SIENA - La Mens Sana ha in bacheca la sua prima Coppa Europea, la Saporta, arrivata dopo l'esaltante finale di sei giorni fa a Lione. Quello è stato senza dubbio il picco più alto del cammino continentale, ma quale è stata la fase più nera di un'avventura a lieto fine? "Il momento non più brutto - spiega il general manager Ferdinando Minucci - ma certo più difficile è stato il viaggio in Israele per la semifinale con l'Hapoel Gerusalemme, visto che c'erano problemi di tipo extra sportivo. In quell'occasione mi sono reso conto di avere a disposizione un gruppo compatto, che si è messo totalmente nelle mani mie e della società e ho capito che eravamo pronti a tutto pur di raggiungere il massimo risultato per noi stessi, per la città e per lo sponsor, che ha investito molto su di noi".
La Fiba vi ha anche ringraziati per come vi siete comportati: un bel riconoscimento...
"Il segretario generale Stankovic lo ha fatto in due occasioni. La prima, pubblica, la mattina della finale, durante l'incontro nel municipio di Lione. La seconda, privata, il giorno dopo con una telefonata commovente, se si pensa che è arrivata da un personaggio, alla fine della sua carriera, a cui vengono riconosciuti grandi meriti nella storia del movimento cestistico europeo. Ci ha detto grazie anche per aver tolto dall'imbarazzo la Fiba, visto che, se non fossimo andati a Tel Aviv e ci avessero squalificato, sarebbe scoppiato un caso internazionale".
Quali erano le sue sensazioni a poche ore dalla finalissima? Credeva nella vittoria?
"Dopo la sconfitta a Forlì con la Kinder, dissi che dovevamo imparare a perdere per poi poter vincere, ma ad amici fidati e a mia moglie confidai di essere sicuro di portare a Siena la Saporta. Potrebbe sembrare facile dirlo adesso, soprattutto perché non faccio mai pronostici pubblicamente, ma era una sensazione forte che veniva anche dal nostro comportamento in quella partita: di Kinder in Europa ce n'è una sola e noi la avevamo quasi battuta, quindi potevamo guardare al cammino continentale con una certa fiducia".
La Mens Sana è arrivata a vincere una Coppa senza un padrone-mecenate, ma con una pubblic company, ovvero un insieme di realtà locali che portano avanti un progetto ambizioso. E' questa la formula per contrastare i colossi?
"Siena è la prova che si può fare sport a livello professionistico senza avere alle spalle persone disposte a investire denaro senza avere poi la possibilità di recuperare le cifre sborsate. Noi abbiamo fatto una scelta diversa e cerchiamo di mantenerci ai vertici con l'intervento di tutti, a cominciare dalla Polisportiva, che ha creato i presupposti affinché le istituzioni potessero svolgere il loro compito".
Un ruolo importante lo ha recitato anche il Monte dei paschi
"Senza dubbio, e penso che i risultati di questa stagione dimostrino che l'investimento della banca, intesa come ente a fine di lucro, sia stato produttivo e che possa garantire, anche per il futuro, ritorni di altissimo livello, come è giusto che prentenda uno sponsor. Guardando la rassegna stampa degli ultimi mesi, si nota come la Saporta abbia dato internazionalità al nome del Monte, un fattore che ha il suo peso per un gruppo che non opera solo in Italia".
Lo scudetto rimane un sogno difficile da concretizzare, ma il quinto posto potrebbe portare lo stesso un biglietto per l'Euroleague, viste le difficoltà di Cantù. Sarebbe una vetrina ancora più prestigiosa...
"La prospettiva ci interessa, non lo nego, ma la cosa più importante è arrivare ai massimi livelli con una squadra competitiva. Non vogliamo ripetere l'esperienza della Suproleague, per la quale non eravamo pronti: un torneo con avversarie attrezzate meglio di noi non era nei nostri programmi, ma abbiamo colto l'opportunità al volo pensando di fare cosa gradita alla città e allo sponsor, che ha comunque avuto circa 10 passaggi televisivi. Sempre che Cantù rinunci davvero, quanto accaduto lo scorso anno ci deve far riflettere se sarà il caso di prender parte all'Eurolega senza un gruppo e un progetto all'altezza. Emotivamente, darei l'adesione anche subito, ma prima dovremmo allestire un organico in grado di ben figurare sia sul fronte continentale che su quello italiano".
