TRIESTE - Quel filo sottile che separa la Pallacanestro Trieste dal paradiso all'inferno è rappresentato da una cifra: 1 milione di euro. E' la somma che manca alla società biancorossa per aumentare il capitale sociale. Ciò significa che Trieste è in linea di galleggiamento per questa stagione. Per la prossima, invece, la Coop ha ancora bisogno di aiuti consistenti per camminare sulla linea di risanamento tracciata quest'anno. A lanciare l'appello è Roberto Cosolini, presidente della Coop Nordest, instancabile maratoneta alla ricerca di forze fresche. Se a fine maggio arrivasse nelle casse della società una boccata d'ossigeno, la società potrebbe tagliare due traguardi che sembravano irraggiungibili un'estate fa.
Circa 15 mesi fa prese in mano la Pallacanestro Trieste. In quali condizioni economiche la aveva trovata?
«I costi stavano sforando i ricavi e si profilava una perdita superiore ai 3 miliardi di lire. A ciò si aggiunse l'uscita del nucleo fondamentale della proprietà (la Telit, ndr) costituitasi nel 1999 dalla società che detiene il 100% della Pall. Trieste. Acquisendo i ricavi riuscimmo a dimezzare la perdita, che fu poi coperta grazie al sostegno della Coop Nordest.»
Adesso, invece, qual è la situazione?
«La spesa dovrebbe essere inferiore del 35% rispetto l'esercizio precedente, con un deficit contenuto. Insomma, siamo arrivati ai play-off perdendo una cifra fra i 350mila e i 550mila euro. Un quarto di quanto perdono altre squadre italiane. Rimane l'esigenza che la società proprietaria assolva l'impegno di aumentare il capitale per avere una società sana.»
E' vero che manca un milione di euro all'appello per aumentare il capitale societario?
«Abbiamo lanciato un aumento di capitale della società controllante per portarlo da 350 mila euro a 1 milione e mezzo di euro, che serve a adempiere l'impegno di circa 1 milione di euro che la controllante ha verso la controllata da quasi due anni. C'è da dire che a Trieste, sul finire di stagione, si ripete sempre la solita storia.»
L’anno scorso l'iscrizione fu fatta l'ultimo giorno utile. Quest'estate si andrà incontro a qualcosa di simile?
«C'è da completare il progetto di una compagine societaria a più soggetti, se non dovesse arrivare un patron, che consenta di chiudere il risanamento e condivida la filosofia dei conti in equilibrio. Sarà un passaggio fondamentale per il futuro.»
Nel caso in cui non trovasse altre risorse, sarebbe disposto anche a dimettersi?
«Sono in corso dei contatti che potrebbero esser formalizzati da qui a un mese. E' evidente, in ogni caso, che i 6 mesi iniziali di questa stagione sono stati davvero difficili: nessuno sarebbe in grado di mantenere queste responsabilità in assenza di condizioni minime per gestire la società.»
La parte politica, che è scesa in campo nel nuovo consiglio d'amministrazione, vi è stata d'aiuto?
«Tutti i consiglieri si stanno adoperando attivamente, ognuno nelle proprie sfere di competenza, e sono soddisfatto. Non possiamo però pretendere miracoli da nessuno.»
Si è aperta o si aprirà la caccia di alcune piazze ai diritti della serie A: quali garanzie ha Trieste di trattenerli nel caso ipotetico che andasse tutto storto. E potrebbero prendere un'altra strada considerati legami di parentela con Reggio Emilia (nel caso non arrivasse la promozione)?
«E' una leggenda metropolitana. Anche perché la Coop Nordest ha fatto investimenti e un discorso promozionale a Trieste, in regione e in Croazia: non ne ha bisogno in un territorio dove è già radicata. Per il problema generale, tutti lavoriamo affinché il grande basket resti a Trieste.»
Come sono i rapporti con gli sponsor?
«Con la Coop Nordest e Generali ci sono degli accordi triennali, con gli altri dobbiamo rinnovarli. Attendiamo altri supporti e nel caso in cui arrivi uno sponsor "forte", la Coop è disposta a fare un passo indietro.
L'iniziativa 110 e lode è lodevole, però la quota prefissata non è stata ancora raggiunta. Se una società chiede aiuto ai tifosi, che cosa significa?
