Queste Final Four di Eurolega sono iniziate (o finite?) con uno spettacolo cromatico di giallo-israeliano e verde-greco ma anche trevigiano, bianconero-bolognese e bordeaux spagnolo delle brave cheerleaders.
Avrei potuto anche essere già ricoverato in una clinica specialista dell'udito per aver subito, prima da parte degli israeliani, l'incitamento assordante e violento ad ogni canestro segnato; poi quello continuo-continuo alla stessa alta tonalità, per tutta la gara, dei verdi ateniesi; infine, nell'incontro tra Kinder e Benetton, quello terribile, misto ad implorazioni, "vaffa" ed esaltazione a mille, degli appassionati, oltre ogni limite, di casa, assieme agli incitamenti continui, pure loro commoventi, dei tifosi dei Colori Uniti della Marca.
Solo delusione per quest'ultimi, fantastici "supporters" dipinti sul volto, nell'ultimo tempo quando, dopo il 63-63 a chiusura della terza parte, il primo punto Benetton è arrivato solo a 5'05" dalla sirena, dopo che la Kinder aveva toccato i 75 con Anderson, troppo veloce per Marconato e troppo alto per Jorge Garbajosa, uno degli ultimi guerrieri rimasti a combattere e arresosi solo alla sirena finale.
Qualcuno dice che la Kinder ha strangolato la Benetton; qualche altro che i trevigiani sono troppo leggeri; un altro ancora che non sanno combattere (vedi la vicenda di Coppa Italia) come altre sanno fare, tirando fuori gli artigli, il mestiere e la furbizia. Io rispondo che questo non è sempre propriamente vero. Penso, invece, come la Kinder ha dimostrato, che bisogna giocare anche con il pivot, segnare qualche canestro da sotto, caricare gli avversari di falli, così come ha fatto il "nettuno nero" Griffith, nonostante l'incapacità di segnare i tiri liberi: 0 su 5 non è una bella cosa, ma anche 6 su 6 da sotto, e ripeto sotto, sono una bella dote da portare a coach Messina.
Nella Benetton, invece, vedo Marconato tirare quattro volte e una dalla lunetta, non avendo quasi mai scarichi, destinati quasi esclusivamente per gli uomini posti dietro la linea dei tre punti, dai suoi esterni. Molto probabilmente i giochi ci sono, il coach li chiama, ma ormai Marconato deve, se vuole fare qualche tiro, andare a prenderselo su rimbalzo.
Cattiva forma? Troppo in alto va, per esserlo; forse l'ingenuità nel commettere falli gratuiti; forse, non essendo un "rompi", quasi una demoralizzazione che in un "pro" non deve esistere ma dove, inconsciamente, può manifestarsi.
A fianco di questo grande avvenimento, c'è stato un altrettanto grande clinic per allenatori e addetti, con relatori Messina, Scariolo e un sempre arguto e tecnicamente avanzato Dan Peterson che, spiegando un gioco, ha definito lo schema come la masturbazione e l'attacco come il sesso! È forse per questo che giocatori e allenatori sono maggiormente propensi all'attacco?
Avrei potuto anche essere già ricoverato in una clinica specialista dell'udito per aver subito, prima da parte degli israeliani, l'incitamento assordante e violento ad ogni canestro segnato; poi quello continuo-continuo alla stessa alta tonalità, per tutta la gara, dei verdi ateniesi; infine, nell'incontro tra Kinder e Benetton, quello terribile, misto ad implorazioni, "vaffa" ed esaltazione a mille, degli appassionati, oltre ogni limite, di casa, assieme agli incitamenti continui, pure loro commoventi, dei tifosi dei Colori Uniti della Marca.
Solo delusione per quest'ultimi, fantastici "supporters" dipinti sul volto, nell'ultimo tempo quando, dopo il 63-63 a chiusura della terza parte, il primo punto Benetton è arrivato solo a 5'05" dalla sirena, dopo che la Kinder aveva toccato i 75 con Anderson, troppo veloce per Marconato e troppo alto per Jorge Garbajosa, uno degli ultimi guerrieri rimasti a combattere e arresosi solo alla sirena finale.
Qualcuno dice che la Kinder ha strangolato la Benetton; qualche altro che i trevigiani sono troppo leggeri; un altro ancora che non sanno combattere (vedi la vicenda di Coppa Italia) come altre sanno fare, tirando fuori gli artigli, il mestiere e la furbizia. Io rispondo che questo non è sempre propriamente vero. Penso, invece, come la Kinder ha dimostrato, che bisogna giocare anche con il pivot, segnare qualche canestro da sotto, caricare gli avversari di falli, così come ha fatto il "nettuno nero" Griffith, nonostante l'incapacità di segnare i tiri liberi: 0 su 5 non è una bella cosa, ma anche 6 su 6 da sotto, e ripeto sotto, sono una bella dote da portare a coach Messina.
Nella Benetton, invece, vedo Marconato tirare quattro volte e una dalla lunetta, non avendo quasi mai scarichi, destinati quasi esclusivamente per gli uomini posti dietro la linea dei tre punti, dai suoi esterni. Molto probabilmente i giochi ci sono, il coach li chiama, ma ormai Marconato deve, se vuole fare qualche tiro, andare a prenderselo su rimbalzo.
Cattiva forma? Troppo in alto va, per esserlo; forse l'ingenuità nel commettere falli gratuiti; forse, non essendo un "rompi", quasi una demoralizzazione che in un "pro" non deve esistere ma dove, inconsciamente, può manifestarsi.
A fianco di questo grande avvenimento, c'è stato un altrettanto grande clinic per allenatori e addetti, con relatori Messina, Scariolo e un sempre arguto e tecnicamente avanzato Dan Peterson che, spiegando un gioco, ha definito lo schema come la masturbazione e l'attacco come il sesso! È forse per questo che giocatori e allenatori sono maggiormente propensi all'attacco?
Fonte: Il Gazzettino