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La Kinder lascia la Coppa

I greci hanno meritato, la Kinder in ansia s´è persa

I sogni muoiono, stavolta, molto prima dell´alba. C´è poca Virtus, nella notte del Panathinaikos, e quella poca non può ribaltare i giochi di una nemica che, quasi sempre, li fa meglio di lei. La Kinder sbaglia partita perché non ha forza, in attacco, per aggirare una difesa ruvida, rocciosa, fiduciosa in se stessa e nei propri progetti, pure quando l´unico attimo di gloria della Virtus (di Smodis, soprattutto) pare sommergerla in un diluvio. Non è da credere che la Kinder, su quel +14 al 18´, si sia illusa che fosse finita così presto: sapeva chi c´era di fronte, e non aveva bisogno delle prove che, di lì a poco, sarebbero arrivate. L´attacco ha tossito, la difesa s´è sfiatata su un giro di palla che, apposta, esaspera il possesso per stanare il primo sbilanciamento e l´ansia è montata in fretta. Poi, troppi hanno fallito la prova, e troppi altri, anche inediti, sono balzati al proscenio.
Bodiroga, magnifico anche se meno solista che col Maccabi, ha squarciato la difesa di Messina sia puntandola da solo sia lavorando per le allodole: se braccavano lui, chi era libero sparava in santa pace. Le percentuali hanno premiato quella scelta, e soprattutto l´ultimo quarto di Kutluay, il turco che non aveva mai vinto niente, è stato fatale (10 punti).
La Virtus ha completato il suo dissesto con le cattive letture in attacco, dove Jaric ha pilotato storto, Rigaudeau è stato travolto dalla fisicità della sfida e dal suo mirino stanco, Griffith non ha preso palla dove voleva lui e dunque non l´ha ridistribuita, anche se il suo saldo peggiore è stato la partitissima dell´impudente Papadopoulos, che dominando il terzo quarto ha ridato speme ai suoi. Con questi pezzi che cadevano poco a poco, e la fiducia nel tiro che scemava ad ogni sdeng sul ferro, la Virtus ha lo stesso sfruttato orgoglio, carattere e mestiere per non sprofondare. E se un giorno racconterà che perse una coppa sbagliando troppi liberi, non dirà certo una bugia. Ma i liberi fanno parte del gioco, e quello bianconero è stato a lungo ansimante e perdente, appena rischiarato dai 7´ impetuosi che, nel secondo quarto, l´hanno fatta decollare sul +14. 7´, appunto.
E adesso? Adesso ci sta tutto, se vorremo cominciare a capirlo da domani. L´unione fra Messina e Madrigali sarebbe stata meglio cementata con una vittoria, su questo non ci piove, e quel che si muove sui fondali, tra un paio di cordate che hanno chiesto il prezzo della società, e un paio di club (Roma in testa) che hanno chiesto a Messina cosa farà l´anno prossimo, ci sarà da intuire il seguito. Poi c´è lo scudetto, ma si gioca fra 10 giorni e c´è tempo per ogni tipo di pensieri. Quello, la Virtus dovrà vincerlo fuori. In casa, la coppa gli ha detto di no.
Walter Fuochi

Kinder 83 Panathinaikos 89
Kinder: Jaric 11, Ginobili 27, Rigaudeau 3, Smodis 23, Griffith 2, Becirovic 4, Andersen 3, Granger 10, Frosini.
Panathinakos: Mulaomerovic 6, Kutluay 22, Bodiroga 21, Alvertis 11, Middleton 10, Kalaitzis, Rogers 7, Papadopulos 12, Sanchez.
Arbitri: Betancor (Spa), Brazauskas (Lit), Arteaga (Spa).
Note: liberi: Bo 25/41, At 20/24. Da due: Bo 17/32, At 24/40. Da tre: Bo 8/23, At 7/17. Rimbalzi: Bo 30, At 33.
Fonte: La Repubblica
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