LA lotta è tra dinastie: e se la Virtus è stata sempre protagonista, e farà stasera la sua quinta finale europea consecutiva, pure il Panathinaikos, esploso negli anni ´90, è alla sua terza di fila: nel 2000 vinse il titolo sul Maccabi, nel 2001 glielo cedette, ed era la mezza Coppa Campioni targata Fiba.
Obradovic ha dominato l´incontro con gli israeliani, tenendo sempre il pallino contro una rivale accreditata di maggior talento. E alla fine ha avuto ragione lui, togliendosi soddisfazioni e sassolini. «Dal ´92, quando vinsi la prima coppa con Danilovic e Djordjevic, il basket è cambiato profondamente. Le regole, i giocatori, naturalmente le squadre. Si diceva in quegli anni che le mie squadre giocavano lento. Io ho vinto ancora e sono ancora qua. Che devo dire: grazie di tutto...». Obradovic scherza, sa che a dirigere i giochi è lui, come Messina sull´altra sponda, senza però esagerati egocentrismi. «Tutte le finali che ho giocato sono state per merito degli uomini che ho avuto. Le loro capacità mi hanno portato lì».
E questa? «Siamo arrivati noi e la Virtus. Forse tutto il mondo si aspettava che fossero proprio queste le protagoniste, ma erano stati fatti anche altri nomi. E´ facile dirci bravi ora. Abbiamo passato infortuni, crisi e adesso ci siamo. I nostri ultimi tre anni, come percorso, sono simili a quelli della Virtus». Eccoci al dunque. «Si gioca al PalaMalaguti, il loro impianto. La Kinder ne conosce ogni angolo e poi... è quella squadra che conosciamo tutti. Per questo è la favorita».
Il piano, allora, quale sarà, sempre in scia? «La semifinale è stata interpretata perfettamente dal primo all´ultimo minuto da tutti i miei giocatori. Gente come Kutluay e Mulaomerovic, abituata a prendersi certe responsabilità, s´è adattata a ruoli diversi. Ci meritiamo la finale per come abbiamo giocato. Faremo il possibile fino in fondo».
Per l´albo d´oro, è la prima finale tra Panathinaikos e Kinder: nessuna delle due, inoltre, era mai stata presente prima in una Final four che ospitasse l´altra. La Virtus ne ha giocate tre (Barcellona ´98, Monaco ´99, Bologna 2002), il Pana quattro. Dopo Tel Aviv ´94 e Saragozza ´95, il primo trionfo venne a Parigi ´96, con Wilkins e Vrankovic. Poi a Salonicco 2000. Il precedente più forte tra le due fu un play-off datato '94-95, quando la Kinder di Bucci perse 2-1 col Pana di Kioumourtzoglou (e Paspalj, Ekonomou, Vrankovic, Patavoukas, Yannakis): 85-68 a Bologna, 63-55 e 99-56 ad Atene. Fu il –43 che fece titolare «DeBuckler».
La Virtus gioca infine contro la cabala della Final four che dice che, fatto un derby fra squadre dello stesso paese in semifinale, la finale poi boccia la sopravvissuta. E´ successo quattro volte (e a Monaco ´99 lo pagò proprio la Virtus, passata oltre la Fortitudo, ma stesa poi dallo Zalgiris. In controtendenza (apparente) ci sarebbe un caso solo. Tel Aviv ´94: il Badalona (di Obradovic) batte il Barcellona e trionfa sull´Olympiakos. Ma quell´anno la cabala non valeva perché di là c´erano Olympiakos e Panathinaikos, a loro volta due greche.
Francesco Forni
Obradovic ha dominato l´incontro con gli israeliani, tenendo sempre il pallino contro una rivale accreditata di maggior talento. E alla fine ha avuto ragione lui, togliendosi soddisfazioni e sassolini. «Dal ´92, quando vinsi la prima coppa con Danilovic e Djordjevic, il basket è cambiato profondamente. Le regole, i giocatori, naturalmente le squadre. Si diceva in quegli anni che le mie squadre giocavano lento. Io ho vinto ancora e sono ancora qua. Che devo dire: grazie di tutto...». Obradovic scherza, sa che a dirigere i giochi è lui, come Messina sull´altra sponda, senza però esagerati egocentrismi. «Tutte le finali che ho giocato sono state per merito degli uomini che ho avuto. Le loro capacità mi hanno portato lì».
E questa? «Siamo arrivati noi e la Virtus. Forse tutto il mondo si aspettava che fossero proprio queste le protagoniste, ma erano stati fatti anche altri nomi. E´ facile dirci bravi ora. Abbiamo passato infortuni, crisi e adesso ci siamo. I nostri ultimi tre anni, come percorso, sono simili a quelli della Virtus». Eccoci al dunque. «Si gioca al PalaMalaguti, il loro impianto. La Kinder ne conosce ogni angolo e poi... è quella squadra che conosciamo tutti. Per questo è la favorita».
Il piano, allora, quale sarà, sempre in scia? «La semifinale è stata interpretata perfettamente dal primo all´ultimo minuto da tutti i miei giocatori. Gente come Kutluay e Mulaomerovic, abituata a prendersi certe responsabilità, s´è adattata a ruoli diversi. Ci meritiamo la finale per come abbiamo giocato. Faremo il possibile fino in fondo».
Per l´albo d´oro, è la prima finale tra Panathinaikos e Kinder: nessuna delle due, inoltre, era mai stata presente prima in una Final four che ospitasse l´altra. La Virtus ne ha giocate tre (Barcellona ´98, Monaco ´99, Bologna 2002), il Pana quattro. Dopo Tel Aviv ´94 e Saragozza ´95, il primo trionfo venne a Parigi ´96, con Wilkins e Vrankovic. Poi a Salonicco 2000. Il precedente più forte tra le due fu un play-off datato '94-95, quando la Kinder di Bucci perse 2-1 col Pana di Kioumourtzoglou (e Paspalj, Ekonomou, Vrankovic, Patavoukas, Yannakis): 85-68 a Bologna, 63-55 e 99-56 ad Atene. Fu il –43 che fece titolare «DeBuckler».
La Virtus gioca infine contro la cabala della Final four che dice che, fatto un derby fra squadre dello stesso paese in semifinale, la finale poi boccia la sopravvissuta. E´ successo quattro volte (e a Monaco ´99 lo pagò proprio la Virtus, passata oltre la Fortitudo, ma stesa poi dallo Zalgiris. In controtendenza (apparente) ci sarebbe un caso solo. Tel Aviv ´94: il Badalona (di Obradovic) batte il Barcellona e trionfa sull´Olympiakos. Ma quell´anno la cabala non valeva perché di là c´erano Olympiakos e Panathinaikos, a loro volta due greche.
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica