TRIESTE «Perdere oggi voleva dire essere fuori dai giochi. L’abbiamo scappata per un soffio ma questo è il bello dei play-off. Gare di grande intensità e sofferenza: con questo successo, al 70 per cento, ci siamo guadagnati il passaggio del turno». Così Mario Ghiacci, general manager della Coop a pochi secondi dalla sirena che ha sancito il 97-94 con cui Trieste ha fatto fuori la Metis. Un finale arroventato, in cui non sono mancate le polemiche sull’ultimo possibile fallo non fischiato a Hamilton nei secondi decisivi. L’americano di Varese, trascinato a forza negli spogliatoi da Pozzecco, ha preso a calci uno dei tabelloni che dividono il campo dalle tribune per sfogare tutta la sua rabbia.
«Non mi interessa sapere se fosse fallo o no – commenta con grande signorilità il tecnico francese Beugnot –. Posso dire che abbiamo preso un buon tiro e questo è l’importante. Sulla partita della mia squadra devo dire che sono orgoglioso di come i ragazzi si sono espressi, provando a vincere con intensità e determinazione. Ho visto umiltà e unità: le premesse per un riscatto domenica a Varese». Beugnot saluta dando appuntamento a gara-3 (alla faccia della scaramanzia) e lascia il posto al collega Cesare Pancotto.
«Innanzitutto faccio una dedica a Furio Steffè, il mio vice, compagno di tante battaglie, che oggi compie gli anni (37). Sarà retorica, scusate, ma ci tenevo. Sulla partita devo dire che stasera non era facile. Avevamo tutta la pressione di una gara che non potevamo permetterci di sbagliare. Abbiamo preso un buon margine nel primo tempo, siamo entrati in crisi all’inizio del secondo ma poi la reazione finale mi fa ben sperare per le prossime gare. Il riscontro delle statistiche, stasera, mi serve per dire che avremmo avuto bisogno di percentuali migliori. Abbiamo avuto più tiri a disposizione, dovevamo essere più bravi a sfruttare meglio questa chance». Pancotto punta l’indice su una partita che ha regalato spettacolo al pubblico del PalaTrieste. «È stata una gara di play-off anomala nella quale, nonostante il tatticismo, si sono segnati tanti punti. Loro hanno adattato la difesa per impedirci di servire i nostri lunghi, noi abbiamo lavorato duro gestendo la uomo e la zona e devo dire che, seppur con qualche lacuna di troppo, alla fine è stato proprio l’atteggiamento giusto in difesa che ci ha permesso di recuperare i due palloni sui quali abbiamo costruito la vittoria».
Lorenzo Gatto
«Non mi interessa sapere se fosse fallo o no – commenta con grande signorilità il tecnico francese Beugnot –. Posso dire che abbiamo preso un buon tiro e questo è l’importante. Sulla partita della mia squadra devo dire che sono orgoglioso di come i ragazzi si sono espressi, provando a vincere con intensità e determinazione. Ho visto umiltà e unità: le premesse per un riscatto domenica a Varese». Beugnot saluta dando appuntamento a gara-3 (alla faccia della scaramanzia) e lascia il posto al collega Cesare Pancotto.
«Innanzitutto faccio una dedica a Furio Steffè, il mio vice, compagno di tante battaglie, che oggi compie gli anni (37). Sarà retorica, scusate, ma ci tenevo. Sulla partita devo dire che stasera non era facile. Avevamo tutta la pressione di una gara che non potevamo permetterci di sbagliare. Abbiamo preso un buon margine nel primo tempo, siamo entrati in crisi all’inizio del secondo ma poi la reazione finale mi fa ben sperare per le prossime gare. Il riscontro delle statistiche, stasera, mi serve per dire che avremmo avuto bisogno di percentuali migliori. Abbiamo avuto più tiri a disposizione, dovevamo essere più bravi a sfruttare meglio questa chance». Pancotto punta l’indice su una partita che ha regalato spettacolo al pubblico del PalaTrieste. «È stata una gara di play-off anomala nella quale, nonostante il tatticismo, si sono segnati tanti punti. Loro hanno adattato la difesa per impedirci di servire i nostri lunghi, noi abbiamo lavorato duro gestendo la uomo e la zona e devo dire che, seppur con qualche lacuna di troppo, alla fine è stato proprio l’atteggiamento giusto in difesa che ci ha permesso di recuperare i due palloni sui quali abbiamo costruito la vittoria».
Lorenzo Gatto