M.D.
La Fiba vi ha anche ringraziati per come vi siete comportati: un bel riconoscimento...
"Il segretario generale Stankovic lo ha fatto in due occasioni. La prima, pubblica, la mattina della finale, durante l'incontro nel municipio di Lione. La seconda, privata, il giorno dopo con una telefonata commovente, se si pensa che è arrivata da un personaggio, alla fine della sua carriera, a cui vengono riconosciuti grandi meriti nella storia del movimento cestistico europeo. Ci ha detto grazie anche per aver tolto dall'imbarazzo la Fiba, visto che, se non fossimo andati a Tel Aviv e ci avessero squalificato, sarebbe scoppiato un caso internazionale".
Quali erano le sue sensazioni a poche ore dalla finalissima? Credeva nella vittoria?
"Dopo la sconfitta a Forlì con la Kinder, dissi che dovevamo imparare a perdere per poi poter vincere, ma ad amici fidati e a mia moglie confidai di essere sicuro di portare a Siena la Saporta. Potrebbe sembrare facile dirlo adesso, soprattutto perché non faccio mai pronostici pubblicamente, ma era una sensazione forte che veniva anche dal nostro comportamento in quella partita: di Kinder in Europa ce n'è una sola e noi la avevamo quasi battuta, quindi potevamo guardare al cammino continentale con una certa fiducia".
La Mens Sana è arrivata a vincere una Coppa senza un padrone-mecenate, ma con una pubblic company, ovvero un insieme di realtà locali che portano avanti un progetto ambizioso. E' questa la formula per contrastare i colossi?
"Siena è la prova che si può fare sport a livello professionistico senza avere alle spalle persone disposte a investire denaro senza avere poi la possibilità di recuperare le cifre sborsate. Noi abbiamo fatto una scelta diversa e cerchiamo di mantenerci ai vertici con l'intervento di tutti, a cominciare dalla Polisportiva, che ha creato i presupposti affinché le istituzioni potessero svolgere il loro compito".
Un ruolo importante lo ha recitato anche il Monte dei paschi
"Senza dubbio, e penso che i risultati di questa stagione dimostrino che l'investimento della banca, intesa come ente a fine di lucro, sia stato produttivo e che possa garantire, anche per il futuro, ritorni di altissimo livello, come è giusto che prentenda uno sponsor. Guardando la rassegna stampa degli ultimi mesi, si nota come la Saporta abbia dato internazionalità al nome del Monte, un fattore che ha il suo peso per un gruppo che non opera solo in Italia".
Lo scudetto rimane un sogno difficile da concretizzare, ma il quinto posto potrebbe portare lo stesso un biglietto per l'Euroleague, viste le difficoltà di Cantù. Sarebbe una vetrina ancora più prestigiosa...
"La prospettiva ci interessa, non lo nego, ma la cosa più importante è arrivare ai massimi livelli con una squadra competitiva. Non vogliamo ripetere l'esperienza della Suproleague, per la quale non eravamo pronti: un torneo con avversarie attrezzate meglio di noi non era nei nostri programmi, ma abbiamo colto l'opportunità al volo pensando di fare cosa gradita alla città e allo sponsor, che ha comunque avuto circa 10 passaggi televisivi. Sempre che Cantù rinunci davvero, quanto accaduto lo scorso anno ci deve far riflettere se sarà il caso di prender parte all'Eurolega senza un gruppo e un progetto all'altezza. Emotivamente, darei l'adesione anche subito, ma prima dovremmo allestire un organico in grado di ben figurare sia sul fronte continentale che su quello italiano".
M.D.