«E' un'iniziativa spontanea, la società non ha chiesto niente. Anzi, avere il pubblico presente per il 5- 7% nel capitale societario, darebbe un forte senso di appartenenza della società con la città. Tuttavia, credo che per considerare l'iniziativa riuscita ci vogliano almeno 300 sostenitori che rappresentino almeno il 5% del capitale societario. Il fatto è che Trieste è una città che ha tanti pregi, ma è un po' viziata: tende a dimenticare in fretta i periodi bui. Qualcuno ci ha segnalato che Varese farà entrare gratis i suoi abbonati per la prima partita di playoff (gara 2, ndr). Noi possiamo regalare gli abbonamenti per il prossimo anno, ma la squadra va avanti per 4 partite e poi...»
Avete bussato alla porta di qualche imprenditore friulano o veneto?
«Ogni territorio, al di là del campanile, chiede alla sua economia di sostenere lo sport locale. Se la domanda riguarda Paniccia (uno dei cinque membri del consiglio d'amministrazione assieme a Lippi, Sgavetta, Ghiacci e Cosolini, ndr), è una persona disponibile, che vive la vita della nostra città, ma è già impegnato a Gorizia.»
Se la Coop supera il primo turno, domenica 19 maggio c'è anche la Triestina al Rocco. Ci sarà qualche iniziativa particolare?
«Considerati i rapporti cordiali che abbiamo con la Triestina, avrei intenzione di proporre qualcosa a Berti: sarebbe bello riempire entrambi gli impianti, non svuotarseli a vicenda.
Pancotto resterà anche il prossimo anno?
«Pancotto e Ghiacci hanno ancora un anno di contratto con noi. Ma una volta programmata la prossima stagione, cercheremo subito di rinnovarli.»
Capitolo giocatori. Sono sotto contratto Casoli, Maric, Jones, Cavaliero, Podestà e Washington (ma ha un escape). Gli altri?
«Sono aspetti che lascio volentieri a Pancotto e a Ghiacci. Ma hanno fatto bene quest'anno con un budget limitato e si ripeteranno anche il prossimo. Partiremo nuovamente con un budget limitato, per centrare prima di tutto la salvezza. Il sogno sono i playoff. La Coppa europea, invece, è un discorso allettante, se ci sarà la riunificazione tra Korac e Saporta. Altrimenti della Korac ricordo solo scarso interesse del pubblico e 200 milioni di perdita.»
Infine: è più probabile che lei si dimetta a fine campionato, che la Coop arrivi ai quarti o che la Pall. Trieste trovi un proprietario?
«Spero che la Coop vada avanti il più possibile e che la società trovi stabilità. Il fatto di passare la mano, poi, diventa secondario. E' stata ad ogni modo un'esperienza piena di valore e che mi ha dato entusiasmo, ma al tempo stesso è stata difficile e di grande responsabilità. E' bello fare il tifoso.»
Marzio Krizman
Circa 15 mesi fa prese in mano la Pallacanestro Trieste. In quali condizioni economiche la aveva trovata?
«I costi stavano sforando i ricavi e si profilava una perdita superiore ai 3 miliardi di lire. A ciò si aggiunse l'uscita del nucleo fondamentale della proprietà (la Telit, ndr) costituitasi nel 1999 dalla società che detiene il 100% della Pall. Trieste. Acquisendo i ricavi riuscimmo a dimezzare la perdita, che fu poi coperta grazie al sostegno della Coop Nordest.»
Adesso, invece, qual è la situazione?
«La spesa dovrebbe essere inferiore del 35% rispetto l'esercizio precedente, con un deficit contenuto. Insomma, siamo arrivati ai play-off perdendo una cifra fra i 350mila e i 550mila euro. Un quarto di quanto perdono altre squadre italiane. Rimane l'esigenza che la società proprietaria assolva l'impegno di aumentare il capitale per avere una società sana.»
E' vero che manca un milione di euro all'appello per aumentare il capitale societario?
«Abbiamo lanciato un aumento di capitale della società controllante per portarlo da 350 mila euro a 1 milione e mezzo di euro, che serve a adempiere l'impegno di circa 1 milione di euro che la controllante ha verso la controllata da quasi due anni. C'è da dire che a Trieste, sul finire di stagione, si ripete sempre la solita storia.»
L’anno scorso l'iscrizione fu fatta l'ultimo giorno utile. Quest'estate si andrà incontro a qualcosa di simile?
«C'è da completare il progetto di una compagine societaria a più soggetti, se non dovesse arrivare un patron, che consenta di chiudere il risanamento e condivida la filosofia dei conti in equilibrio. Sarà un passaggio fondamentale per il futuro.»
Nel caso in cui non trovasse altre risorse, sarebbe disposto anche a dimettersi?
