CAPIRE in quanto tempo si metabolizza una delusione atroce come una finale europea sprecata in casa, e soprattutto se si supera, in presenza pure di tante forze centrifughe, resta il nodo finale della stagione virtussina. Dunque, della partita dello scudetto, poiché la Kinder ne rimane, nonostante tutto, la squadra da battere. Solo chi cade può risorgere, ma capita più spesso che resti per terra, e se saranno suggestioni incupite dal tracollo, lo dirà il finale di partita. Intanto, non si può ignorare che una casa abbattuta nel morale, picconata da agenti interni ed esterni, con liti in corso, cordate in attesa e partenze annunciate, avrà il suo daffare per rialzarsi. Dovrà vincere tanto, stavolta, in trasferta. E non più in odor di santità: è un´ex invincibile violata dalla prima vera sconfitta, nonché una bella signora travolta, nel privato, da troppi vizi e sospetti. Non s´erano ancora spente le luci di Casalecchio che già Ken Porter, l´agente di Griffith, faceva sapere che il suo omone era infuriato. Né s´era lasciata l´arena impietrita dall´amarezza che le cordate s´arrampicavano a trattare: dopo l´avance di Paolo Francia, è stato confermato ieri che alcuni imprenditori, riuniti da un garante prestigioso come Alberto Clò, aspettano di capire se Madrigali ha più voglia di andare o di restare.
Presentando la Final Four s´era scritto che Bologna vi celebrava l´apogeo della sua potenza imperiale, ospitando i giochi ed essendone la favorita. Ma s´erano pure colti i sonori scricchiolii da fine dell´impero, individuando in un trionfo necessario l´unica strada per continuare a simulare una pace sociale. Mancato quel risultato, i processi di scollamento sono riemersi e degenerati. I malumori su Griffith avevano già forzato la crisi Madrigali-Messina e portato poi l´omone sull´orlo del taglio. La domenica di Kinder-Siena era già pronto il rimpiazzo (francamente imbarazzante: Andres Guibert), finchè una ripresa rabbiosa di Rashard salvò capra e cavoli. Adesso, dopo la sparata e un´altra tregua riattaccata con lo scotch, appare chiaro che l´agente Porter, facendo il mestiere suo a tutela dell´assistito, l´ha intanto collocato sul banchetto delle offerte. I tempi sono infelici, dopo una profonda sconfitta, e anzi ora una mano dovrà darsela lui, giocando meglio che contro Papadopoulos. Per firmarlo così a 2,2 milioni di dollari ci vuol proprio l´amatore.
Walter Fuochi
Presentando la Final Four s´era scritto che Bologna vi celebrava l´apogeo della sua potenza imperiale, ospitando i giochi ed essendone la favorita. Ma s´erano pure colti i sonori scricchiolii da fine dell´impero, individuando in un trionfo necessario l´unica strada per continuare a simulare una pace sociale. Mancato quel risultato, i processi di scollamento sono riemersi e degenerati. I malumori su Griffith avevano già forzato la crisi Madrigali-Messina e portato poi l´omone sull´orlo del taglio. La domenica di Kinder-Siena era già pronto il rimpiazzo (francamente imbarazzante: Andres Guibert), finchè una ripresa rabbiosa di Rashard salvò capra e cavoli. Adesso, dopo la sparata e un´altra tregua riattaccata con lo scotch, appare chiaro che l´agente Porter, facendo il mestiere suo a tutela dell´assistito, l´ha intanto collocato sul banchetto delle offerte. I tempi sono infelici, dopo una profonda sconfitta, e anzi ora una mano dovrà darsela lui, giocando meglio che contro Papadopoulos. Per firmarlo così a 2,2 milioni di dollari ci vuol proprio l´amatore.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica