BOLOGNA - Soprannome non ufficiale, più che altro per una questione di assonanza con il cognome: Paperoga. Ma del papero di Walt Disney che combina disastri, Dejan Bodiroga ha poco o nulla: nei pasticci non mette se stesso, semmai gli avversari. E anche se ha le movenze felpate della Pantera Rosa, l’altro personaggio dei fumetti «scomodato» per lui, è tutt’altro che inconcludente: chiedere al Maccabi, che si è giocato l’Europa dei canestri quando Dejan ha fiutato il momento della verità e ha condotto il Panathinaikos in finale. Dato che aveva fatto la stessa cosa lo scorso settembre a Istanbul, quando la Jugoslavia spense le pretese della Turchia nei campionati continentali, viene da domandargli: come fa un campione a capire qual è il «timing» giusto per imprimere la svolta? Bodiroga sgrana gli occhi, cerca un segreto in se stesso e scopre di non averne: «È tutto molto semplice e naturale: cerchi di esprimerti sempre al "top" e fai leva sull’esperienza. Dopo tutte le finali che ho giocato...» Stasera la Kinder, secondo Ettore Messina condannata «ad avere il desiderio di conquistare qualcosa di nuovo per non cadere nella sindrome da riconferma», se lo troverà di fronte in tutta la sua pericolosa «felinità» (da pantera autentica, mica rosa). E non è indispensabile essere scienziati del basket per afferrare che nella leadership di Dejan da arginare sta la chiave della partita che Bologna dovrà giocare. Messina Lo sa: «Bodiroga ha una dote su tutte: la capacità di trasmettere ai compagni il suo atteggiamento positivo. Se interrompi quel flusso di energia, sei a buon punto».
Da buon jugoslavo, poi, Dejan non contempla la parola sconfitta nel vocabolario. Kinder favorita? Sorriso educato, ma pur sempre sorriso. Panathinaikos destinato a soffrire contro i maciste piazzati da Bologna sotto i tabelloni? «Questo si affermava di noi anche contro il Maccabi...» Come dire: ricordatevi di quel che è capitato poi. Vero: Obradovic s’è inventato una strepitosa partita con i quattro «piccoli», Bodiroga ha ricamato magie e «puf», i lunghi di Tel Aviv sono stati esclusi dalle trame. Disattivati come computer in cortocircuito. «Anche noi abbiamo tante facce vincenti e un atteggiamento costruttivo; come la Virtus abbiamo avuto una continuità formidabile, in questi anni».
Crudele trovarsi di fronte un’italiana, vero Dejan? Sospiro: «Certo, ma così va la vita». Attenzione al numero 10 biancoverde: se la Kinder perde la sua targa, sono guai.
Flavio Vanetti
Da buon jugoslavo, poi, Dejan non contempla la parola sconfitta nel vocabolario. Kinder favorita? Sorriso educato, ma pur sempre sorriso. Panathinaikos destinato a soffrire contro i maciste piazzati da Bologna sotto i tabelloni? «Questo si affermava di noi anche contro il Maccabi...» Come dire: ricordatevi di quel che è capitato poi. Vero: Obradovic s’è inventato una strepitosa partita con i quattro «piccoli», Bodiroga ha ricamato magie e «puf», i lunghi di Tel Aviv sono stati esclusi dalle trame. Disattivati come computer in cortocircuito. «Anche noi abbiamo tante facce vincenti e un atteggiamento costruttivo; come la Virtus abbiamo avuto una continuità formidabile, in questi anni».
Crudele trovarsi di fronte un’italiana, vero Dejan? Sospiro: «Certo, ma così va la vita». Attenzione al numero 10 biancoverde: se la Kinder perde la sua targa, sono guai.
Flavio Vanetti