SCAVOLINI PESARO: Beric 5, Booker 6, Johnson 23, Gigena 10, Middleton 5, Pecile, Traina 10, Tusek 17, Maggioli, Blair 23. All. Pillastrini.
BANCA MARCHE FABRIANO: Gattoni 6, Monroe 9, Thompson 26, Ferroni 3, Meeks 4, LaSalle 10, Bonsignori 4, Semprini, Vetra 5, Martinez 4, Washington 14. All. Lasi.
Arbitri: D'Este e Ursi.
Note: primo tempo 27 a 15, secondo 53 a 31, terzo 78 a 57. Spettatori 6.308 per 61.118 euro di incasso. Tiri liberi: Scavolini 20 su 25, Fabriano 12 su 18. Nessuno è uscito per falli. Rimbalzi: Scavolini 35, Fabriano 27.
PESARO — Di fronte due squadre motivate. Lo si è notato subito, sulla palle a due. Tre minuti di basket-mondezza, dovuto proprio al nervosismo che regnava sul campo. Tiracci, attenzione alla difesa. Poi, a pulire il parabrezza per vedere bene la strada, ma solo dalle parte di Pesaro, ci pensa DeMarco Johnson. Un giocatore che la Scavolini presenta tirato a lucido, muscoli pronti e la mano calda di sempre. Troppo calda per l'accoppiata Meeks-Washington che devono subire un martellamento che si fa sempre più pesante con il passare dei minuti. In difficoltà nel reparto lunghi, Fabriano non riesce poi a trovare un minimo di continuità nel tiro perimetrale sia con Monroe (capocannoniere del campionato), sia con Thompson. Lasi si vede così costretto — con il tabellone che regala col passare dei minuti sempre più una scalata impossibile — a muovere in continuazione le pedine in campo nella speranza di trovare un argine, ed anche un minimo di attacco, contro questa Scavolini. Entra Lasalle, quindi Vetra, poi Ferroni, quindi riecco in campo Gattoni e Thompson ed infine, per cercare di porre un muro davanti a DeMarco Johnson, anche Martinez. Tutto vano. Venti minuti dominati dalla Scavolini che trae la sua superiorità anche dal dominio sui rimbalzi. Un divario largo, quasi profondo, soprattutto fino a quando la partita ha un senso. E così Pesaro chiude i primi venti minuti di gara con 22 punti di vantaggio con il tabellino di Monroe che piange a quota 5 e LaSalle a quota 8 ma con molti tiracci alle spalle. Il tutto senza mettere sul piatto un dato: Booker, un play corteggiato da alcune formazioni italiane ed europee, chiude la prima parte della gara con soli due punti all'attivo. Una gara di pieno relax per questo giocatore che quando gioca concentrato, per segnare, è devastante. Per Fabriano la classica gara da dimenticare, da mandare in archivio rimandando tutto a domenica sera a Fabriano, nella sua tana, un parquet dove molte grandi sono uscite sconfitte e fra queste anche la Scavolini spianata da una trentina di punti di scarto. L'impresa, per poi tornare a giocarsi tutto di nuovo a Pesaro, nell'ultima gara di questi ottavi. Con alcune condizioni di base però: cercare di trovare un minimo di equilibrio nella lotta sotto i tabelloni. Con un basket ragionato, e senza contropiedi, Fabriano ci rimette: LaSalle si è ritrovato spesso a tirare pressochè impiccato perché ha avuto davanti la faccia la mano dei difensori pesaresi. Per Pesaro era questa forse la partita più delicata, quella a maggior rischio. Invece è stata proprio la Scavolini ad avere più motivazioni e maggiore determinazione. Difendendo subito duro per togliere ossigeno alle punte di Lasi. C'è riuscita fermando Fabriano su punteggi anomali. Almeno fino a quando questa gara ha avuto un senso, perché tolto il primo quarto, il resto è stata accademia con tiri leggeri.
Maurizio Gennari
BANCA MARCHE FABRIANO: Gattoni 6, Monroe 9, Thompson 26, Ferroni 3, Meeks 4, LaSalle 10, Bonsignori 4, Semprini, Vetra 5, Martinez 4, Washington 14. All. Lasi.
Arbitri: D'Este e Ursi.
Note: primo tempo 27 a 15, secondo 53 a 31, terzo 78 a 57. Spettatori 6.308 per 61.118 euro di incasso. Tiri liberi: Scavolini 20 su 25, Fabriano 12 su 18. Nessuno è uscito per falli. Rimbalzi: Scavolini 35, Fabriano 27.
PESARO — Di fronte due squadre motivate. Lo si è notato subito, sulla palle a due. Tre minuti di basket-mondezza, dovuto proprio al nervosismo che regnava sul campo. Tiracci, attenzione alla difesa. Poi, a pulire il parabrezza per vedere bene la strada, ma solo dalle parte di Pesaro, ci pensa DeMarco Johnson. Un giocatore che la Scavolini presenta tirato a lucido, muscoli pronti e la mano calda di sempre. Troppo calda per l'accoppiata Meeks-Washington che devono subire un martellamento che si fa sempre più pesante con il passare dei minuti. In difficoltà nel reparto lunghi, Fabriano non riesce poi a trovare un minimo di continuità nel tiro perimetrale sia con Monroe (capocannoniere del campionato), sia con Thompson. Lasi si vede così costretto — con il tabellone che regala col passare dei minuti sempre più una scalata impossibile — a muovere in continuazione le pedine in campo nella speranza di trovare un argine, ed anche un minimo di attacco, contro questa Scavolini. Entra Lasalle, quindi Vetra, poi Ferroni, quindi riecco in campo Gattoni e Thompson ed infine, per cercare di porre un muro davanti a DeMarco Johnson, anche Martinez. Tutto vano. Venti minuti dominati dalla Scavolini che trae la sua superiorità anche dal dominio sui rimbalzi. Un divario largo, quasi profondo, soprattutto fino a quando la partita ha un senso. E così Pesaro chiude i primi venti minuti di gara con 22 punti di vantaggio con il tabellino di Monroe che piange a quota 5 e LaSalle a quota 8 ma con molti tiracci alle spalle. Il tutto senza mettere sul piatto un dato: Booker, un play corteggiato da alcune formazioni italiane ed europee, chiude la prima parte della gara con soli due punti all'attivo. Una gara di pieno relax per questo giocatore che quando gioca concentrato, per segnare, è devastante. Per Fabriano la classica gara da dimenticare, da mandare in archivio rimandando tutto a domenica sera a Fabriano, nella sua tana, un parquet dove molte grandi sono uscite sconfitte e fra queste anche la Scavolini spianata da una trentina di punti di scarto. L'impresa, per poi tornare a giocarsi tutto di nuovo a Pesaro, nell'ultima gara di questi ottavi. Con alcune condizioni di base però: cercare di trovare un minimo di equilibrio nella lotta sotto i tabelloni. Con un basket ragionato, e senza contropiedi, Fabriano ci rimette: LaSalle si è ritrovato spesso a tirare pressochè impiccato perché ha avuto davanti la faccia la mano dei difensori pesaresi. Per Pesaro era questa forse la partita più delicata, quella a maggior rischio. Invece è stata proprio la Scavolini ad avere più motivazioni e maggiore determinazione. Difendendo subito duro per togliere ossigeno alle punte di Lasi. C'è riuscita fermando Fabriano su punteggi anomali. Almeno fino a quando questa gara ha avuto un senso, perché tolto il primo quarto, il resto è stata accademia con tiri leggeri.
Maurizio Gennari
Fonte: Il Resto del Carlino