BOLOGNA – Dentro la sua arena, il PalaMalaguti, stasera la Kinder (ore 20.30) si giocherà contro il Panathinaikos la finale di Eurolega: sarebbe la terza, dopo quelle vinte nel '98, alla Final Four di Barcellona, e dell' anno passato, quando però fu una serie di play-off ad aggiudicare il titolo continentale. Male andò invece nel '99 a Monaco e nell'81 a Strasburgo. «La cosa più importante sarà recuperare le energie mentali - ha detto Ettore Messina - più di quelle fisiche. Poi il Panathinaikos ci offrirà problemi tattici diversi dalla Benetton che appena ha un buon tiro, lo prende, mentre i greci vanno sempre alla ricerca del miglior tiro possibile, tenendoti in difesa per 21-23 secondi. Anche se poi in sfide del genere contano pure i duelli dei singoli». Fra i greci il «pericolo pubblico numero uno», come ha sottolineato lo stesso tecnico della Virtus, sarà Dejan Bodiroga (26 punti contro il Maccabi): «Dobbiamo trovare una buona marcatura su di lui, anche se non ho ancora deciso. È un giocatore di grande personalità, un gentleman, che ha grande fiducia nei suoi mezzi e che dà sicurezza ai compagni». Si annuncia una bell' incrocio anche fra i tecnici, due fra i più vincenti d'Europa: Messina è alla sua quinta finale europea filata, Zelimir Obradovic è l' unico ad aver vinto quattro Eurolega con quattro squadre diverse (Partizan nel '92, Badalona nel '94, Real Madrid nel '95 e Panathinaikos nel 2000). Il duello dialettico è cominciato in conferenza stampa, ma con ironia e senza alcuna tensione: «Loro giocano nella loro palestra - ha detto l' allenatore del Panathinaikos - e se uno gioca in casa e si chiama Kinder è favorito. Se andiamo nella piazza qui davanti e chiediamo a 100 persone chi è la favorita per la finale, in 105 rispondono Virtus». Risposta di Messina: «Venendo qui ho incontrato due signori vestiti di verde (il colore del Panathinaikos) che invece mi hanno detto il contrario. Si vede che sono gli unici due che non ha visto Zelimir». Il collega ha chiuso sorridendo: «Erano di Treviso», che ha lo stesso colore e che è stata eliminata in semifinale dalla Virtus. Obradovic, sempre con il sorriso sulle labbra, s'è poi preso una piccola rivincita: «Tutti dicono che il basket è cambiato, che si gioca più veloce, mentre Obradovic gioca un basket lento. Beh, dieci anni fa ho fatto la mia prima Final Four e oggi sono ancora qui. Allora, grazie». Lo stesso Messina ha elogiato l' avversario: «Dicono che io e Zele siamo monotoni e contro il Maccabi lui si è inventato una partita con quattro piccoli. E' pericoloso, più di un serpente a sonagli. Quest' anno gli ho visto fare altre cose nuove per lui: ed è una cosa bella quando uno che ha vinto tanto si mette in discussione». In semifinale per esempio, il Panathinaikos, ancora parole di Messina, «ha tolto al Maccabi tutto il gioco interno, cancellando la presunta supremazia degli israeliani sotto canestro. Così la presunzione è rimasta tale». La sfida potrebbe ripetersi in finale, visto che pure la Kinder c'è arrivata facendo leva sui suoi pivot nel momento decisivo. Ma la finale potrebbero pure risolverla i singoli perchè di campioni, da una e dall'altra parte, ce ne sono parecchi.