PESARO – “Bomba o non bomba, arriveremo a Roma!", cantava un tempo Venditti. La Scavolini, che casomai deve arrivare a... Bologna (cioè ai quarti di finale) non può dire altrettanto: per lei il tiro da tre è assolutamente indispensabile per farsi strada nei play off.
Un’arma irrinunciabile per come è congegnata la squadra, che per esplicita e frequente ammissione dello stesso coach conta moltissimo sul tiro da fuori, anche per aprire più spazi ai lunghi.
E vale anche l’inverso: una maggior pericolosità da sotto – ad esempio con il ritorno di Johnson, la grande crescita di Blair degli ultimi due mesi ed alcuni accorgimenti tattici introdotti recentemente da Pillastrini – può tirare da quella parte la coperta delle difese avversarie, scoprendole sul fronte esterno e facilitando la mira delle guardie pesaresi.
Ogni tre tiri della Scavolini, uno viene effettuato da oltre l’arco dei 6,25.
Anzi, per l’esattezza la percentuale di “bombe" tentate è salita quest’anno al 37%, rispetto al 30 dello scorso anno.
Dopo 36 gare, sono già 808 le conclusioni da tre, rispetto alle 802 della precedente stagione, play off compresi (6 gare in più); 312 i canestri, contro i 315 di un anno fa.
Ciò significa, a parte la sorprendente analogia delle cifre (l’avevamo detto che c’è una regia occulta dietro le statistiche biancorosse!), che le percentuali nel tiro “pesante" sono calate, sia pure di poco: dal 39,1 al 38,6%. Insomma, si tira da tre molto di più, ma con una precisione leggermente inferiore.
E contro le difese superaggressive che girano nei play off, migliorare queste cifre non sarà facile, a meno che non si scatenino i... “serial killer" di cui la Scavolini dispone: i Middleton, i Beric o i Traina che, se trovano l’ispirazione e cominciano a crivellare il canestro, potrebbero non smetterla più.
Giancarlo Iacchini
Un’arma irrinunciabile per come è congegnata la squadra, che per esplicita e frequente ammissione dello stesso coach conta moltissimo sul tiro da fuori, anche per aprire più spazi ai lunghi.
E vale anche l’inverso: una maggior pericolosità da sotto – ad esempio con il ritorno di Johnson, la grande crescita di Blair degli ultimi due mesi ed alcuni accorgimenti tattici introdotti recentemente da Pillastrini – può tirare da quella parte la coperta delle difese avversarie, scoprendole sul fronte esterno e facilitando la mira delle guardie pesaresi.
Ogni tre tiri della Scavolini, uno viene effettuato da oltre l’arco dei 6,25.
Anzi, per l’esattezza la percentuale di “bombe" tentate è salita quest’anno al 37%, rispetto al 30 dello scorso anno.
Dopo 36 gare, sono già 808 le conclusioni da tre, rispetto alle 802 della precedente stagione, play off compresi (6 gare in più); 312 i canestri, contro i 315 di un anno fa.
Ciò significa, a parte la sorprendente analogia delle cifre (l’avevamo detto che c’è una regia occulta dietro le statistiche biancorosse!), che le percentuali nel tiro “pesante" sono calate, sia pure di poco: dal 39,1 al 38,6%. Insomma, si tira da tre molto di più, ma con una precisione leggermente inferiore.
E contro le difese superaggressive che girano nei play off, migliorare queste cifre non sarà facile, a meno che non si scatenino i... “serial killer" di cui la Scavolini dispone: i Middleton, i Beric o i Traina che, se trovano l’ispirazione e cominciano a crivellare il canestro, potrebbero non smetterla più.
Giancarlo Iacchini