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Bucci sul derby marchigiano

Il coach, ex di Pesaro e di Fabriano, presenta la partita di giovedì

E' uno dei personaggi che meglio può inquadrare il derby perché si è seduto su entrambe le panchine, conosce l'ambiente e il retroterra cestistico sia di Pesaro che di Fabriano. Alla vigilia dei playoff, Alberto Bucci disegna così il quadro.
«Partiamo dalla condizione psicologica: se Fabriano batte Pesaro è un avvenimento eccezionale, mentre per la Scavolini è obbligatorio eliminare i cugini. Per Fabriano questa sfida è il massimo della vita, è come una finale regionale, mentre per Pesaro è solo una tappa di un cammino che si spera molto più lungo. Perciò Booker e compagni devono avere una condizione mentale che li estranei dal clima del derby, non devono farsi coinvolgere dall'atmosfera, nè guardare le maglie degli avversari, devono vincere e basta, più contro se stessi che contro questo tipo di avversari».
Atmosfere diverse, nelle due piazze prima della sfida, che ne dice?
«Me l'immagino. Pesaro mastica basket da 50 anni, Fabriano da 20 e quindi hanno un entusiasmo più fresco e meno pretese mentre i pesaresi sono abituati bene e pretendono il miglior livello, come a Bologna: se le cose vanno male si raffreddano. E' comprensibile aggiunge Bucci , d'altronde qui a Bologna in occasione dell'Eurolega ho curato una mostra fotografica dove le immagini della Vuelle sono già presenti dai tempi dei campi all'aperto».
Lei conosce i due allenatori: Lasi perché l'ha creato, Pilla perché è cresciuto a Bologna. Come li giudica?
«Fin da quando era il mio playmaker, ai tempi dell'Honky vedevo Maurizio Lasi come un ragazzo equilibrato, che sapeva riflettere. Per questo, quando sono tornato la seconda volta a Fabriano l'ho voluto a tutti i costi come vice, portandolo via da Siena, e sono felice che abbia spiccato il volo da solo. Quanto a Pilla, gli dico di stringere i denti, poiché quando vai in una realtà di alto livello e manchi gli obiettivi devi poi reggere le critiche sulla schiena. Io lo so, ho portato il peso di quella rinuncia a Daye: volevo lasciare il palcoscenico tutto a Myers ma sbagliai, prendendomi offese che mai più nella mia vita ho ricevuto. Fa parte del gioco, Pilla sa che ogni anno c'è un giudizio: seriuscirà ad avere ragione lui, gli applausi torneranno».
Scavolini troppo Booker-dipendente?
«Un'arma ce l'ha per non sfinire Booker ed è Pecile, una bellissima realtà della pallacanestro italiana, che va gettato nella mischia come fa la Benetton con Bulleri. Così Melvin invece di giocare 33-35' ne potrebbe giocare 26-28' e arrivare più fresco nei finali. E poi devono coinvolgere Beric, nascondendo i problemi che ci sono stati finora: se vuole fare dei grandi playoff, la Scavolini non può fare a meno di lui perché ha punti nelle mani».
Dovesse passare il turno, la Vuelle sbatterebbe subito sul muro Kinder: dopo l'Eurolega persa si può aprire una crepa?
«Certo. I playoff sono fatti per ribaltare le gerarchie. Pesaro ha già battuto la Kinder quest'anno e anche se i 33 punti di scarto non sono la realtà, ha comunque vinto bene. Per battere la Virtus bisogna prima di tutto crederci, non considerarla un mostro sacro, ma pensare solo cosa si può fare per ucciderla».
Prima, però, il derby: da Fabriano arriveranno tanti tifosi a Pesaro, a conferma che anche una squadra col marchio americano può farsi amare. Se l'aspettava?
«Gli americani sono benvoluti perché si sono integrati nel tessuto della città, si sono lasciati coinvolgere dalla gente del posto. In fondo, la malattia del basket a Fabriano gliel'ha attaccata Pesaro, no?».
Elisabetta Ferri
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