SOFFITTO plumbeo nell´antro della Kinder, non poteva essere altrimenti. Ceduto il regno e Ginobili ha lasciato lo scettro personale a Dejan: stavolta il magnifico è stato lui. «Il Panathinakos nel secondo tempo ha avuto l´abilità di mettere dei canestri davvero difficili, mentre a noi ne sono usciti troppi. Queste situazioni ti ammazzano. E senza fare troppi giri di parole, i 16 liberi che abbiamo mandato sul ferro ci hanno inchiodato. Quando il punteggio è stretto non puoi fare tanti errori. Comunque eravamo riusciti a metterli sotto di 14 e i greci non sono certo gli ultimi della classe».
Ma allora che accidenti è capitato? «Tutta la squadra è rimasta concentrata, e loro sono rientrati, come era prevedibile: non potevamo pensare di averli sommersi così. E carichi sono diventati loro, con grande efficacia. Tutti dovevamo essere in grado di reagire e invece nel secondo tempo non siamo riusciti a fare la partita che volevamo, mentre i binari giusti erano quelli altrui. E da lì non siamo più riusciti a smuoverli, hanno fatto quello che dovevano, allungando e poi resistendo bene». Una sensazione di impotenza che poche volte si è impossessata della Kinder, ma che ha paralizzato tutto. Il classico trampolino: questa è la Finale Euroleague di solito, ma per chi vince. Il chiodo che si batte è sempre quello: l´Nba per Manu adesso cosa significa? «In questo momento non riesco a pensarci...».
Chi invece ha avuto un bel po´ di tempo per meditare è stato Granger, che dopo qualche bella fiammata nella parte iniziale ha sofferto dalla panchina con i compagni il sorpasso inesorabile dei verdi. Magari un po´ di rimpianto per non aver avuto l´occasione di provarci? «No, non sono deluso per questo. Per la sconfitta molto. Ma nel secondo tempo sono entrati quelli che dovevano, quelli che si conoscevano meglio e che il coach conosceva. Tutto secondo copione». E vista da fuori, come è stata? «Abbiamo messo fuori dei tiri da sotto che non dovevano essere sbagliati, poi tutto l´impatto della gara è stato completamente diverso. Purtroppo di livello inferiore, nonostante il grande impegno fisico. Anche la difesa è stata meno efficace. È un fatto chiaro però che il Panathinakos sia cresciuto molto bene, mentre la Virtus invece ha accusato il colpo a vuoto». Allora l´Eurolega è stata più persa dalla Virtus o vinta dai greci? «Chi la porta a casa ha sempre ragione e gli va dato il merito. Ma è chiaro che non è stata la Kinder migliore e qualcosa gli abbiamo lasciato».
Dagli spogliatoi Virtus è uscito anche... Dan Peterson, che ha detto la sua. «Fino a un po´ prima dell´intervallo la Kinder ha giocato a un livello Nba, fantastico. Ma solo fino a un po´ prima: in quei pochi minuti il Pana ha provato a recuperare, c´è riuscito, limando forse anche qualche punto in più delle sue aspettative. E non puoi permettere questo a loro: non bisogna concedere ossigeno. I greci hanno avuto una possibilità e si sono attaccati a quella, vincendo una partita per loro inusuale, a punteggio alto. La storia è breve: il Panathinakos è stato più lucido in tutta la seconda parte. Bodiroga mvp senza dubbio, ma bisogna riconoscere a Papadopoulos di aver cambiato le carte in tavole. Certo, e poi ha ragione Ginobili, la Virtus ha sbagliato troppi liberi, che in occasioni come queste sono la differenza tra la vita e la morte».
Se ne vanno così i greci, con la terza Coppa dei Campioni della storia del Panathinaikos: dopo Parigi ´96 e Salonicco 2000, ecco Bologna 2002. Obradovic invece s´è intascato la quinta e bravi come lui non devono essercene davvero tanti, in giro.
Francesco Forni
Ma allora che accidenti è capitato? «Tutta la squadra è rimasta concentrata, e loro sono rientrati, come era prevedibile: non potevamo pensare di averli sommersi così. E carichi sono diventati loro, con grande efficacia. Tutti dovevamo essere in grado di reagire e invece nel secondo tempo non siamo riusciti a fare la partita che volevamo, mentre i binari giusti erano quelli altrui. E da lì non siamo più riusciti a smuoverli, hanno fatto quello che dovevano, allungando e poi resistendo bene». Una sensazione di impotenza che poche volte si è impossessata della Kinder, ma che ha paralizzato tutto. Il classico trampolino: questa è la Finale Euroleague di solito, ma per chi vince. Il chiodo che si batte è sempre quello: l´Nba per Manu adesso cosa significa? «In questo momento non riesco a pensarci...».
Chi invece ha avuto un bel po´ di tempo per meditare è stato Granger, che dopo qualche bella fiammata nella parte iniziale ha sofferto dalla panchina con i compagni il sorpasso inesorabile dei verdi. Magari un po´ di rimpianto per non aver avuto l´occasione di provarci? «No, non sono deluso per questo. Per la sconfitta molto. Ma nel secondo tempo sono entrati quelli che dovevano, quelli che si conoscevano meglio e che il coach conosceva. Tutto secondo copione». E vista da fuori, come è stata? «Abbiamo messo fuori dei tiri da sotto che non dovevano essere sbagliati, poi tutto l´impatto della gara è stato completamente diverso. Purtroppo di livello inferiore, nonostante il grande impegno fisico. Anche la difesa è stata meno efficace. È un fatto chiaro però che il Panathinakos sia cresciuto molto bene, mentre la Virtus invece ha accusato il colpo a vuoto». Allora l´Eurolega è stata più persa dalla Virtus o vinta dai greci? «Chi la porta a casa ha sempre ragione e gli va dato il merito. Ma è chiaro che non è stata la Kinder migliore e qualcosa gli abbiamo lasciato».
Dagli spogliatoi Virtus è uscito anche... Dan Peterson, che ha detto la sua. «Fino a un po´ prima dell´intervallo la Kinder ha giocato a un livello Nba, fantastico. Ma solo fino a un po´ prima: in quei pochi minuti il Pana ha provato a recuperare, c´è riuscito, limando forse anche qualche punto in più delle sue aspettative. E non puoi permettere questo a loro: non bisogna concedere ossigeno. I greci hanno avuto una possibilità e si sono attaccati a quella, vincendo una partita per loro inusuale, a punteggio alto. La storia è breve: il Panathinakos è stato più lucido in tutta la seconda parte. Bodiroga mvp senza dubbio, ma bisogna riconoscere a Papadopoulos di aver cambiato le carte in tavole. Certo, e poi ha ragione Ginobili, la Virtus ha sbagliato troppi liberi, che in occasioni come queste sono la differenza tra la vita e la morte».
Se ne vanno così i greci, con la terza Coppa dei Campioni della storia del Panathinaikos: dopo Parigi ´96 e Salonicco 2000, ecco Bologna 2002. Obradovic invece s´è intascato la quinta e bravi come lui non devono essercene davvero tanti, in giro.
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica