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Poz, rientro alla grande

Un grandissimo Gianmarco Trieste l’ha sofferto molto

TRIESTE - C’è mancato poco che giocasse un brutto scherzo a Trieste e alla Coop. Ma ieri, come diceva Dan Peterson, non era tempo di scherzi. E nemmeno lui era poi così in vena: si è visto subito che sentiva la partita. Gianmarco Pozzecco era tirato e serio già durante il riscaldamento: è entrato 4’ dopo gli altri sul parquet (tanto, minuto più, minuto meno, era fuori da due mesi), ha ricevuto gli applausi del pubblico. Non si è però prodotto nella solita girandola di saluti, baci e abbracci. Doveva concentrarsi, voleva vincere. A 3’29” dalla fine del primo quarto, inizia il Poz-show. Mano destra fasciata, paradenti, pantaloncini fino al ginocchio: sembra un boxeur, ma nella sua prima entrata assomiglia più a un calciatore. Scivolata in area: quando giocava al Chiarbola, poteva sembrare rigore. Adesso no: questi sono i play-off, si fa sul serio.
Dalla curva gli arriva un «Pozzecco va a c...». Lui simula il gesto, incassa e intanto comincia a distribuire assist. Secondo quarto: fa il suo gioco, spinge il contropiede, fa impazzire prima Maric e poi Lazic sul pick and roll. Innesca Zanus Fortes, Krstic e, oltre a sparare assist, spara anche un asciugamano in faccia a De Pol in tribuna stampa, durante i liberi di Lazic. Subito dopo, però, spedisce un mattone-missile da tre sul ferro. Beugnot crede che può bastare così, lo leva. Ma è lui l’anima della Metis.
Terzo quarto: il Poz non scherza più. È in quintetto, fornisce assist al bacio per Zanus, Varese fa 6-0 e torna in partita. Poi decide di entrare in scena. Arresto e tiro da tre in contropiede, commette il terzo fallo ma dice al suo coach: «Lasciami in campo». Beugnot lo ascolta, altra tripla: la Metis è a +1, il Poz è in ritmo, Trieste è fuorigiri. Ultimo atto: in panca con quattro falli, guarda fino a metà tempo. Poi non scherza più, vuole vincere: Maric reagisce e lo calma con una tripla in faccia. Ma Gianmarco continua a giocare con il suo amato pick and roll e la Metis ha l’inerzia in mano. A 1’34”, però, la mano «malata» del Poz cozza contro il corpo di Mazique: quinto fallo. Un tempo avrebbe fatto il matto, ora si siede in panchina. Varese va ko ma lui è in piedi: non dice niente. Che sia diventato un play ragionatore? Forse questo appellativo lo farà andare fuori di testa.
Marzio Krizman
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