TREVISO. L'unica consolazione è che, a Casalecchio, a differenza del 24 aprile al Paladozza, ha vinto la squadra migliore e quella chiaramente favorita (con buona pace di Ettore Messina), quantomeno per il fatto di giocare in casa propria, ma anche più completa e fisicamente strapotente. Nelle tre vittorie precedenti contro la Virtus, la Benetton non aveva mai affrontato un Rashard Griffith così in condizione, a conferma che se la Kinder non riesce a mostrare i muscoli sotto canestro diventa vulnerabile.
Quando li mostra, è un'altra musica: a certi livelli le gare le vinci specialmente nelle due aree, non dal perimetro. Ad ogni modo Treviso (intesa come società, giocatori, tifosi) deve solo essere orgogliosa di aver partecipato allo spettacolare showdown della seconda manifestazione di basket dopo l'Nba, ammirata da mezzo mondo, unica a tentare di portare qualche agile novità nel basket possente e massiccio delle supercorazzate europee. Poi, chiaro, anche il giorno dopo resta il dispiacere di aver giocato meglio per mezzora e di aver rovinato tutto in quei 4'35" dell'ultimo quarto, quando la Virtus ha piazzato il suo 12-0. «Sì, lì sicuramente ci è mancato qualcosa - è l'analisi di Jorge Garbajosa - è la lezione che ci viene da una partita come quella e che dovremo tenere presente per altre gare simili. Sappiamo bene che quando giochiamo muovendo la palla e difendiamo tutti assieme siamo una squadra davvero forte, in caso contrario, possiamo perdere contro qualsiasi avversario». I cali nell'ultimo quarto ormai sono diventati una regola e sono costati la regular season. D'Antoni, nella sua analisi, ha detto una cosa molto chiara: quando i suoi giocatori sentono la stanchezza, tendono ad andare sopra le righe (uno fra tutti: Edney) ed a voler risolvere la faccenda da soli, senza avere un po' di pazienza. «Sono completamente d'accordo con Mike - fa lo spagnolo - nel momento in cui la Kinder ha cominciato a picchiare un po' di più in difesa ci siamo disuniti, tenendo troppo la palla in mano. Questo è il problema che nasce giocando contro una squadra come quella e, lo ripeto, è la lezione di cui dovremo ricordarci nei play off».
Però, voi avete delle caratteristiche ben precise, non potrete mai fare la pallacanestro tipica della Virtus. «Qualcosa si può sempre apprendere, l'esperienza serve. In campionato, contro squadre che non si chiamano Kinder o Panathinaikos o Maccabi, possiamo tranquillamente giocare alla nostra maniera, ma nelle finali bisognerà adeguarci, senza perdere del tutto le nostre caratteristiche. Capisco che non sarà facile, altrimenti ci riuscirebbero tutti». Prima della ripresa delle ostilità passeranno un paio di settimane, la Benetton sabato prossimo avrà uno scrimmage contro la Skipper e, nel frattempo, conoscerà il suo avversario dei quarti di finale, Trieste o Varese, e domani si rivedrà in palestra. «Adesso abbiamo qualche giorno per riposare un po' - conclude il «Garba» - ma, quando torneremo a giocare, dovremo farci trovare pronti al 100 per cento: Metis o Coop che sia, ci toccherà un avversario da non sottovalutare».
(si. fo.)
Quando li mostra, è un'altra musica: a certi livelli le gare le vinci specialmente nelle due aree, non dal perimetro. Ad ogni modo Treviso (intesa come società, giocatori, tifosi) deve solo essere orgogliosa di aver partecipato allo spettacolare showdown della seconda manifestazione di basket dopo l'Nba, ammirata da mezzo mondo, unica a tentare di portare qualche agile novità nel basket possente e massiccio delle supercorazzate europee. Poi, chiaro, anche il giorno dopo resta il dispiacere di aver giocato meglio per mezzora e di aver rovinato tutto in quei 4'35" dell'ultimo quarto, quando la Virtus ha piazzato il suo 12-0. «Sì, lì sicuramente ci è mancato qualcosa - è l'analisi di Jorge Garbajosa - è la lezione che ci viene da una partita come quella e che dovremo tenere presente per altre gare simili. Sappiamo bene che quando giochiamo muovendo la palla e difendiamo tutti assieme siamo una squadra davvero forte, in caso contrario, possiamo perdere contro qualsiasi avversario». I cali nell'ultimo quarto ormai sono diventati una regola e sono costati la regular season. D'Antoni, nella sua analisi, ha detto una cosa molto chiara: quando i suoi giocatori sentono la stanchezza, tendono ad andare sopra le righe (uno fra tutti: Edney) ed a voler risolvere la faccenda da soli, senza avere un po' di pazienza. «Sono completamente d'accordo con Mike - fa lo spagnolo - nel momento in cui la Kinder ha cominciato a picchiare un po' di più in difesa ci siamo disuniti, tenendo troppo la palla in mano. Questo è il problema che nasce giocando contro una squadra come quella e, lo ripeto, è la lezione di cui dovremo ricordarci nei play off».
Però, voi avete delle caratteristiche ben precise, non potrete mai fare la pallacanestro tipica della Virtus. «Qualcosa si può sempre apprendere, l'esperienza serve. In campionato, contro squadre che non si chiamano Kinder o Panathinaikos o Maccabi, possiamo tranquillamente giocare alla nostra maniera, ma nelle finali bisognerà adeguarci, senza perdere del tutto le nostre caratteristiche. Capisco che non sarà facile, altrimenti ci riuscirebbero tutti». Prima della ripresa delle ostilità passeranno un paio di settimane, la Benetton sabato prossimo avrà uno scrimmage contro la Skipper e, nel frattempo, conoscerà il suo avversario dei quarti di finale, Trieste o Varese, e domani si rivedrà in palestra. «Adesso abbiamo qualche giorno per riposare un po' - conclude il «Garba» - ma, quando torneremo a giocare, dovremo farci trovare pronti al 100 per cento: Metis o Coop che sia, ci toccherà un avversario da non sottovalutare».
(si. fo.)