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Varese, parla Castiglioni

Il vicepresidente della Metis tranquillizza i tifosi: «Intendiamo rilanciare la società"

Ventisette anni, una laurea in economia aziendale, l’incarico di dirigente nel gruppo di famiglia e la poltrona di vicepresidente della Pallacanestro Varese: lui è Claudio Castiglioni che si è buttato con entusiasmo nel mondo del basket dopo l’acquisizione da parte del padre della società biancorossa.
Un mese fa Dodo Rusconi ha paventato da parte del Casti Group una severa riflessione sul fatto di continuare o meno l’avventura nella pallacanestro: l’ipotesi ha messo in apprensione i tifosi, vuole chiarire subito la vostra posizione?
«Anzitutto tranquillizzo i tifosi: noi abbiamo intenzione di proseguire con gli investimenti per la Pallacanestro Varese. Vorrei però ricordare a tutti che quello in corso dev’essere considerato come un anno di apprendistato da parte nostra in questo mondo: abbiamo ereditato una società con una certa struttura, ora intendiamo organizzarla nel modo che ci è più consono per rilanciarla ulteriormente».
Quale saranno quindi le modalità di gestione e gli obiettivi che vi ponete per la prossima stagione? Avete già pronta una strategia anche per il mercato?
«Sicuramente la società si dovrà muovere verso un obiettivo che abbiamo molto a cuore, quello della serietà. La mia idea infatti consiste nel creare una struttura che garantisca continuità, stile, capacità di compiere scelte lungimiranti e via dicendo; il mio modello è quello della Juventus o, per rimanere in ambito cestistico, quello della Kinder: squadre costantemente al vertice, capaci di rinnovarsi pur avendo in sé una matrice ben riconoscibile. Questo modo di operare in ogni caso non deve riguardare solo i dirigenti ma anche i giocatori che saranno chiamati a contribuire e a condividere con noi questo progetto».
«Per quanto riguarda i futuri acquisti il nostro orientamento è quello di utilizzare più a fondo il mercato europeo ed eventualmente quello sudamericano; in questa stagione abbiamo costatato tutti che i giocatori statunitensi hanno mentalità, esigenze ed obiettivi che faticano a coincidere con i nostri. Per il prossimo anno contiamo di costruire una squadra con giocatori che hanno "fame" di mettersi in mostra, che siano stimolati dall’indossare la nostra maglia; non ci interessano giocatori di gran nome che si sentono "arrivati". Poi rimane il sogno di ingaggiare una stella di primissima grandezza: qualche trattativa è sul tavolo, ma siamo ancora nel campo, appunto, dei sogni».
Il pubblico di Varese è una componente molto importante per questa società: che iniziative prenderete nei confronti dei tifosi biancorossi? Qual è la vostra reazione alle critiche che hanno colpito giocatori, tecnici e dirigenti?
«Il pubblico per noi è fondamentale e per questo la prossima campagna abbonamenti seguirà le stesse direttive di quella della scorsa estate, fatta di prezzi favorevoli nei settori più popolari come curve, galleria e gradinate, mentre ai tifosi più facoltosi del parterre sarà magari chiesto un piccolo sacrificio. Una cosa importante che riguarderà il pubblico, coinvolgendolo nel progetto che abbiamo in mente, sarà la trasparenza sulle future strategie di mercato: infatti renderemo pubbliche le nostre "linee guida" prima ancora dell’inizio della campagna abbonamenti, così da spiegare a tutti il nostro operato. In questo modo chi sarà d’accordo potrà aderire subito al nostro progetto, chi invece avrà dei dubbi potrà aspettare l’evolversi della campagna acquisti prima di decidere se rinnovare o acquistare l’abbonamento».
«Inoltre stiamo progettando un nuovo house organ che possa sostituire il vecchio "2punti", anche se sarà impostato in modo diverso, visto che servirà per creare un vero e proprio "filo diretto" tra proprietà e tifosi. Personalmente infatti credo molto nell’importanza del dialogo tra la società ed il pubblico tant’è vero che mi piacerebbe "interagire" il più possibile con i tifosi. Le critiche ovviamente sono sempre accette, qualora siano costruttive e dettate dall’amore verso la Pallacanestro Varese; non accetto invece gli insulti perché, oltre ad essere poco edificanti, non servono a concludere alcunché. Permettetemi poi di ripetere che questo per noi è come il primo anno di scuola: se abbiamo commesso errori lo abbiamo fatto in buona fede; vorremmo sempre dare il massimo ai nostri sostenitori i quali dovrebbero tener conto nelle loro valutazioni anche degli infortuni, che ci hanno colpito a raffica!»
«Infine l’anno prossimo dovremmo rilanciare anche il settore del marketing che in questa stagione non abbiamo sviluppato, proprio a causa della nostra inesperienza. Dai primi riscontri ci sembra che il nostro elefantino riscuota molta simpatia: vedremo quindi come organizzare al meglio questo segmento importante».
Qual è stata la molla che vi ha fatto prendere la decisione di acquistare, un anno e mezzo fa, la Pallacanestro Varese?
«La nostra famiglia è sempre stata vicina alle sorti della società biancorossa; agli inizi degli anni ottanta eravamo nella cordata che rilevò il sodalizio dalla famiglia Borghi poi, dopo la completa acquisizione da parte dei Bulgheroni, rientrammo in due circostanze come sponsor con il marchio Cagiva. Diciamo quindi che la scelta è stata dettata innanzitutto dalla passione per questa squadra e per la nostra città; non neghiamo però che la Pallacanestro Varese è anche un ottimo veicolo per le relazioni pubbliche della nostra holding sia in Italia che all’estero ed in particolare nell’est europeo. Il fattore cuore però rimane di gran lunga quello predominante».
Una sua opinione sulla vicenda relativa a Miles Simon.
«Sono molto dispiaciuto che Simon venga a mancare alla Metis durante i playoff, ma comprendo la sua decisione. Simon ha fatto una scelta necessaria per la sua carriera, perché se malauguratamente si fosse "rotto" giocando una delle prossime partite avrebbe rischiato di perdere gli ingaggi per la prossima stagione; non avendo ancora alcun contratto non può permettersi un infortunio grave. Tengo però a dire che noi rispettiamo questa scelta e che quella di Miles non è stata una fuga "bizzosa" come quelle di tanti americani che arrivano in Europa».
Per concludere ci faccia un pronostico secco per i playoff della Metis!
«Contro la Coop dico 2 a 1 per noi, con la Metis che espugna Trieste in gara3. Nei quarti con la Benetton sarà quasi impossibile: vincere le due partite in casa sarebbe già un ottimo risultato!»
Damiano Franzetti
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