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Müller, Crippa mostra ottimismo

Il gm, in attesa di conoscere il futuro della società: «La base di partenza c’è»

«È gratificante che il mondo della pallacanestro ci testimoni il suo appoggio e apprezzamento: tutti ci hanno fatto i complimenti per lo spirito che abbiamo dimostrato nel lavorare in una situazione molto particolare. Ma se il nostro campionato è finito, la A1 sta andando avanti ed è un peccato non essere ai play off: questo deve essere lo stimolo per fare meglio il prossimo anno» . Claudio Crippa, reduce dell’assemblea di Lega (che ha portato alla nomina di Prandi alla presidenza), si augura che «se qualcuno è veramente interessato alla Scaligera, vada dal curatore fallimentare, verifichi la situazione patrimoniale e faccia la sua offerta per portare avanti un progetto». «Le final four di Eurolega - aggiunge - hanno confermato, una volta di più, quanto la pallacanestro sia in grado di offrire uno spettacolo bellissimo e suscitare emozioni particolari».
Verona, intanto, vive d’attesa. Attende di conoscere se la pallacanestro avrà un futuro. E se così sara? Crippa osserva: «È chiaro che, da un certo punto di vista, bisognerà ricominciare da zero, e non sarà facile, perchè le altre società sono già in programmazione, mentre qui, per tanti motivi, il prossimo sarebbe il terzo dell’inizio di un eventuale nuovo progetto e si partirebbe, pertanto, già col... fiato grosso. Ma nella storia di ogni società ci sono questi passaggi difficili, anche in quelle più titolate».
Il conforto è, comunque, che «una base di partenza c’è». Perchè la scommessa dell’estate scorsa è stata vinta. Si partiva con un general manager esordiente e con un tecnico alla prima esperienza in A1: il rischio è stato brillantemente superato dal lavoro e dalla qualità. «L’impegno - ricorda Crippa - era quello di dare e ridare una dignità ed una caratteristica alla squadra che andava in campo per la città. Credo che, mai come quest’anno, il pubblico si sia identificato nello spirito e nella voglia di superare ogni ostacolo mostrato dalla squadra. Questo deve essere una sorta di imprimatur, un "marchio di fabbrica" in grado di contraddistinguere la prossima squadra, quella di non mollare mai. È questo che a me e Lardo piacerebbe costruire».
Nessun gialloblù è vincolato a contratto per la prossima stagione, ma non vi sarebbero grossi problemi, se la Scaligera sarà salvata, a riproporre una squadra secondo quel clichè. «La base c’è - ribadisce Crippa -. Certo non mancano aspetti da migliorare, ma è sinonimo di forza morale aver tenuto bene il campo in condizioni difficili. E non che ogni anno si debba rivoluzionare una squadra, anche se, chiaramente, tutto dipende sempre dagli obiettivi. Quello per la prossima stagione, ritengo debba essere quello di migliorare sulla base di un programma e un progetto serie di investimenti. Le rivali stanno facendo così».
Solo a fine luglio, intanto, si saprà quali e quante squadre giocheranno la A1. Un accordo prevede di arrivare alle 16 squadre dal 2004-2005. In che modo non è stato ancora stabilito. Ma è giusto tornare a 16? «Essere arrivati a 20 è figlio di un progetto cominciato tre anni fa - ricorda Crippa - : all’epoca si pensava fosse una scelta giusta. A 20 il campionato è lungo, difficile, stressante e anche la grande squadra rischia la sconfitta su campi considerati facili: questo alimenta i sogni delle piccole società. Qui c’è da fare un discorso politico: se la pallacanestro deve essere espressione del campionato italiano, è giusto vi sia una base ampia e che il campionato debba essere competitivo con il più alto numero di squadre. Se, invece, vogliamo arrivare al modello "businness" americano, è giusto vi sia un campionato a 12-14 squadre, le più potenti economicamente, le maggiormente sostenute da grandi investimenti. Ritengo, però, che vi debba essere un giusto equilibrio: la pallacanestro deve poter coltivare il sogno di una società piccola di arrivare in alto e la società arrivata in alto deve capire che se non lavora con impegno può trovarsi nella polvere. Abbiamo visto grandi club come Varese, Cantù, Milano dominare in Europa e poi decadere, poi rilanciarsi, c’è stato l’interregno di Pesaro, c’è stata Roma: adesso dominano Bologna e Treviso. Dove c’è tradizione e passione, vedi Varese, Cantù, Siena si risale» . E Verona? «Come città e come realtà economica avrebbe tutte le potenzialità per competere: bisogna solo trovare chi ha passione e competenza da mettere in gioco».
Verona, però, anche in caso di risanamento della Scaligera, sembra rischiare la Legadue per il mancato rispetto di alcuni parametri. Crippa obietta: «So che il curatore ha parlato con il presidente Maifredi. Io credo che sia sempre valido il risultato acquisito sul campo. Se sul campo Verona ha dimostrato di meritare la A1, credo sarà difficile spiegare all’eventuale nuova proprietà che, non per colpa sua, si ritroverebbe in Legadue. Come Lega, posso capire sia giusto che le squadre di A1 abbiano parametri reali e solidi da rispettare, proprio per evitare situazioni come quella vissuta quest’anno da Verona e, negli anni più recenti, da Montecatini e Reggio Calabria. Ma per il bene della pallacanestro, credo sia importante che le società che si iscrivono alla A1 siano solide e debbano portare garanzie, ma poi possano essere libere di investire secondo programmi e progetti, senza altri vincoli e obblighi».
Renzo Puliero
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