In un colpo solo, la Skipper si è rovesciata il derby addosso: la pressione che fino a martedì era sulla Virtus con tutto quel che le stava capitando, adesso ce l'ha la Fortitudo. Perchè se è in crisi una squadra che va a vincere di 28 a Madrid, chi perde in casa con la Scavolini senza mai mettere la testa avanti quanto meno non sta benissimo.
Sarà il caso di smetterla di guardare nel cortile del vicino. Perchè di punti di riferimento ce ne sono più di uno: (non) giocando come mercoledì sera, non si perde soltanto con la Virtus. Più degli altri, è il caso di preoccuparsi di se stessi: ritrovando un'identità, il resto vien da sè.
Dopo un ko che sicuramente non fa bene sulla strada dell'Eurolega, Boniciolli difende la squadra dicendo «che in questo momento non può dare di più». Atteggiamento doveroso, se non d'obbligo, per un tecnico che ha iniziato il già difficile cammino verso il derby di Casalecchio portando in palestra molti juniores, perchè ai guai noti di Basile e Kovacic, in forse anche domenica, si sono sommati gli acciacchi di chi già non stava bene prima della Scavolini.
D'obbligo difendere il gruppo, ma inevitabile anche registrare un paio di difetti che questa Skipper sembra avere nel Dna. Il primo, l'approccio alla gara: nove volte su dieci, la Fortitudo parte rincorrendo. E' come se un ciclista si mettesse a pedalare la Milano-Sanremo dieci minuti dopo che se ne sono andati gli altri: magari sei più forte, ma se quelli tengono alto il ritmo, la rimonta te la scordi.
Punto due, il controllo dei momenti negativi: ci sta di andar sotto, ma le squadre solide riescono a contenere la caduta. Alla Skipper capita invece spesso di scendere fino a meno quindici, se non di più, e di avere risvegli fulminanti, come con Pesaro, sia due sere fa che in coppa Italia, con Roma e pure a Treviso: tutte rimonte rimaste col colpo in canna, peraltro.
Non bastassero questi, con Pesaro c'è stato dell'altro. Intanto il male cronico di un attacco senza guardie che giocano in verticale, cosa che non produce scarichi e di conseguenza spazi per i tiratori: l'«assenza» di Goldwire e Meneghin è stata soprattutto questa. In più, non si lavora per portare al tiro Marcelic: preso per affondare le zone, contro la difesa schierata di Pillastrini non ha visto palla.
In tema di zona: era stata presentata come una sfida da vincere in difesa, ma se si beccano 86 punti dalla Scavolini che tira col 43 per cento, chissà che macello sarebbe accaduto con medie appena sufficienti. Per non parlare della 'zona groviera' piazzata quando la partita si è svegliata: una 3-2 col buco a sinistra. Dove Booker e Middleton si sono infilati indisturbati tre volte, rovesciando addosso alla Skipper la partita e tutto il resto.
Angelo Costa
Sarà il caso di smetterla di guardare nel cortile del vicino. Perchè di punti di riferimento ce ne sono più di uno: (non) giocando come mercoledì sera, non si perde soltanto con la Virtus. Più degli altri, è il caso di preoccuparsi di se stessi: ritrovando un'identità, il resto vien da sè.
Dopo un ko che sicuramente non fa bene sulla strada dell'Eurolega, Boniciolli difende la squadra dicendo «che in questo momento non può dare di più». Atteggiamento doveroso, se non d'obbligo, per un tecnico che ha iniziato il già difficile cammino verso il derby di Casalecchio portando in palestra molti juniores, perchè ai guai noti di Basile e Kovacic, in forse anche domenica, si sono sommati gli acciacchi di chi già non stava bene prima della Scavolini.
D'obbligo difendere il gruppo, ma inevitabile anche registrare un paio di difetti che questa Skipper sembra avere nel Dna. Il primo, l'approccio alla gara: nove volte su dieci, la Fortitudo parte rincorrendo. E' come se un ciclista si mettesse a pedalare la Milano-Sanremo dieci minuti dopo che se ne sono andati gli altri: magari sei più forte, ma se quelli tengono alto il ritmo, la rimonta te la scordi.
Punto due, il controllo dei momenti negativi: ci sta di andar sotto, ma le squadre solide riescono a contenere la caduta. Alla Skipper capita invece spesso di scendere fino a meno quindici, se non di più, e di avere risvegli fulminanti, come con Pesaro, sia due sere fa che in coppa Italia, con Roma e pure a Treviso: tutte rimonte rimaste col colpo in canna, peraltro.
Non bastassero questi, con Pesaro c'è stato dell'altro. Intanto il male cronico di un attacco senza guardie che giocano in verticale, cosa che non produce scarichi e di conseguenza spazi per i tiratori: l'«assenza» di Goldwire e Meneghin è stata soprattutto questa. In più, non si lavora per portare al tiro Marcelic: preso per affondare le zone, contro la difesa schierata di Pillastrini non ha visto palla.
In tema di zona: era stata presentata come una sfida da vincere in difesa, ma se si beccano 86 punti dalla Scavolini che tira col 43 per cento, chissà che macello sarebbe accaduto con medie appena sufficienti. Per non parlare della 'zona groviera' piazzata quando la partita si è svegliata: una 3-2 col buco a sinistra. Dove Booker e Middleton si sono infilati indisturbati tre volte, rovesciando addosso alla Skipper la partita e tutto il resto.
Angelo Costa
Fonte: Il Resto del Carlino