«Sono in corso dei contatti che potrebbero esser formalizzati da qui a un mese. E' evidente, in ogni caso, che i 6 mesi iniziali di questa stagione sono stati davvero difficili: nessuno sarebbe in grado di mantenere queste responsabilità in assenza di condizioni minime per gestire la società.»
La parte politica, che è scesa in campo nel nuovo consiglio d'amministrazione, vi è stata d'aiuto?
«Tutti i consiglieri si stanno adoperando attivamente, ognuno nelle proprie sfere di competenza, e sono soddisfatto. Non possiamo però pretendere miracoli da nessuno.»
Si è aperta o si aprirà la caccia di alcune piazze ai diritti della serie A: quali garanzie ha Trieste di trattenerli nel caso ipotetico che andasse tutto storto. E potrebbero prendere un'altra strada considerati legami di parentela con Reggio Emilia (nel caso non arrivasse la promozione)?
«E' una leggenda metropolitana. Anche perché la Coop Nordest ha fatto investimenti e un discorso promozionale a Trieste, in regione e in Croazia: non ne ha bisogno in un territorio dove è già radicata. Per il problema generale, tutti lavoriamo affinché il grande basket resti a Trieste.»
Come sono i rapporti con gli sponsor?
«Con la Coop Nordest e Generali ci sono degli accordi triennali, con gli altri dobbiamo rinnovarli. Attendiamo altri supporti e nel caso in cui arrivi uno sponsor "forte", la Coop è disposta a fare un passo indietro.
L'iniziativa 110 e lode è lodevole, però la quota prefissata non è stata ancora raggiunta. Se una società chiede aiuto ai tifosi, che cosa significa?
«E' un'iniziativa spontanea, la società non ha chiesto niente. Anzi, avere il pubblico presente per il 5- 7% nel capitale societario, darebbe un forte senso di appartenenza della società con la città. Tuttavia, credo che per considerare l'iniziativa riuscita ci vogliano almeno 300 sostenitori che rappresentino almeno il 5% del capitale societario. Il fatto è che Trieste è una città che ha tanti pregi, ma è un po' viziata: tende a dimenticare in fretta i periodi bui. Qualcuno ci ha segnalato che Varese farà entrare gratis i suoi abbonati per la prima partita di playoff (gara 2, ndr). Noi possiamo regalare gli abbonamenti per il prossimo anno, ma la squadra va avanti per 4 partite e poi...»
Avete bussato alla porta di qualche imprenditore friulano o veneto?
«Ogni territorio, al di là del campanile, chiede alla sua economia di sostenere lo sport locale. Se la domanda riguarda Paniccia (uno dei cinque membri del consiglio d'amministrazione assieme a Lippi, Sgavetta, Ghiacci e Cosolini, ndr), è una persona disponibile, che vive la vita della nostra città, ma è già impegnato a Gorizia.»
Se la Coop supera il primo turno, domenica 19 maggio c'è anche la Triestina al Rocco. Ci sarà qualche iniziativa particolare?
«Considerati i rapporti cordiali che abbiamo con la Triestina, avrei intenzione di proporre qualcosa a Berti: sarebbe bello riempire entrambi gli impianti, non svuotarseli a vicenda.
Pancotto resterà anche il prossimo anno?
«Pancotto e Ghiacci hanno ancora un anno di contratto con noi. Ma una volta programmata la prossima stagione, cercheremo subito di rinnovarli.»
Capitolo giocatori. Sono sotto contratto Casoli, Maric, Jones, Cavaliero, Podestà e Washington (ma ha un escape). Gli altri?
«Sono aspetti che lascio volentieri a Pancotto e a Ghiacci. Ma hanno fatto bene quest'anno con un budget limitato e si ripeteranno anche il prossimo. Partiremo nuovamente con un budget limitato, per centrare prima di tutto la salvezza. Il sogno sono i playoff. La Coppa europea, invece, è un discorso allettante, se ci sarà la riunificazione tra Korac e Saporta. Altrimenti della Korac ricordo solo scarso interesse del pubblico e 200 milioni di perdita.»
Infine: è più probabile che lei si dimetta a fine campionato, che la Coop arrivi ai quarti o che la Pall. Trieste trovi un proprietario?
«Spero che la Coop vada avanti il più possibile e che la società trovi stabilità. Il fatto di passare la mano, poi, diventa secondario. E' stata ad ogni modo un'esperienza piena di valore e che mi ha dato entusiasmo, ma al tempo stesso è stata difficile e di grande responsabilità. E' bello fare il tifoso.»
Marzio Krizman