Prima di riprendere a scrivere, o meglio a scrivervi, ho ripensato a questi mesi insieme. Mesi belli, intensi, deludenti e infine drammatici. Di tutto ciò come uomo e poi come allenatore mi porto dentro tanta rabbia, tanta voglia di rivincita e le facce di tutti voi a Milano. Le telefonate, i messaggi e i veri tifosi dell'Andrea Costa agli autogrill, sulla via del ritorno, hanno dato a me, ma penso a tutti i presenti, la voglia di ricominciare 5' dopo l'ultima partita. Per altre 4 settimane vi scriverò e ho deciso di raccontare come si vive il mercato dall'interno e come io immagino la costruzione di una squadra, premettendo però che non esiste una verità assoluta e che nello sport il più bravo è colui che sbaglia meno. Non giocando le coppe, il roster ideale credo sia con 8 giocatori e 4 giovani, nel mio modo di vedere possibilmente italiani e meglio ancora locali, perché nessuno come chi ama la società in cui debutta darà sempre il 100%. Anche per esperienza personale in Grecia dove ho costruito una squadra con 8 greci e 2 soli stranieri (con lo slogan “noi crediamo nei greci”) abbiamo raggiunto il 5° posto ma soprattutto il feeling era diverso rispetto ai team con 8 stranieri. Non voglio essere contro gli americani od i comunitari, ma anche ad Imola quanti giocatori avete visto sopravvalutati solo perché in possesso di un passaporto straniero? E quanti come Fazzi, o Baggio nel calcio, hanno cercato di recuperare da un infortunio anche a costo di rischiare grosso? Credo che l'esempio sia lampante: è ovvio che ci sono anche dei giocatori come a Cantù che hanno dimostrato il contrario, ma penso che il lavoro fatto nella scelta dell'uomo prima e del giocatore poi, si sia rivelato più azzeccato della scelta contraria (tipo Milano). Io da allenatore cerco di privilegiare la scelta del pivot e del play praticamente contemporaneamente, a questo aggiungo (meglio aggiungerei!!!) 2 giocatori, come dicono gli slavi, “che portino acqua”, cioè lottino difensivamente prima e poi pensino all'attacco, e altri 2 che sappiano creare un canestro senza schemi. Dite che ne mancano 2? Ammetto: mancano all'appello, ma varieranno a seconda del budget (i volgari soldi) e in relazione alle posizioni già occupate precedentemente. Sembra facile come il fanta basket ma…tutto deve passare attraverso le motivazioni. Si, perché, anche se si ha talento ma non si lotta e soprattutto non si veste la maglia con l'obiettivo di esserne orgogliosi, è come essere una bella donna (per par condicio un bell'uomo) in un'isola deserta: la bellezza ti servirà a poco ma la forza di sopravvivenza, lei si farà la differenza. Alla prossima per il mercato USA, grazie e ciao a tutti.
Andrea Mazzon, coach della Fillattice
Andrea Mazzon, coach della Fillattice
Fonte: Il Resto del Carlino