ormai l'unico modo per conquistare l'Eurolega è quello di vincere lo scudetto, due sere fa in piazza del Campo ha innalzato l'obiettivo finale della stagione biancoverde. Dalla finale siamo passati al titolo. E come biasimarlo.
La Saporta non è stata soltanto la prima coppa europea vinta dalla Mens Sana, ma anche il primo successo continentale dell'eclettico coach turco. A questo punto la cosa migliore da fare è cavalcare questo successo per riscaldare ulteriormente gli animi dei tifosi, già entusiasti per la vittoria di Lione, ma vogliosi di altri risultati eccellenti nei play off.
Tutto l'ambiente biancoverde sta vivendo un momento di grande euforia ed Ataman dovrà essere in grado di trasformarla in motivazioni, carattere, decisione. Ormai dal punto di vista tecnico i giochi sono fatti.
Se un particolare tipo di difesa o di movimento offensivo ancora non funziona (e a dire la verità se ci sono, sono davvero pochi) certo non c'è tempo per studiarlo, sezionarlo e sistemarlo.
Nei play off è tutta una questione di testa. Una squadra vincente, d'altronde, si vede nei momenti clou. La sconfitta di Coppa Italia contro la Kinder è stata una lezione che la Mens Sana ha fatto propria, utilizzandola per preparare le partite importanti come la finale di Lione.
Se Ataman parla quindi di scudetto ed i tifosi rispondono con il coro più ambito («Vinceremo il tricolor»), perché non credergli.
Se Naumoski dovesse poi giocare come a Lione, allora Siena si ritroverebbe in squadra un giocatore in più. E che giocatore. Uno in grado di vincere le partite da solo o, comunque, capace di guidare la squadra, di convogliare molte responsabilità sulle proprie spalle alleggerendo quindi quelle dei compagni.
Non è un caso se Tolbert ha giocato un terzo quarto stellare proprio quando l'inerzia era a favore dei senesi e quando il macedone stava giocando come aveva saputo fare prima di dire momentaneamente addio al basket.
Insomma, parlare di presupposti positivi potrebbe essere banale. Alla squadra il compito di trasformare il «potrebbe essere» con «è stato».
«La prima finale l'abbiamo persa all'ultimo secondo dopo un supplementare, la seconda l'abbiamo vinta, la terza vogliamo giocarla»: con queste parole, pronunciate da Ataman di fronte agli ultras esultanti, come non infiammare i sostenitori della Mens Sana, che hanno avuto in Piazza del Campo anche l'«abbraccio» di tifosi come il presidente del Monte dei Paschi Fabrizi, il sindaco Cenni, il presidente della Fondazione, Mussari, anche loro ansiosi di assaporare altre vittorie?
Federico Cappelli
La Saporta non è stata soltanto la prima coppa europea vinta dalla Mens Sana, ma anche il primo successo continentale dell'eclettico coach turco. A questo punto la cosa migliore da fare è cavalcare questo successo per riscaldare ulteriormente gli animi dei tifosi, già entusiasti per la vittoria di Lione, ma vogliosi di altri risultati eccellenti nei play off.
Tutto l'ambiente biancoverde sta vivendo un momento di grande euforia ed Ataman dovrà essere in grado di trasformarla in motivazioni, carattere, decisione. Ormai dal punto di vista tecnico i giochi sono fatti.
Se un particolare tipo di difesa o di movimento offensivo ancora non funziona (e a dire la verità se ci sono, sono davvero pochi) certo non c'è tempo per studiarlo, sezionarlo e sistemarlo.
Nei play off è tutta una questione di testa. Una squadra vincente, d'altronde, si vede nei momenti clou. La sconfitta di Coppa Italia contro la Kinder è stata una lezione che la Mens Sana ha fatto propria, utilizzandola per preparare le partite importanti come la finale di Lione.
Se Ataman parla quindi di scudetto ed i tifosi rispondono con il coro più ambito («Vinceremo il tricolor»), perché non credergli.
Se Naumoski dovesse poi giocare come a Lione, allora Siena si ritroverebbe in squadra un giocatore in più. E che giocatore. Uno in grado di vincere le partite da solo o, comunque, capace di guidare la squadra, di convogliare molte responsabilità sulle proprie spalle alleggerendo quindi quelle dei compagni.
Non è un caso se Tolbert ha giocato un terzo quarto stellare proprio quando l'inerzia era a favore dei senesi e quando il macedone stava giocando come aveva saputo fare prima di dire momentaneamente addio al basket.
Insomma, parlare di presupposti positivi potrebbe essere banale. Alla squadra il compito di trasformare il «potrebbe essere» con «è stato».
«La prima finale l'abbiamo persa all'ultimo secondo dopo un supplementare, la seconda l'abbiamo vinta, la terza vogliamo giocarla»: con queste parole, pronunciate da Ataman di fronte agli ultras esultanti, come non infiammare i sostenitori della Mens Sana, che hanno avuto in Piazza del Campo anche l'«abbraccio» di tifosi come il presidente del Monte dei Paschi Fabrizi, il sindaco Cenni, il presidente della Fondazione, Mussari, anche loro ansiosi di assaporare altre vittorie?
Federico Cappelli