Un sacco di gente, l'altra sera, al palasport di Ozzano. Tra questi anche Marco Vacchi, che del vecchio Gira è il principale azionista. Ma proprio il nome dell'imprenditore bolognese, spesso e volentieri, è accostato a quello della Virtus. Lui, il numero uno dell'Ima, felice perché la Maser è arrivata a giocarsi la promozione in Legadue, risponde così. «La Virtus? No. C'è il Gira che ci sta dando molte soddisfazioni. Pensiamo a questo».
La Kinder – Ginobili è ancora out per la febbre – intanto prova a pensare ai playoff, cominciati ieri sera con gli ottavi di finale. Mica facile farlo, pensando al fardello rimasto sulle spalle dei bianconeri da domenica sera. Ma Marko Jaric prova a cancellare il recentissimo passato con un colpo di spugna. «La sconfitta è stata dolorosa – commenta – ma dobbiamo smettere di parlare di queste cose. La sconfitta fa parte dello sport, anche se noi tutti ci eravamo abituati piuttosto bene nelle ultime due stagioni. Ripeto, è stato un ko doloroso e mi dispiace aver perso in quel modo.
Ma ora c'è solo il campionato. E sappiamo che se vogliamo ripeterci, almeno in Italia, dovremo essere capaci di superare Scavolini, Benetton e Skipper».
Dopo l'Eurolega, però, c'è stato anche il caso Griffith. O meglio il caso Porter. E poi proprio Rashard, per spiegare la brutta prova disputata in finale, ha chiamato in causa i pochi palloni transitati nell'area colorata. Ma Jaric, che di questo gruppo è il play titolare, cosa ne pensa? «Che si tratta dei soliti discorsi che saltano fuori quando si perde. Sono stupidaggini, parole fini a se stesse perché se vinciamo i commenti prendono un'altra piega. E così anche le nostre parole. Cose che si dicono, che diciamo, ma che non hanno peso». L'impressione, però, tornando al confronto con il Panathinaikos, è che la Virtus abbia subito particolarmente il colpo. Jaric, paradossalmente, è quasi contento di questa situazione. «Premesso che è sempre meglio non perdere – sottolinea Marko – arrivo a dire che potrei quasi essere contento. Perché adesso, dopo questa sconfitta, saremo ancora più cattivi e determinati. Abbiamo perso la finale, però ci sono squadre che in finale non ci sono nemmeno arrivate, club che sono rimasti fuori persino dai top sixteen. La realtà è che dobbiamo essere comunque orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Anche perché molti sono rimasti a casa, a guardare la gara in tivù. O in tribuna. Noi, invece, c'eravamo».
Alessandro Gallo
La Kinder – Ginobili è ancora out per la febbre – intanto prova a pensare ai playoff, cominciati ieri sera con gli ottavi di finale. Mica facile farlo, pensando al fardello rimasto sulle spalle dei bianconeri da domenica sera. Ma Marko Jaric prova a cancellare il recentissimo passato con un colpo di spugna. «La sconfitta è stata dolorosa – commenta – ma dobbiamo smettere di parlare di queste cose. La sconfitta fa parte dello sport, anche se noi tutti ci eravamo abituati piuttosto bene nelle ultime due stagioni. Ripeto, è stato un ko doloroso e mi dispiace aver perso in quel modo.
Ma ora c'è solo il campionato. E sappiamo che se vogliamo ripeterci, almeno in Italia, dovremo essere capaci di superare Scavolini, Benetton e Skipper».
Dopo l'Eurolega, però, c'è stato anche il caso Griffith. O meglio il caso Porter. E poi proprio Rashard, per spiegare la brutta prova disputata in finale, ha chiamato in causa i pochi palloni transitati nell'area colorata. Ma Jaric, che di questo gruppo è il play titolare, cosa ne pensa? «Che si tratta dei soliti discorsi che saltano fuori quando si perde. Sono stupidaggini, parole fini a se stesse perché se vinciamo i commenti prendono un'altra piega. E così anche le nostre parole. Cose che si dicono, che diciamo, ma che non hanno peso». L'impressione, però, tornando al confronto con il Panathinaikos, è che la Virtus abbia subito particolarmente il colpo. Jaric, paradossalmente, è quasi contento di questa situazione. «Premesso che è sempre meglio non perdere – sottolinea Marko – arrivo a dire che potrei quasi essere contento. Perché adesso, dopo questa sconfitta, saremo ancora più cattivi e determinati. Abbiamo perso la finale, però ci sono squadre che in finale non ci sono nemmeno arrivate, club che sono rimasti fuori persino dai top sixteen. La realtà è che dobbiamo essere comunque orgogliosi di quello che abbiamo fatto. Anche perché molti sono rimasti a casa, a guardare la gara in tivù. O in tribuna. Noi, invece, c'eravamo».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino